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7 agosto 2023

Hausbrandt e Trieste, un matrimonio lungo 130 anni 

Locandina "Caffè Hausbrandt" – 1990
 
Locandina "Caffè Hausbrandt" – 1990
 
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Una storia lunga oltre 130 anni, intrecciata al percorso di crescita dell’Italia, ai mutamenti di gusti, stili e riti della società, e sempre profondamente legata alla città di origine: a quella cultura mitteleuropea, quel crocevia di popoli, religioni e saperi che Trieste, città del caffè per eccellenza, tutt’oggi rappresenta.

"Hausbrandt e Trieste. Cultura e commerci mitteleuropei 1892 - 2023" è l'evento kermesse promosso dalla Fondazione Hausbrandt, con la coorganizzazione del Comune di Trieste, il Patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia e della città di Treviso, che dal 9 settembre al 22 ottobre 2023 animerà il Salone degli Incanti, nella città Giuliana, con l'intento di ricostruire il lungo, straordinario percorso del famoso marchio del caffè presente in 90 Paesi del mondo.

Un brand divenuto, da quel lontano 1892, un’icona famigliare riconosciuta nell’immaginario collettivo, grazie anche alle scelte grafiche, alla corporate image creata da grandi artisti del Novecento e ad alcune soluzioni comunicative, a tratti rivoluzionarie, con cui Hausbrandt ha saputo innovare, nel cruciale scorrere del cosiddetto secolo breve e tutt’oggi, il marketing e la pubblicità.

Grandi personalità, come quella del pittore e cartellonista Leopoldo Metlicovitz, dei pubblicitari Luciano Biban e Robilant e dello studio Demner Merlicek & Bergmann, saranno tra i protagonisti di questo racconto che, nel mentre, darà conto anche della Trieste del tempo e renderà evidente il passare delle mode.

Nella città che ha fatto la storia del caffè e dei caffè, quali luoghi carismatici e palpitanti di connessioni culturali, ecco dunque un intenso percorso - attraverso immagini storiche, oggetti di design e industriali, bozzetti, grafiche, loghi, materiali d’archivio - per scoprire i nodi del successo d’immagine di questo marchio ultracentenario, rappresentativo di una delle eccellenze italiane: immagine preservata e valorizzata anche nel recente corso dell’azienda da Martino Zanetti.

Accanto a La Storia del brand, che si apre ricordando il primo slogan scelto, alla fine del XIX secolo, per evidenziare in modo semplice e diretto la qualità di questo caffè  - “Specialità Caffè Hausbrandt”, un motto tanto innovativo e immediato da divenire presto sinonimo della Ditta stessa - il percorso nei bellissimi spazi di quella che fu la Pescheria Centrale di Trieste (edificata nel 1913) si completa con una sezione dedicata a La Tecnica, tra sacchi di caffè, macinini e macchine del caffè per i bar a partire dagli anni ‘50, e un omaggio a Il Territorio, ovvero alla Trieste di ieri e di oggi.

Quindi Trieste. Il legame con la città di Svevo e Saba è fondamentale nella storia dell’azienda. Quando inizia l’avventura di Hausbrandt, la città è un importante hub commerciale per il caffè, fulcro delle relazioni tra i Paesi dell’Europa centrale.

A Venezia il primo caffè pubblico era stato aperto nel 1643, circa un secolo dopo l’arrivo nella città dogale, pare, del primo chicco di caffè usato da medici e speziali; seguirono la Francia, ove la bevanda fu introdotta anche alla corte di Luigi XIV, e soprattutto l’Austria che - con il primo caffè inaugurato a Vienna nel 1683, a seguito dell’invasione delle truppe ottomane - avrà un ruolo fondamentale per la nascita di Hausbrandt a Trieste. È sotto l’Impero asburgico infatti che la città, nominata porto franco da Carlo VI d’Austria, diviene uno snodo cruciale del commercio dell’Impero e l’importazione del caffè diventa una delle maggiori occupazioni del porto triestino, oggi scalo principale del Mediterraneo nel settore.

Nel 1748, a Trieste apre la prima caffetteria: ne seguiranno molte altre tra XIX e inizi del XX secolo, tuttora testimoni negli arredi, nelle architetture e nell’atmosfera, delle mode e degli stili dei diversi periodi storici. Ma sarà soprattutto il loro destino di luogo d’incontro tra artisti, filosofi, politici e intellettuali, a rendere i caffè cuore fervido e vitale dei dibattiti e dei cambiamenti cruciali della società, dove, nel frattempo, sorseggiare quella che l’illuminato Pietro Verri nel 1764 definì – nelle pagine della rivista filosofico letteraria “Il Caffè”, fondata insieme al fratello Alessandro e a Cesare Beccaria -una bevanda “che rischiara lo spirito e riconforta l’anima”.

La Hausbrandt fin dalla sua nascita capisce l’importanza di definire la propria immagine e la necessità della comunicazione o, meglio, di un’attenta “propaganda” come si diceva all’epoca.

L’immagine pubblicitaria del prodotto agli inizi dell’imprenditoria moderna non è questione immediatamente affrontata se non da pochissimi precorritori e, tra la fine dell’Ottocento e fino agli anni 30 del Novecento, la distinzione tra artista, illustratore e pubblicitario è praticamente assente, liberi com’erano i creativi da necessità e regole di marketing.

Già negli anni della Bell’Epoque Hausbrandt aveva utilizzato réclame innovative e soluzioni grafiche precorritrici, come il disegno del turco che sorseggia caffè e alza tre dita a sottolineare tre parole, "Specialità Caffè Hausbrandt”, esempio di modernissima sintesi formale, simmetria e nel contempo grande iconicità nel turbante arancione; o come la famosa campagna del 1910 - di carattere diametralmente opposto ma non meno efficace - con i cosiddetti “Vecchietti”, debitori del realismo romantico ispirato dallo statunitense Norman Rockewll e ancor oggi uno dei segni grafici più riconoscibili dell’azienda.

Allo stesso modo lo slogan utilizzato viene inserito nelle confezioni e sui primi mezzi aziendali, attuando una declinazione coordinata della campagna promozionale ancora sconosciuta per l’epoca.

Sarà però negli anni immediatamente seguenti che la prima industria italiana di torrefazione inizia a collaborare con alcuni dei più importanti artisti impegnati anche nella grafica pubblicitaria, tra cui il triestino Metlicovitz considerato tra i padri del moderno cartellonismo italiano.

 

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