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4 ottobre 2022
di Giandomenico Serrao

Emozione Porsche

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Porsche è un viaggio nel tempo, è l’immaginario, il sogno collettivo, ponte tra le generazioni. La casa automobilistica di Stoccarda, controllata da Volkswagen a sua volta detenuta da una holding che vede la famiglia Porsche e Piech come azionisti di controllo, debutta in Borsa. I circa 10 miliardi, proventi del collocamento, serviranno a finanziare lo sviluppo della Porsche elettrica. 
E' passato quasi un secolo (91 anni per la precisione) da quando l'ingegnere boemo Ferdinand Porsche fonda a Stoccarda lo studio di progettazione e ingegneria Porsche GmbH. Era il 25 aprile del 1931 quando il 56enne imprenditore decise di mettersi in proprio creando un marchio che avrebbe cambiato e segnato la storia dell'automobile. Quella di Porsche rappresenta la maggior Ipo europea dal 2011. Il volume delle emissioni la rende infatti la seconda quotazione in Germania dopo quella di Deutsche Telekom del 1996 e la maggiore in Europa dal 11 anni insieme a quella del colosso svizzero delle materie prime Glencore.

La storia di Ferdinand Porsche è quella dei 'pionieri' dell'industria del '900, simile a quella di Giovanni Agnelli o di Henry Ford negli Stati Uniti. Cresciuti nell'atmosfera illuminista della belle époque, ferventi credenti nel progresso e nell'ingegno umano, la storia di Ferdinand Porsche (come quella degli Agnelli) si intreccia nelle vicende di tre secoli, dall'ottimismo della fine dell’800 alle tragedie delle guerre mondiali della prima metà del XX secolo fino ai giorni nostri.

La storia di Ferdinand Porsche, come quella degli Agnelli, si intreccia nelle vicende di tre secoli

L'imprenditore boemo passò in pochi anni dal produrre e progettare carrozze trainate dai cavalli per le monarchie dell’epoca all'automobile, il mezzo rivoluzionario che ha cambiato la storia dell'uomo. Dopo aver ricoperto ruoli di assoluta importanza nella Austro-Daimler, la Daimler-Motoren-Gesellschaft,  la Steyr-Werke AG, nell'aprile del 1931 l’ingegnere corona il proprio sogno fondando lo studio di progettazione, l’embrione di quello che sarà uno dei maggiori marchi automobilistici. 

E' sempre Porsche su richiesta di Adolf Hitler, che voleva un'"auto del popolo" dal costo di massimo 1.000 marchi per poter essere alla portata di un operaio, che nel 1934 inizia a lavorare a quella che diventerà la Volkswagen, il colosso dell’auto mondiale. Ironia della sorte, oggi Volkswagen controlla Porsche e ne ha deciso la quotazione in Borsa. Nasce così nel 1938 il Maggiolino, un’altra vettura che ha segnato la storia dell'industria automobilistica e alimentato i sogni di milioni di automobilisti.

 Negli anni della guerra Porsche, su input del regime nazista, accantonò la produzione di vetture per concentrarsi sulla progettazione di mezzi bellici come il carro VK 3001 o il Panzer VI Tiger. Anche nel campo militare l’ingegnere dimostrò tutto il suo talento tanto che i mezzi realizzati ebbero un grande successo anche nelle campagne militari. Realizzò una versione militare del Maggiolino, la Volkswagen Kübelwagen utilizzata su tutti i fronti del conflitto mondiale dai tedeschi, ed una versione anfibia della stessa, la Volkswagen Schwimmwagen.

Nel 1944 gli uffici della Porsche vennero trasferiti in Carinzia per evitare i bombardamenti alleati su Stoccarda. Al termine del conflitto, Il fondatore della casa automobilistica scontò 20 mesi di carcere con l'accusa di collaborazionismo con il regime nazista. Tornato libero, Porsche ricomincia da zero rilevando una segheria nella Carinzia che trasforma in una fabbrica per realizzare il suo sogno: costruire automobili. La prime produzioni erano ridotte e fatte a mano, con mezzi di fortuna; il modello che uscì da quella segheria di Gmund si chiamava Porsche 356. Così riparte, dopo la guerra, un pezzo di storia dell’industria e della tecnologia mondiale. Che prosegue anche dopo la morte di Ferdinand e con la successione del figlio omonimo detto Ferry, con la produzione di modelli ricercatissimi ancora oggi: la 356, la Porsche 912, la 550 Spyder, l'auto alla guida della quale c'era James Dean quando morì nel 1955. Altro modello che appartiene ormai alla mitologia dell'automotive è la 911 progettata nel 1963 da Butzi, figlio di Ferry Porsche. 

Come tutti i miti che si rispettano Porsche diventa una stella del cinema, protagonista di molti film e guidata da icone del grande schermo come Steve McQueen ne Le 24 Ore di Le Mans. La Porsche è presente anche in ‘Bad Boys’ del 1995, in American Psycho del 2000 o nel film di animazione della Disney ‘Cars – Motori ruggenti’  dove una delle auto protagoniste è Sally, una Porsche 911 Carrera del 2002, dal colore azzurro metallizzato. Questa auto, che diventerà la fidanzata del protagonista, è diventata così popolare da essere inclusa nell’esposizione del Porsche Museum di Stoccarda, dove condivide la scena con gli altri modelli principali della casa automobilistica.
C’è poi la saga degli 007 in cui, tra le varie vetture sportive utilizzate da James Bond, ci sono due modelli di Porsche. Si tratta della 911 Turbo (993), che si può notare nella scena di apertura de “La morte può attendere” del 2002. C’è poi la Porsche Cayenne Turbo, presente anche nel videogioco “James Bond: Everything or Nothing” del 2003.

La valutazione del marchio tra pochi anni potrebbe salire a oltre 100 miliardi

La strada intrapresa oggi sarà percorsa, come sempre, a tutta velocità dalla casa automobilistica tedesca schivando avversari e ostacoli come Steve McQueen nel film ‘Le 24 Ore di Le Mans’.  Il fatto di sbarcare in Borsa in un periodo difficile come questo dimostra coraggio e fiducia nel futuro. Oggi la società vale 75 miliardi di euro ma nel 2026, scommette il chief financial officer Lutz Meschke, la valutazione del marchio potrebbe salire a “oltre 100 miliardi”. La corsa di Porsche continua.

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