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17 gennaio 2023
di Laura Antonini

The Italian Job

Guidi-1963 archivio Giorgini 
Guidi-1963 archivio Giorgini 
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La moda uomo ha debuttato a Firenze con il salone Pitti Uomo numero 103 e a Milano con le sfilate della FW2023/24. Malgrado la crisi energetica che vede le aziende di settore penalizzate perché fortemente energivore per tutta la filiera di produzione, la crisi di alcuni mercati dovuta alla pandemia e la guerra in Ucraina nel mondo c’è voglia di made in Italy. Lo dicono i numeri dei buyer che non hanno voluto mancare la fiera fiorentina ma anche l’entusiasmo di chi ha assistito alle passerelle milanesi. Il made in Italy è un valore aggiunto. E non è un caso che proprio ora sia uscito (edito da Gruppo Editoriale) il primo libro dedicato all’uomo che ha reso grande il fatto in Italia nel mondo: Giovanni Battista Giorgini. 

G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy e racconta la storia di quello che è stato il ‘padre della moda italiana’. In pochi conoscono però il lungo percorso che portò quest’uomo al risultato oggi scontato a partire dalla organizzazione della leggendaria sfilata del 12 febbraio 1951 a Villa Torrigiani a Firenze, evento con cui la moda italiana mosse i primi passi sulla scena internazionale, per poi ‘trasferirsi’, sempre su idea di Giorgini, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti. Il percorso parte infatti dalla capacità di Giorgini di essere arrivato prima in America, di aver conosciuto quel mercato e di aver intercettato quella voglia di ben fatto che il talentuoso buyer aveva avviato portato oltreoceano manufatti di alto artigianato artistico. 

G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy è racconta la storia di quello che è stato il ‘padre della moda italiana’

Il libro, di grandi dimensioni e forte di oltre 230 pagine, in inglese e italiano si apre con i contributi di chi Giorgini l’ha conosciuto, come lo stilista Roberto Capucci, e di grandi personaggi della moda come Ferruccio Ferragamo, Laudomia Pucci, Bruce Pask, Men’s Fashion Director di Bergdorf Goodman e Neiman Marcus, e Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana. 

A curare il volume c’è quindi Neri Fadigati il nipote di Giorgini anche il custode dell’archivio omonimo che nel libro porta non solo foto storiche, ma anche lettere, inviti, programmi, articoli e altri materiali dell’epoca. A lavorare sull’archivio è stato quindi Polimoda. Ed ecco i capi che hanno fatto la grande la moda italiana e i modelli, alcuni ormai di più di 70 anni fa, che risultano ancora oggi di grande attualità.

Giorgini notò il grande cambiamento sociale e di stile che stavano vivendo gli Stati Uniti

Con firme come Simonetta, Schuberth, Fontana, Marucelli, Veneziani, Fabiani, Galitzine, Emilio Pucci, Roberto Capucci, Valentino e molti altri. Un prestigioso apparato grafico si unisce il racconto corale di grandi firme italiane e internazionali, quali Gian Luca Bauzano, Daniela Calanca, Grazia d’Annunzio, Eva Desiderio e Sonnet Stanfill. Le cui penne ripercorrono la vita di Giovanni Battista Giorgini, a partire dai suoi primi viaggi negli anni Venti in America, dove proponeva ai buyer un campionario dei nostri migliori prodotti artigianali.

In questi viaggi, nel dopoguerra, Giorgini notò il grande cambiamento sociale e di stile che stavano vivendo gli Stati Uniti. Parigi esercitava un grande fascino oltreoceano, ma la sua moda era elaborata, pomposa e soprattutto cara. I buyer non vedevano l’ora di trovare abiti semplici e portabili con cui riempire le vetrine dei loro grandi magazzini, frequentati da giovani donne affaccendate tra lavoro e famiglia. Altrettanto vogliose di spendere i soldi guadagnati per apparire carine e eleganti come le dive del cinema. Nasce da qui l’idea di organizzare una grande sfilata di abiti italiani in occasione della mostra Italy at Work. L’idea andò in fumo per il rifiuto del grande magazzino B. Altman & Co.. Giorgini però non si arrese e decise di portare il progetto della sfilata nella sua città. Fu quindi per questo diniego americano che la moda italiana è nata a Firenze e non a New York. 

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