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14 febbraio 2024

La pizza è del popolo

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Proprio così. Anche con gli ingredienti più raffinati e ricercati, la pizza è di tutti. Parola di Diego Vitagliano, ormai noto come il miglior pizzaiolo al mondo. E’ lui il re della pizza secondo 50 Top Pizza World 2023, una sorta di "guida Michelin della pizza", che ogni anno redige la classifica delle migliori pizze al mondo, passando da Tokyo, Filippine, Australia e Sud America. Tra le più autorevoli del settore, il verdetto della giuria è una bibbia per gli appassionati.

 

A poche settimane dall'incoronazione Vitagliano è volato in Asia, con tappa a Singapore, per presentare le sue pluripremiate pizze insieme alla cucina di Antonio Miscellaneo, chef e patron de La Bottega Enoteca, per altro classificata al 19esimo posto della classifica generale. Cene evento a quattro mani per due serate organizzate in collaborazione con Food Confidential, neanche a dirlo,  tutte sold-out.

 

E purtroppo per chi legge, certe cose andrebbero solo mangiate. Difficile descrivere dettagli, soprattutto quando si parla di gusto, o di profumi. Certo, Vitagliano (patron di "10 Diego Vitagliano" a Napoli, Pozzuoli e Doha in Qatar), classe 1985, la pizza ce l'ha nel DNA.

 

 

Il padre gli aveva insegnato bene, se c'è un mestiere che non morirà mai è quello del pizzaiolo. Vitagliano ha iniziato come apprendista nella pizzeria Carmnella di Napoli quando aveva sedici anni. Poi tanta gavetta fino al 2013, quando ha intrapreso la sua personale ricerca sugli impasti. Ha iniziato a studiare e a sperimentare, utilizzando diverse tecniche e composizioni per trovare l'impasto perfetto, sempre in bilico tra tradizione e modernità.

 

L'impasto perfetto, sempre in bilico tra tradizione e modernità: è nata così la sua personale versione della cosiddetta ‘pizza a canotto’, quella con il cornicione ben pronunciato.

 

E' nata così la sua personale versione della cosiddetta ‘pizza a canotto’, quella con il cornicione ben pronunciato. Sembrava una moda passeggera ma è diventata il futuro della pizza napoletana contemporanea e non contento si è inventato anche la celebre pizza croccante.

 

Le ricette della tradizione partenopea continuano ad essere presenti in tutti i suoi menu, rivisitate su pizze come la Ragù, con il sugo Genovese e le carni a lunga cottura, cotte su impasti leggeri e altamente digeribili, morbidi con un pizzico di croccantezza. Sempre presenti i classici come la Marinara, la Margherita e la Montanara oltre ai calzoni al forno.

 

A Singapore sono andati in scena i grandi classici, come la Marinara. Ma qualcosa in più non è mancato. Prima del gelato ai pinolo, è stata presentata la Pizza ‘Come una Pastiera’, una pizza dolce montanara (fritta)  con crema pasticcera e arancia candita.

 

L'Ambasciatore d'Italia a Singapore e Brunei Dante Brandi ha ricordato che la “cucina italiana, straordinario strumento identitario e vettore di conoscenza della nostra cultura, è candidata a diventare patrimonio immateriale dell’UNESCO”. Qualcuno si è domandato con stupore come mai non lo sia già. Dal 2017, l'Arte del Pizzaiuoli Napoletani è in effetti patrimonio dell’umanità. Nelle motivazioni si ricorda che e’ tradizione familiare, passaggio di conoscenze, occasione di aggregazione sociale, spettacolo e improvvisazione dietro a un bancone. Come dargli torto. Ma che sia abbastanza? 

   

 

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