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22 ottobre 2023
di Lidia Lombardi 

L'amore secondo Ferzan

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Che cosa è l’amore per l’uomo Ferzan Ozpetek? Lo racconta in “Nuovo Olimpo”, proiettato oggi in anteprima alla Festa di Roma nella sezione Grand Public e dal 30 novembre soltanto su Netflix. Il suo film più personale, rivela, e lo ribadisce fin dai titoli di testa della pellicola, dove campeggia “da una storia vera”. Quella di un venticinquenne che vive a Roma, conosce casualmente un coetaneo, se ne innamora perdutamente pur perdendolo di vista - anche qui uno scherzo del destino e della Storia - e ritrovandolo per poco dopo trent’anni. Quel venticinquenne diventerà un affermato regista e metterà in tutti i suoi film un pezzetto di se stesso, stralci delle proprie emozioni.

E dei propri altri innumerevoli amori. Per il Cinema, innanzitutto, con l’antologia dei titoli preferiti. E, attraverso il Cinema, per il passato, nel quale ci riportano proprio i cult-movie. Ma è amore anche per la città in cui vive, una Roma mai tanto splendidamente inquadrata, sotto un sole vivido, che esalta i colori, dal Foro ai vicoli del Centro, coi palazzetti tinti di rosa, le cupole barocche, le facciate maestose delle chiese. Ed è amore per le persone che hanno puntellato gli anni trascorsi e che puntellano il presente.

Enea e Pietro, il nome dei protagonisti. Si vedono per la prima volta nel cuore degli Anni di piombo, il 1978. In un cinema d’essai, il Nuovo Olimpo del titolo, che poi nella realtà è il “Nuovo Olimpia”, alle spalle di piazza del Parlamento, punto di riferimento per i cinefili. E’ un colpo di fulmine, anche se Pietro, che studia medicina, vive nelle Marche e si trova nella Capitale perché la madre si è sottoposta a un intervento chirurgico, si mostra timido. La passione sboccia forte il giorno dopo nell’attico di un blasonato palazzo prestato a Enea da Alice, l’amica del cuore. Un altro appuntamento tra i due al Nuovo Olimpo, mentre fuori divampano scontri tra manifestanti della sinistra extraparlamentare e i celerini. I due sono travolti dal caos, si perdono di vista senza sapere neanche l’indirizzo l’uno dell’altro.

Una separazione che dura decenni. Ciascuno si costruirà una propria vita, Enea appunto regista affermato e legame stabile con Antonio, che lavora con lui sui set. Pietro medico sposato con Giulia e senza figli. C’è però una malinconia sottile acquattata in entrambi, un ricordo e una ricerca silenziosa. Dopo il ’78, infatti, altri tre sono i blocchi temporali nei quali si sviluppa la pellicola (la sceneggiatura è di Ozpetek e di Gianni Romoli) e in tutti Enea e Pietro sembrano potersi ritrovare. Insieme, succedono fatti che suscitano emozioni, e dilatano la memoria collettiva, sempre con il cinema sullo sfondo, dalla morte di Federico Fellini alla messa in onda, in tv, delle pellicole cult con Anna Magnani, le stesse che quei due venticinquenni innamorati amavano vedere nella saletta fumosa del “Nuovo Olimpo”. Perché “il passato più è lontano e più sembra bello”, è una battuta esemplare del film.

Tutto questo Ozpetek racconta con l’eleganza formale che lo contraddistingue. E però “Nuovo Olimpo” soffre della mancanza di quella coralità sempre presente nelle opere del regista italo-turco, come nell’indimenticabile “Le mine vaganti”. Dice Ozpetek che ha molto atteso prima di portare sul grande schermo una storia tanto privata, probabilmente per “un eccesso di pudore”. Forse proprio il pudore emotivo ha inciso, anestetizzandole, sulle dinamiche principali del film. Mentre sono le figure femminili a creare, per noi, le pagine più vere. Ecco Titti, la cassiera del “Nuovo Olimpo” (una appassionata Luisa Ranieri), che si trucca e si pettina come Mina (la sua canzone, “Povero amore” è in colonna sonora), che ciarla in napoletano e ha una parola ora disincantata ora complice per ciascuno degli  habituè, ma che nasconde il groppo di illusioni perdute e di una solitudine irreparabile. Ed ecco Giulia, la moglie di Pietro (intensa l’interpretazione di Greta Scarano), che percepisce perché lui ha il suo cuore altrove e però lo ama e sa capire.

Vestono i panni di Enea e Pietro i giovani attori romani Damiano Gavino e Andrea Di Luigi, capaci di dare ai rispettivi personaggi intraprendenza e tenerezza il primo, introversione l’altro. Si affiancano Aurora Giovinazzo, Alvise Rigo, Giancarlo Commare, Jasmine Trinca.

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