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12 settembre 2022
di Laura Antonini

Giorgini, il pioniere dell'export in America

Archivio Giorgini - G.B.G. a Washington con una modella nel 1956 
Archivio Giorgini - G.B.G. a Washington con una modella nel 1956 
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L’Italia vista dall’estero è la penisola del buon mangiare e del sapersi arrangiare, del ben fatto e del buon gusto, dell’abito e della scarpa su misura e del design. Del made in Italy insomma per dirlo con un’espressione divenuta etichetta di garanzia di autenticità. Una label che oggi sembra scontata ma che non è sempre esistita, piuttosto si è affermata negli anni grazie al lavoro e all’intuizione di personalità illuminate come Giovanni Battista Giorgini.

Per molti l’inventore della moda italiana, proprio lo scorso luglio si è celebrato il settantesimo anniversario del primo defilé italiano che quest’uomo dal gusto raffinato, grande capacità organizzativa e incredibile fiuto per gli affari, organizzò nel 1952 nella cornice della Sala Bianca di Palazzo Pitti. In realtà molto di più essendo la moda l’espressione, forse più riconoscibile, perché indossata di quella gioia di vivere e saper fare che gli italiani erano capaci di imbrigliare nei prodotti più vari.

“Quello che avvenne negli anni cinquanta – ci racconta Neri Fadigati nipote di Bistà come tutti in modo amichevole, chiamavano il nonno - fondatore e presidente dell’Archivio Giorgini - è il risultato di un’attività e di un processo che vide mio nonno pioniere nel portare avanti i valori e i punti di forza dell’Italia già a partire dagli anni Venti.

Nato nel 1898 a Forte dei Marmi Giorgini proveniva da una famiglia di patrioti risorgimentali “il fratello del nonno era quel giurista consigliere di Cavour e parlamentare a Torino che sposo di Vittoria Manzoni figlia di Alessandro fu estensore e relatore il 17 marzo 1861 della legge che sancì l’unità d’Italia” ma in famiglia erano anche esportatori di marmo lavorato che proveniva dalle cave e che piaceva tanto all’estero. “Un’eredità familiare quella patriottica e quella legata al prodotto del territorio – spiega Fadigati - di cui Bista rimase intriso per tutta la vita e che grazie all’archivio notificato e riconosciuto di interesse storico nazionale e oggi in deposito presso l’archivio di stato di Firenze emerge ancora”. 

Fu subito un successo perché Giorgini ci sapeva fare e perché sembrava un vero americano

Un tesoro di documenti, lettere, fotografie, note di spesa che oggi è anche la base su cui assieme a Polimoda l'archivio sta realizzando un libro di prossima uscita. "Una pubblicazione con la quale vogliamo raccontare al grande pubblico come ha fatto mio nonno a lanciare la moda italiana svelando il segreto di un successo che sembrò immediato ma che affondava le radici nel lavoro di anni e in un’intelligenza pratica che sempre lo caratterizzò".

Se a Firenze 70 anni fa arrivarono per la prima sfilata in Sala Bianca fiduciosi i compratori dei maggiori department store americani si deve infatti ai rapporti che Gorgini aveva costruito nei decenni precedenti con loro. La moda divenne uno strumento utile ai rapporti di geopolitica internazionale e contribuì a diffondere la cultura del Belpaese in America dove già dagli anni venti Giorgini importava prodotti di artigianato.

“Nel 1923 – racconta Fadigati – mio nonno si sentiva prigioniero al Forte dei Marmi e dalla provincia volle andare a Firenze dove assieme ad un socio svizzero aprì un buying office. Nel 1924 andò in America ed iniziò ad esportare prodotti di alto artigianato italiano. C’erano le paglie, i tovagliati e la pelletteria di Firenze, le ceramiche di Faenza, ma anche le statuette di Capodimonte e i vetri di murano”.

Fu subito un successo perché Giorgini ci sapeva fare e perché sembrava un vero americano. “Parlava inglese correttamente perché lo aveva studiato capendo che era indispensabile la comunicazione da pari, ma sapeva bene anche il francese appreso dalla madre svizzera e poi era protestante e per questo poté iscriversi ad un'associazione benefica americana.

Tutti aspetti che lo fecero entrare di diritto nella élite americana che lo accolse a braccia aperte”. Ma c’è di più Giorgini aveva capito che il mercato americano così distante ed evoluto da quello italiano era alla ricerca di un prodotto nuovo, che l’Italia sì era in grado di dare.  “Un prodotto dai costi non eccessivi ma di qualità oggetti e poi abiti che la nuova classe media desiderava acquistare nei grandi magazzini.  Da “Neiman Marcus a Bergdorf Goodman a Tiffany mio nonno piazzò i suoi articoli dell’artigianato italiano che andarono nelle case della classe media e fu subito un successo.

Occorreva dare agli americani un guardaroba adeguato alla loro crescita sociale

Giorgini aveva infatti dato risposta all’idea rooseveltiana per cui la ricchezza dovesse crescere per tutti; si doveva garantire un miglioramento economico e sociale diffuso, per cui non potendo tutti permettersi i beni di lusso francesi serviva un prodotto a misura di portafoglio, senza tuttavia venire meno ai principi di qualità e bellezza. “Fu la stessa intuizione che anni dopo lo portò a ripetere l’esperimento con la moda. Occorreva dare agli americani un guardaroba adeguato alla loro crescita sociale, alla loro fame di tempo libero e di sport, un abbigliamento ben fatto ma indossabile e non troppo costoso".

Un abbigliamento “wearable” come la stampa americana dell’epoca definì più volte le collezioni che sfilavano a Firenze sotto i marchi di Pucci, Spagnoli o Mirsa in sala Bianca, per citarne alcuni, che ha contribuito a diffondere l’immagine dell’Italia e del made in Italy nel mondo.

“Le idee e le intuizioni di mio nonno sono ancora attuali – racconta Fadigati – e ne abbiamo la riprova ogni giorno. Spesso ci troviamo davanti a casi e strategie commerciali che Bista aveva già collaudato. Pensiamo alla pubblicità che si fanno le griffe sui red carpet facendo indossare le loro creazioni agli attori. Ecco già lui aveva avuto questo pensiero e nelle feste che seguivano alle sfilate fiorentine faceva girare tra gli ospiti le sue modelle con indosso i capi di sfilata. Un modo pratico e sofisticato per vedere la creazione calata nella situazione che convinceva i compratori a fare ordini”.

Anche di questo si parlerà nel convegno internazionale sulla moda italiana negli Stati Uniti in programma per il 2023 a cui l’archivio Giorgini è chiamato a dare il suo contributo. 

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