Se è vero che nell’accezione comune la parola “museo” viene spesso usata per indicare un luogo polveroso e quasi dimenticato quello di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue non è un museo. E ci tiene a ribadirlo il responsabile Luca Mizzan.
Quello di Venezia non è un museo perché è un luogo di ricerca vivo e vitale che oggi conta circa due milioni e mezzo di pezzi. Non è un museo perché cento anni fa nel 1922 nacque proprio come luogo per la didattica riservato alle scuole e solo l’anno successivo aprì al pubblico. Non è un museo perché quello che di norma è vietatissimo (toccare le opere e i pezzi esposti) qui è d’obbligo. Non è un museo perché proprio qui nei primi anni ’80 trovò casa il primo Centro di educazione naturalistico ambientale d’Italia.
«Esiste una sola cultura. Riconoscere un quadro o una corrente artistica è importante tanto quanto una alfabetizzazione scientifica. È essenziale per formare cittadini consapevoli, per compiere scelte in ambito di salute, energia o qualsiasi altro campo, perciò questa istituzione non deve mai diventare un “museo”, deve restare un luogo di ricerca con una vocazione alla divulgazione e alla didattica». L. Mizzan
Cento anni di storia sono molti. Ma sono decisamente più antichi alcuni dei pezzi in mostra nello splendido “Fontego dei Turchi”. Come lo scheletro completo di 7 metri di lunghezza di un Ouranosaurus nigeriensis datato 100 milioni di anni fa o come le meduse fossili o i fondali di batteri fossili, datati oltre un milione di anni. Pezzi con un enorme valore scientifico, ma anche pilastri della stessa ricerca scientifica, visto che sono eredità dalla collezione Correr (prima che questa trasferisse la parte artistica in piazza San Marco, dove ha sede oggi). Ma poi anche collezioni di erbe, alghe o animali che vantano il maggior numero di tipi a livello mondiale e un allestimento che nel 2011 ha vinto un prestigioso premio internazionale.
«L’ultima frontiera del pubblico con cui stiamo lavorando è quella dei minori non accompagnati – ha proseguito Mizzan –. Si tratta di bambini e ragazzi che arrivano in Italia da soli, senza genitori o parenti. Ragazzi in fuga dai loro Paesi che spesso non parlano nemmeno inglese. Raramente c’è la possibilità di avere educatori culturali se non per le lingue e le etnie più presenti in Italia, quindi la scienza e un contesto non formale funzionano da linguaggio universale. E i risultati, lo confermano gli educatori, sono evidenti».
Una festa, quella per i 100 anni del Museo, che ha visto anche un regalo. Un nuovo testimonial: un granchio gigante identico in tutto e per tutto (se non per il fatto che questo è alto due metri e mezzo) a quelli presenti in laguna. Un omaggio alla meravigliosa, e delicatissima, laguna di Venezia.
«L’importanza di questo museo per la città e la sua considerazione a livello scientifico nazionale e internazionale – ricorda il Sindaco Luigi Brugnaro – è testimoniata dalle continue donazioni ricevute anche in epoca moderna, come quelle di inestimabile valore effettuate da Giancarlo Ligabue. Lo scheletro del dinosauro e dell’enorme coccodrillo fossile hanno arricchito, con reperti davvero eccezionali, il patrimonio scientifico del Museo, di cui questa città, famosa per le sue bellezze storico-architettoniche, va giustamente orgogliosa».
Cent’anni di storia per un museo che non è mai stato così giovane.
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