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15 maggio 2023
di Massimo Basile

Addio a Sal Palmeri

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Gli italiani d'America hanno perso la loro voce storica: Sal Palmieri, il deejay che accoglieva tutti i cantanti italiani negli Stati Uniti, e il commentatore delle prime dirette negli Stati Uniti del campionato di calcio di Serie A, è morto. Lo ha annunciato la pagina ufficiale su Facebook di Palmeri, di nome Salvatore ma per tutti 'Sal'. Non è indicata la causa. Palmeri aveva ottant'anni.

Per più di mezzo secolo ha condotto seguitissimi programmi radiofonici, pioniere dell'etere italiano oltre oceano, prima su ICN, che ha chiuso l'anno scorso, poi sui radioamica.it, in cui dava voce agli italiani d'America. Ma è stato anche quello che ha portato per primo negli Usa sia "Tutto il calcio minuto per minuto" sia il Festival di Sanremo. Lui aveva chiesto alla Rai di poter trasferire negli States il segnale televisivo internazionale. E fu un successo.

Cinquant'anni vissuti in un seminterrato trasformato in studio, ricordano gli amici sulla sua pagina Facebook. "E' stato un gigante - scrivono - era un riferimento ogni mattina". "Ci mancherai", commenta un altro. "Hai accompagnato le nostre vite", scrive una donna.

Sulle pareti dello studio radiofonico di Sal le foto di una vita: l'incontro con Papa Wojtyla, le interviste a cantanti come Claudio Villa, Little Tony, Mino Reitano, Gianni Morandi, Bobby Solo e Domenico Modugno, i concerti organizzati al Madison Square Garden in cui lui era una sorta di Pippo Baudo di New York.

Nato a Roccamena, alle porte di Palermo, emigrato nel '58 a 16 anni con i genitori negli Stati Uniti, Palmeri è diventato non solo "The Voice" degli italiani d'America, ma il punto di riferimento di una comunità che a lui chiedeva consigli, un aiuto, un modo per farcela in una terra lontana da casa. Non era raro che mettesse anche mano al portafogli per aiutare qualcuno in difficoltà. Una volta Palmeri rivelò che, in realtà, non aveva mai pensato alla radio.

Palmeri è diventato non solo "The Voice" degli italiani d'America, ma il punto di riferimento di una comunità che a lui chiedeva consigli, un aiuto, un modo per farcela in una terra lontana da casa

"Volevo fare l'attore melodrammatico - ricordò in un'intervista - le emozioni provate sul palcoscenico quando recitavo alle feste del mio paese non le ho mai dimenticate". Sognava di recitare Shakespeare, si era iscritto a un corso di recitazione all'Hunter College di New York, aveva anche preso parte a qualche rappresentazione, ma poi la strada ha preso un'altra piega, inattesa, ma non meno affascinante. Quel palcoscenico che alla fine ha trovato al di là dell'oceano, a New York, con i suoi programmi realizzati dallo studio nel Queens, riempito di musica italiana, ricordi e dialoghi con i suoi ascoltatori.

Negli anni '80 aveva fondato la prima radio italiana al cento per cento, ma negli Stati Uniti. L'aveva chiamata ICN, Italian Communication Network. Per più di trent'anni divenne l'amico via etere di migliaia di italiani emigrati o figli di emigrati. Dal lunedì al venerdì era un rito per la comunità. L'Italia ovunque, nelle parole, nella musica, nelle testimonianze. E nel calore umano trasmesso da Sal. Così come la sua "benedizione" finale, con cui ogni volta salutava gli ascoltatori: "Ricordate amici, gente allegra il ciel l'aiuta!". 

 

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