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14 marzo 2023
di Riccardo Bastianello

Tutto su mia madre

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Era circassa, ed era una schiava.

Carlo Vecce firma, per Giunti Editore, una biografia romanzata di Caterina, madre di Leonardo da Vinci. Un racconto affascinante e avvolgente, che nasce dalla scoperta di importanti documenti inediti. Testi che fanno luce e segnano un punto e a capo sull’origine di Leonardo, nel contesto di un dibattito stratificato e complesso. 

Una palude alla foce del fiume Don, sul Mar d’Azov. Un mattino di luglio. Una ragazza viene trascinata via dalla sua terra, ridotta in schiavitù, venduta e rivenduta come una cosa da trafficanti di esseri umani. Quando arriva nel nostro paese, è al gradino più basso della scala sociale e umana, senza voce né dignità. Le hanno rubato tutto, il corpo, i sogni, il futuro, ma lei sarà più forte: soffrirà, lotterà, amerà, donerà la vita, riconquisterà la sua libertà. 

Sembra una storia di oggi, non di un passato lontano e favoloso. È questo che ha sconvolto Carlo Vecce, ricercatore, studioso conosciuto e affermato della vita e dell’opera di Leonardo. Un giorno, un documento nuovo lo ha costretto a tornare sulle tracce di Caterina madre di Leonardo, e a guardare le cose in un modo completamente diverso. A poco a poco, da altri documenti e manoscritti, sono emersi segni di esistenze dimenticate, di vite che si sono intrecciate tra loro, con la forza del caso o del destino. Persone reali, non personaggi di finzione. Avventurieri, prostitute, pirati, schiave, cavalieri, gentildonne, contadini, soldati, notai. A ritroso, le loro storie risalgono da Vinci a Firenze, da Venezia a Costantinopoli, dal Mar Nero agli altopiani selvaggi del Caucaso. 

Leonardo, si sa, è figlio naturale di un giovane notaio fiorentino, Piero, e di una donna chiamata Caterina. Di lei si ignorava quasi tutto, se non che viene sposata a un oscuro contadino di Vinci, poco dopo la nascita di Leonardo. L’unica cosa certa è che, nella formazione dello straordinario mondo interiore di suo figlio, della sua ricerca inesausta di conoscenza e di libertà, la figura della madre deve essere stata determinante. È lei il vero mistero della sua vita.  

Da qualche anno, poi, circola l’ipotesi che Caterina sia stata una schiava: ipotesi fino ad oggi poco documentata, ma non inverosimile. La schiavitù moderna, quella che arriva nelle Americhe, nasce nel Mediterraneo alla fine del Medioevo. Una storia poco conosciuta, imbarazzante, rimossa, perché fatta anche da noi italiani. Un affare d’oro, per i mercanti veneziani e genovesi: le schiave e gli schiavi, chiamati nei documenti ‘teste’, rendono di più delle spezie e dei metalli preziosi. A Firenze il mercato chiede soprattutto giovani donne, destinate a servire come domestiche, badanti, e anche concubine, schiave sessuali, che, se ingravidate, continuano a essere utili anche dopo il parto, dando il loro latte ai figli dei padroni.  

Il documento finora sconosciuto che Carlo Vecce ha ritrovato nell’Archivio di Stato di Firenze è l’atto di liberazione della schiava Caterina da parte della sua padrona, monna Ginevra, che l’aveva ceduta in affitto come balia, due anni prima, a un cavaliere fiorentino. Il documento è autografo del notaio Piero da Vinci: il padre di Leonardo. Siamo in una vecchia casa fiorentina, alle spalle di Santa Maria del Fiore, all’inizio di novembre 1452: Leonardo ha solo sei mesi, e sicuramente è lì anche lui, tra le braccia della madre. Raramente, nelle scritture del giovane ma già preciso notaio, si affollano tanti errori, tante sviste. Quella schiava è la ‘sua’ Caterina, la ragazza che gli ha donato il suo amore, e quel bambino è suo figlio. Gli trema la mano, a Piero, un’emozione sconosciuta lo domina. Nemmeno la data la scrive giusta, in quel giorno così agitato.  

Com’è arrivata a Firenze Caterina? Grazie al marito della sua padrona: un vecchio avventuriero fiorentino di nome Donato, già emigrato a Venezia, dove aveva al suo servizio schiave provenienti dal Levante, dal Mar Nero e dalla Tana. Prima di morire, nel 1466, Donato lascia i suoi soldi al piccolo convento di San Bartolomeo a Monteoliveto, fuori Porta San Frediano, per la realizzazione della cappella di famiglia e della propria sepoltura. Il notaio di fiducia è sempre lui, Piero. E Leonardo esegue la sua prima opera proprio per quella chiesa: l’Annunciazione. Non è un caso. 

Piero da Vinci attesta che Caterina è figlia di Jacob, ed è circassa. Le sue origini risalgono a uno dei popoli più liberi e fieri e selvaggi della terra. È lei la madre di Leonardo, è lei che l’ha allevato per i suoi primi dieci anni, e le conseguenze sono sconvolgenti: Leonardo è italiano a metà. Per l’altra metà, forse la migliore, è figlio di una schiava, di una straniera che non sapeva né leggere né scrivere, e che a stento parlava la nostra lingua. Che ninnananna gli avrà cantato per farlo addormentare? Che cosa gli ha raccontato delle proprie origini, dei luoghi favolosi dove lei è nata, delle saghe primordiali del suo popolo perduto? Di una cosa possiamo essere sicuri. È lei che gli ha trasmesso il rispetto e la venerazione per la vita e per la natura, e un inestinguibile desiderio di libertà. È lei che gli ha lasciato il suo sorriso, dolce e ineffabile. Un sorriso che Leonardo ha inseguito per tutta la vita, e che ha creduto di ritrovare nel volto di una donna fiorentina chiamata Lisa. 

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