Nei giorni in cui si parla di moda e di sfilate, una delle ultime proprio quella di Dior andata in scena sotto la pioggia nell’incanto del giardino di Villa Torlonia a Roma, nella capitale ha ripreso vita grazie alla volontà di Maria Grazia Chiuri (stilista di Dior, dove è stata direttore creativo dal 2016 ad oggi) una meraviglia della cultura: il Teatro della Cometa. Uno scrigno che deve la sua nascita e il suo spirito pionieristico alla contessa Mimì Pecci Blunt. Nipote di Papa Leone XIII e moglie del cosmopolita conte Cecil Blunt, Mimì fu una delle protagoniste più affascinanti della vita culturale europea tra le due guerre. Dopo aver vissuto tra Parigi e New York, ospitando nei suoi salotti artisti del calibro di Salvador Dalí, Man Ray, Jean Cocteau e Paul Valéry, Mimì Pecci Blunt decise di dare vita a un luogo di cultura a Roma. Chiuso nel 2020 e acquistato dalla Chiuri con la sua famiglia con il desiderio di riportarlo al centro della visione illuminata della Blunt. A guidare il comitato scientifico del teatro c’è Rachele Regini, che di Chiuri è figlia.
La storia di questo luogo affacciato su via del Teatro Marcello è antica e risale già agli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale anche se fu solo nel 1956, al termine del conflitto che Mimì e suo marito Cecil Pecci Blunt, tornati nella capitale decisero di farlo realizzare su progetto di Tomaso Buzzi. Fu questo architetto a immaginarlo come un “teatrino” modellato su quelli antichi di corte: raccolto e ricco di dettagli, accurato nella disposizione degli spazi e dei posti. Il Teatro inaugurò il 20 novembre del 1958, sotto la direzione artistica di Linda Chittaro, con I Capricci di Marianna di Alfred de Musset che vide la giovane Monica Vitti nel ruolo della protagonista.
Subito divenne luogo di riferimento culturale per una programmazione che alternava spettacoli di prosa, opera lirica e concerti, e grazie anche alla personalità unica della sua mecenate. La storia vuole che dopo la gestione Pecci Blunt il teatro passasse prima a Remigio Paone, del Teatro Nuovo di Milano e quindi negli anni sessanta diretto da Diego Fabbri, fino alla vigilia degli anni settanta quando un incendio lo distrusse. Da allora e fino al 1986 rimase chiuso per poi riaprire e quindi richiudere fino al 2020 quando entra in scena il progetto di Chiuri che ora lo rianima.
Il nuovo teatro della Cometa riavvolge il nastro della storia e la fa rivivere anche grazie a una incredibile selezione di materiali d’archivio a cura di Maria Alicata. Documenti originali e testimonianze visive, disegni originali di Tomaso Buzzi, ma anche fotografie d’epoca, locandine, lettere, manoscritti, inviti, manifesti e pubblicazioni. Attraverso questi materiali, si ricostruisce il fitto dialogo intessuto con artisti e intellettuali, insieme alla rete di relazioni, professionali e amicali, con personalità della cultura e mecenati italiani e internazionali. Intrecci che si sono sviluppati e consolidati nel corso degli anni. Il percorso si snoda attraverso gli ambienti rinnovati, raccontando i momenti salienti e le figure centrali di questa storia.
Tra i materiali ci sono anche le immagini e gli album delle serate e dei balli, come il celebre Bal Blanc ospitato nella casa parigina nel 1930 e immortalato sulle pagine di Vogue nell’agosto dello stesso anno, grazie agli scatti di Man Ray – con il contributo, non accreditato, di Lee Miller. Dopo l’inaugurazione che è avvenuta dal 25 al 28 di maggio il teatro potrà essere visitato dal pubblico a partire da giugno e fino al 25 luglio, in attesa di tornare ad ospitare in autunno una sua programmazione.