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8 ottobre 2022
di Maria Rita Nocchi

Aragoste. E Dolce Vita

Philip portrait with hunt painting 
Philip portrait with hunt painting 
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Un’aragosta alta 6 metri, con una corona in testa e le chele alzate, come per salutare i passanti. E poi aragoste che “indossano” i simboli dell’arte contemporanea - dai Girasoli di van Gogh, allo Squalo di Damien Hirst, all’orinatoio di Duchamp. Sono le originali sculture dell’artista pop Philip Colbert, per la prima volta in Italia con la mostra “Lobster Empire”, inaugurata il 6 ottobre a Roma. Per ammirarle basterà fare una passeggiata a via Veneto.

La strada simbolo della Dolce Vita sarà animata fino all’8 dicembre da dodici opere di dimensionimedio-grandi e di diversi materiali - bronzo, acciaio, alluminio. 

Colorate e  sgargianti. Allegre e dissacranti.

Le aragoste-sculture sembrano uscite da un cartone animato, e invitano la gente a sorridere.

Ma nascono da un approfondito studio della storia dell’arte. “L’aragosta è il mio alter-ego, l’alieno che è in tutti noi, l'espressione di un umorismo surrealista", spiega  a Mag 1861 Philip Colbert. "Credo che lo scopo dell’artista sia quello di sfondare le pareti della realtà per costruire qualcosa di nuovo”. 

Nato in Scozia, laureato in filosofia, oggi Colbert vive e lavora a Londra. E’ un pioniere del metaverso, dove ha fondato una intera città dedicata all’aragosta, Lobsteropolis City.

Come se non bastasse, ha inventato “Lobstars”, un innovativo progetto virtuale, ma con ricadute importanti nel mondo reale. La cospicua somma ricavata dall'operazione di vendita - basata sui Non-Fungible Token, è stata infatti devoluta alla ricerca a favore del benessere degli animali marini, in linea con le direttive del governo britannico.

Lavorare nel metaverso per Colbert è più di una moda: “Per me rappresenta l’opportunità  di presentare l’arte e di farne esperienza in una nuova dimensione, differente e inesplorata finora. Sono diventato un’artista – scherza - quando sono diventato un’aragosta”. 

Spesso indicato come “il figlioccio” di Andy Wharol , Colbert ha studiato l’arte classica e mischia con disinvoltura le influenze del passato, il digitale, la pop art. Ha esposto nei più importanti musei del mondo, dal Van Gogh Museum di Amsterdam al Modern Art Museum di Shangai. In Italia è poco conosciuto, eppure lui adora il nostro paese. "E’ ricco di storia e di capolavori. Ho provato una grande emozione quando mi hanno chiesto di portare il mio lavoro a Roma, antica capitale del mondo”.

Giorgio De Chirico è l’artista italiano che preferisce, ma ama moltissimo anche Francesco Clemente, uno dei protagonisti del movimento della Transavanguardia”, e Luigi Ontani celebre per i suoi "tableau vivants". 

La scelta di chiamare Colbert a via Veneto è stata precisa:  “È fondamentale dare spazio all’arte contemporanea – spiega l’assessore alla cultura del Municipio 1, Giulia Silvia Ghia - Ogni strato della nostra Città eterna è stato contemporaneo, e il dialogo tra il passato e il presente  deve essere portato avanti perché la città non sia vista solo come monumento da ammirare, ma come un territorio vivo”. Perciò Colbert, considerato una delle personalità più innovatrici dello scenario artistico contemporaneo, è l’artista giusto al posto giusto. Inevitabile chiedergli se gradisce le aragoste (quelle vere). “Mai mangiate. Sarebbe un atto di cannibalismo”.

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