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7 giugno 2022
di Ilaria Conti

Veste Prada

Lorenzo Bertelli, Head of Corporate Social Responsibility del Gruppo Prada
Lorenzo Bertelli, Head of Corporate Social Responsibility del Gruppo Prada
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Veste quasi solo made in Italy (anzi made in Prada) ma la passione per lo sport gli ha fatto indossare molto spesso la tuta da rallysta o gli scarpini da calcetto. L'istinto agonistico gli ha affinato il gusto per una “sana” competizione anche nell'attività di famiglia in cui è entrato nel 2017. Lorenzo Bertelli, Head of Corporate Social Responsibility del Gruppo Prada, classe 1988, nonostante la giovane età, ha le idee molto chiare: la svolta verso la sostenibilità è una scelta obbligata per il settore del lusso e non solo. Se n'è accorto anche Forbes che in autunno lo ha inserito tra i 50 direttori marketing più influenti al mondo.

Nel 2019 ha lanciato il progetto Sea Beyond, un programma educativo promosso insieme alla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell'Unesco, con l'obiettivo di sensibilizzare sui temi della sostenibilità e della preservazione dell’oceano. Il progetto è sostenuto da una percentuale delle vendite della collezione Prada Re-Nylon: si tratta di creazioni in Econyl un filo di nylon rigenerato che può essere riciclato all’infinito senza perdita di qualità.

La velocità è la sua passione e per stare al passo bisogna essere sempre in gioco. Bertelli infatti avverte: “Dobbiamo difendere il made in Italy per garantire un futuro economico al Paese, perché è il valore più grande che abbiamo come sistema Paese e non è detto duri per sempre”. Cresciuto in una famiglia che lui definisce “normale”, “ci vestivamo come tutti gli altri e andavamo alla scuola pubblica”, sicuramente ha avuto una marcia in più che vuole puntare totalmente sulla sfida green a partire dalla sensibilizzazione dei più piccoli e dei giovani: “Non bisogna arrendersi mai”.

La sostenibilità "è fondamentale per il nostro settore ma non solo, ormai penso che non ci sia azienda o società nel futuro che possa esistere senza una visione e un punto di vista sulle tematiche ambientali e sociali. Come tutti i settori anche noi dobbiamo dare il nostro contributo, anzi penso che il lusso, a maggior ragione viste le dinamiche che ha, debba contribuire ancor più che altri settori. Questa evoluzione delle cose penso sia naturale e dobbiamo e stiamo facendo tutti quanti il nostro dovere", dice. 

L’Asilo della Laguna è un ulteriore tassello di Prada verso la sostenibilità e l’attenzione per l’ambiente, un'iniziativa che fa parte del più ampio progetto Sea Beyond: "La priorità - afferma Bertelli - è portare il Gruppo in un decennio sempre più sostenibile, non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale, sociale e ambientale. Sea Beyond mi sta particolarmente a cuore perché coniuga tutti questi aspetti ed è fortemente radicato nella nostra identità aziendale e familiare. Nel 2019 abbiamo lanciato il progetto Re-Nylon con lo scopo di convertire uno dei materiali più iconici del nostro brand in un materiale completamente sostenibile. E’ stata una sfida molto impegnativa: siamo riusciti a raggiungere la totale conversione in nylon rigenerato nel 2021, nonostante il Covid, e questo progetto ci permette di finanziare la collaborazione con l’Unesco. Non si tratta di un progetto spot, ma vuole essere qualcosa di continuativo, perché quando si parla di cultura ed educazione bisogna avere pazienza, non bisogna arrendersi e ciò significa anche continuare con la Commissione Oceanografica dell’Unesco questo programma di ocean literacy rivolto alle future generazioni. Non siamo gelosi di questa iniziativa, ci piacerebbe creare una piattaforma aperta ad altre aziende e altri partner per finanziarla". 

Bertelli poi spiega qual è la ricetta per emergere in un settore così competitivo che ha dovuto affrontare prima la crisi legata al Covid e ora quella legata al difficile contesto internazionale: "La crisi non possiamo non conoscerla, tocca tutti. Non ci sono scorciatoie se non quella di cercare di lavorare, dare il massimo e fare il meglio per poter portare avanti i progetti e le idee che si hanno. Poi se ci saranno eventi così disruptive come la pandemia o peggiori, speriamo di no, siamo tutti sulla stessa barca. E’ importante essere focalizzati sui propri obiettivi, sul quotidiano e ricordarci che nulla può essere la scusa per fare dei passi indietro sui progetti che riguardano la sostenibilità e la corporate responsibility".

Dalle corse nei rally alle redini dell’azienda di famiglia: "Sicuramente la mia passione per lo sport mi ha insegnato il ruolo della competizione sana e quindi lo spirito competitivo che fa parte del mio essere. Il nostro Gruppo in generale penso e spero possa essere di ispirazione per altre aziende italiane. Se riusciremo a essere di successo in questo progetto Sea Beyond dedicato alla sostenibilità, mostreremo ad altri gruppi in Italia che questi progetti contribuiscono a creare valore per l’azienda e la società in generale".

Molti grandi marchi del lusso sono stati assorbiti da gruppi stranieri ma è importante tutelare e conservare l’italianità del prodotto: "Al momento quasi tutti i gruppi francesi del lusso producono in Italia, quindi come sistema Paese dobbiamo essere in grado di difendere il Made in Italy perché ricordiamoci che la moda rappresenta il secondo settore più importante per valore di export per l’Italia e di questo passo diventerà anche il primo. Quindi dobbiamo difendere il Made in Italy, per garantire un futuro economico al Paese, perché è una delle eccellenze che abbiamo e che ci permettono di esprimere valori che ci differenziano rispetto ad Paesi. Questo però non è qualcosa che può durare in eterno, quindi dobbiamo saperlo preservare. Anche i legislatori e lo Stato dovranno aiutarci a tutelare il Made in Italy".

Poi una nota personale: crescere con una mamma stilista non è stato così diverso dagli altri: "Abbiamo avuto una vita assolutamente normale, siamo andati alla scuola pubblica e ci vestivamo come tutti gli altri, non c’era niente di diverso. Sui valori credo che i miei genitori abbiano fatto un buon lavoro. Sono semplicemente due genitori per me, con tutte le complicazioni che possono esserci nel lavorare con i propri genitori, anche se mi sento molto fortunato". 

Infine nel suo armadio non ci sono solo capi del brand di famiglia. Bertelli infatti ammette: "Principalmente mi vesto con capi del nostro gruppo, mi fa piacere perchè li facciamo noi, quindi di fatto vesto Made in Italy. Però quando gioco a calcio uso anche sneakers di altri brand".

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