instagram
21 settembre 2022
di Guendalina Dainelli

Gragnano, 5 secoli di pasta

twitterfacebook

Appena arrivato a Milano, estrae dalla valigia i mezzi minimi di sopravvivenza. Una pagnotta, un caciocavallo e quattro chili di spaghetti, per tre giorni. Basteranno? Si domanda il re della risata in “Totò, Peppino e…la Malafemmena”.

Come farne a meno. Come vivere senza. La pasta è una, ma i formati sono centinaia. Ancor più i metodi di preparazione e i condimenti. Sua maestà la regina della cucina italiana, la pasta di Gragnano Igp, viene festeggiata addirittura con un festival, che ormai da oltre vent’anni si ripete nell’omonima cittadina campana.

Oltre 30 mila presenze per più di 15 mila porzioni di pasta sono state distribuite in occasione di “Gragnano 2022”, mettendo in scena diversi showcooking che hanno visto all’opera 18 chef di cui 16 gragnanesi e sei stellati.

Come farne a meno. Come sopravvivere senza. La pasta è una, ma i formati sono centinaia

Oltre a Federico Quaranta e Monica Caradonna, molto noti al pubblico di Rai Uno, al Festival ha partecipato anche Veronica Maya, sorrentina, anche lei tra i volti più amati della televisione italiana. Una kermesse che, come da tradizione, ha portato a Gragnano anche tanta arte lungo le strade illuminate a festa, trasformati veri e propri palcoscenici open air, nonché workshop su temi di stretta attualità, come quelli sul metaverso e il Climate Change.

Va precisato, però, che Gragnano è sinonimo di condizioni climatiche uniche: 15 kilometri quadrati, a metà strada tra mare e montagna, dove sole, vento e scarsa umidità sono ottimali per l’essiccazione graduale della pasta. Solo in questo idilliaco fazzoletto di terra è possibile produrre ed esportare in tutto il mondo la pasta di semola di grano duro che dal 2013 è l’unica certificata dal marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta), così come fanno i 16 produttori associati al Consorzio.

Solo in questo idilliaco fazzoletto di terra è possibile produrre ed esportare in tutto il mondo la pasta di semola di grano

La storia della pasta di Gragnano affonda le sue radici lontano nella storia. Già nel XVI secolo nacque la corporazione dei “Vermicellai”. E oggi sul territorio rimangono distribuiti veri e propri luoghi di pellegrinaggio legati alla sua produzione.

Come Via Roma, asse principale della cittadina, rimodellata nel 1843 per favorire la sua esposizione al sole e il passaggio dell’aria salmastra che arriva dalla costiera amalfitana, diventando una sorta di essiccatoio naturale. Bellissime immagini d’epoca mostrano la strada colorata di giallo per le canne di bambù sistemate su cavalletti che reggevano vermicelli e ziti posti ad asciugare.

O come le sedi delle antiche trafilature, che hanno perpetuato una tradizione immutabile. Che va dall’impasto alla gramolatura, dalla trafilatura rigorosamente al bronzo che conferisce ruvidità alla superficie, alla essiccazione lenta. Di suggestiva bellezza anche la Valle dei Mulini, vero e proprio parco naturalistico dell’entroterra napoletano dove si fondono archeologia industriale e natura. Tra grotte carsiche, sorgenti e corsi d’acqua, la valle prende il nome dai mulini che sin dal XIII secolo macinavano i grani nella zona, distribuendosi per 2 chilometri lungo il torrente Vernotico.

Per finire, non può mancare una ricetta. Facile, facile. Ma il successo è assicurato. Calamarata di Gragnano Igp (350 grammi) con tartufi di mare (un chilo), pomodorini del Vesuvio (400 grammi) e scaglie di provolone piccante (80 grammi). Insomma, buon appetito!

Seguici su

instagram