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6 marzo 2023
di Ada Capitàni 

Progetto Michelucci

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E’ dedicata a Giovanni Michelucci, ai molteplici tratti della sua personalità, la nuova monografia sul grande architetto voluta dalla Fondazione a lui intitolata per presentarne il lungo percorso umano e professionale. La pubblicazione, edita da Angelo Pontecorboli (2022, pag. 160) è curata da Andrea Aleardi, direttore della Fondazione, ed è realizzata anche grazie al contributo del Ministero della Cultura-Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali e della Regione Toscana.

Il volume racconta con accuratezza scientifica eppure con linguaggio divulgativo la vita dell’uomo, dell’intellettuale e dell’architetto a un pubblico non solo di studiosi, ricercatori, studenti, ma anche di semplici appassionati. Un repertorio testuale e iconografico che ricompone i tanti e variegati materiali prodotti dal Maestro toscano e sul suo lavoro e va a comprendere un’importante attività di catalogazione dei progetti, delle opere realizzate e di quelle postume, oltre che della mole di disegni e schizzi su cui Michelucci misurava il senso delle cose e le ragioni del “fare città”.

Il pensiero progettuale e il suo valere per una lettura della società contemporanea è anche al centro del saggio di punta affidato alla penna dell’architetto e scrittore, nonché membro del Comitato scientifico della Fondazione, Gianni Biondillo, che riprende e aggiorna un testo scritto di suo pugno nel 1999 per l’Universale di Architettura diretta da Bruno Zevi, dal titolo Giovanni Michelucci. Brani di città aperti a tutti.

Il volume racconta con accuratezza scientifica eppure con linguaggio divulgativo la vita dell’uomo, dell’intellettuale e dell’architetto a un pubblico non solo di studiosi, ricercatori, studenti, ma anche di semplici appassionati

Biondillo, che lo conobbe e lo studiò con molta attenzione, “rilegge” l’architetto ritagliandone il pensiero attraverso la sua lucida e ostinata discontinuità rispetto alle varie correnti culturali del Novecento.

Dalle prime opere realizzate nella città natale, Pistoia, l’autore tocca alcune tra le esperienze più significative: la Stazione di Santa Maria Novella e la Palazzina Reale (Firenze, 1935), la Chiesa di Pontelungo (1953), la Borsa Merci (Pistoia, 1950) la Chiesa di San Giovanni Battista (detta dell’Autostrada, Campi Bisenzio, 1964) e quella “memoriale” di Longarone (1966), l’opera postuma Teatro di Olbia (2005); infine alcuni “pezzi” della città nuova, la città del dialogo a cui Michelucci non ha mai rinunciato e che si riconosce nel Centro civico del Villaggio Giardino ad Arzignano (1968) e nel Giardino degli Incontri all’interno del carcere di Sollicciano (1987-1990).

Il progetto editoriale si inserisce nell’ambito delle iniziative per i quarant’anni della costituzione della Fondazione Giovanni Michelucci, ricorsi nel 2022 e di cui la pubblicazione arriva come pietra miliare.

La monografia, infatti, è il risultato di una intensa attività di riordino e approfondimento condotta nell’ultimo decennio dai tanti membri e collaboratori dell’istituzione e del mondo della ricerca e nel cui quadro si deve leggere anche la recente nomina a presidente della giornalista e architetta milanese, Silvia Botti.

“Si tratta di un traguardo corale dove confluiscono tutte le esperienze personali e le competenze di ciascun membro della Fondazione”- spiega Botti - “Volevamo un libro che presentasse non solo il lavoro di un architetto che ha attraversato il secolo scorso, dall’esperienza dell’architettura fascista fino all’era della modernità, della deindustrializzazione e del post modernismo, ma desse anche un segnale sull’importanza del pensiero e della visione dell’uomo oltre che dell’intellettuale, un uomo coraggioso, che non aveva paura di misurarsi con i problemi e le novità del suo tempo”.

La pubblicazione è dunque un invito a recuperare la figura di un Michelucci inedito, l’architetto artigiano, appassionato d’arte, empatico e curioso, sempre alla ricerca di un rapporto umano con le maestranze, con i giovani, che vide l’attività didattica - insegnò alla Facoltà di Architettura di Firenze e di Ingegneria di Bologna - come un orizzonte non solo disciplinare ma di condivisione e creazione di un cantiere di “felicità”. Un concetto chiave nella vita del Maestro, che ne fece il metro per cercare di realizzare La Nuova Città, una dimensione comunitaria riuscita in ogni sua parte, sia dal punto di vista sociale che architettonico e che perseguì con la Fondazione omonima da lui istituita nel 1982 e la relativa rivista.  

 

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