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5 aprile 2023
di Annalisa Cretella

L'ode al design di Kartell

Kartell 
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Un universo colorato e fantasioso, dove la ricerca e l’innovazione sono il tratto distintivo da sempre, da quando cioè aprì, oltre settanta anni fa, la Kartell, storica azienda del design, totalmente made in Italy. Sedie, tavoli, lampade, con i suoi prodotti è entrata nelle nostre case, collezionando nel tempo oltre 100 riconoscimenti. Una selezione delle creazioni più significative e iconiche è custodita nel Museo Kartell, a Noviglio, vicino a Milano. Nato nel ‘99, si è subito aggiudicato il premio Guggenheim come miglior museo d'impresa. E’ un’ode al design, che su 2500 metri quadrati ci riporta indietro nel tempo, con lo ‘spremilimoni’ di Gino Colombini del ‘59 premiato con il Compasso d’Oro, la sedia Mr. Impossibile di Philippe Starck, la lampada a sospensione Fl/y di Ferruccio Laviani, ma anche i vasini da notte per bambini degli anni Sessanta e il primo portasci del ’49. La vita attraverso gli oggetti di uso comune.

Ad aprirci le porte di questo tempio c’è una guida speciale, Lorenza Luti, direttore marketing e retail, nipote del fondatore dell’azienda. Fu suo nonno materno Giulio Castelli ad avere l’intuizione mentre la nonna Anna Castelli Ferrieri, insieme a Gardella, disegnò gli spazi dove ci troviamo. Claudio Luti, suo padre, genero di Giulio e Anna, rilevò l’azienda nel 1988. Tre generazioni, che da Noviglio hanno portato il brand nel mondo, con 15 stabilimenti produttivi, tutti nel nord del paese. Il ricchissimo archivio lo si deve ai nonni: “sono loro che hanno conservato tutto. Abbiamo circa 8 mila prodotti, mille quelli esposti, 15 mila fotografie e altrettanti disegni”. Scarpe comode e cominciamo.

Tre generazioni, che da Noviglio hanno portato il brand nel mondo, aprendo 15 stabilimenti produttivi, tutti nel nord del paese

“C’è un percorso permanente cronologico e tematico che permette di vedere i prodotti più interessanti realizzati da Kartell nella sua storia. E una parte dedicata alle mostre temporanee”. Subito all’ingresso troviamo il primo nato, “il portasci K101, leggero e facile da rimuovere, realizzato in collaborazione con Pirelli. Mio nonno – ci racconta - era un ingegnere chimico e aveva studiato all’università con Giulio Natta, che poi vinse il Nobel per la chimica per i suoi studi sui materiali plastici come il polipropilene”. Queste conoscenze all’inizio sono state applicate a oggetti di uso quotidiano, quelli per la casa.

Ed è così che prendono forma il primo secchio in plastica, lo scolapiatti e la tinozza. “Tutti e tre hanno vinto il Compasso d’Oro. Portavano già la firma di grandi designer italiani, come Gino Colombini”. Poi Gae Aulenti, Antonio Citterio, Ferruccio Laviani, Piero Lissoni, Patricia Urquiola e Vico Magistretti. E ancora Philippe Starck e Ron Arad. Tutti “liberi di portare il proprio segno”, rispettando l’identità di Kartell.

L’ode al design di Kartell

Nel percorso, dopo i casalinghi, si passa all’illuminazione con la lampada di Castiglioni nel ‘59, poi gli arredi, che “nascono nel ’64, con la prima sedia al mondo prodotta interamente in materiale plastico”. Disegnata da Marco Zanuso e Richard Sapper, era una seggiolina per bambini. Una curiosità: “ci sono voluti 4 anni per realizzarla, per capire come costruire lo stampo”. L’anno successivo arriva anche quella per adulti, la ‘Universale’, disegnata da Joe Colombo. Questa sperimentazione non è stata mai abbandonata, “le sedie restano il cuore della produzione” sempre con un occhio alla ricerca. Un must è il “Componibile, mobile informale, modulare, impilabile, forse l’oggetto più datato che ancora oggi è in produzione”. Chi non ce l’ha in casa? “E’ un long seller e best seller” da oltre 50 anni, che però si rinnova con nuovi materiali, il ‘riciclato’ e il ‘bio’, in colori pastello. “Che si aggiungono alla versione originale in Abs, lucida e colorata, ancora in catalogo”.

Nell’88, quando Claudio Luti rileva l’azienda, debutta con la prima sedia firmata da Starck, la dr. Globe, una sedia di plastica che non ha l’aspetto di una sedia di plastica. Viene impiegato polipropilene caricato con talco e colorato in massa. E’ la pioniera di una famiglia dell’arredamento contemporaneo. Di quegli anni è un’altra icona Kartell, la libreria bookworm di Ron Arad. “Quella libreria – ci svela Lorenza Luti -, nasce da una sua opera d’arte realizzata in ferro. Mio padre l’aveva vista a Londra, gli era piaciuta molto e aveva trovato come produrla industrialmente in serie, con un materiale plastico. È un oggetto che ha ancora un enorme successo”.

Ogni progetto ha una storia dietro, vale anche per il colorato nanetto di Starck. Doveva essere un progetto speciale realizzato ad hoc come portavasi o sgabello per un hotel, ma è piaciuto talmente che è entrato in collezione, diventando tra l’altro una delle icone più riconoscibili di Kartell. Che sono diverse. La Louis Ghost, che quest’anno ha compiuto vent’anni non si può non citare. Ma prima di lei, a rappresentare il punto di partenza dell’arredamento trasparente c’è “La Marie”, disegnata sempre da Starck. “Sono realizzate in quello che chiamiamo policarbonato 2.0”: brevettato dall’azienda, è molto resistente, tanto che veniva utilizzato per fare gli scudi della polizia americana. Ed è green: circa il 70% viene dagli scarti della cellulosa e della carta. “Nel furniture abbiamo l’esclusiva di questo materiale, lo abbiamo applicato a tutti i prodotti in policarbonato”. 

In questo museo dove la plastica ci circonda si può dunque parlare di sostenibilità? “Certo che sì” e non da ora. “Nel museo c’è il primo esperimento di plastica riciclata, un cestino per le carte creato alla fine degli anni Ottanta. Ma nessuno lo voleva, perché allora non era bellissimo, e – ci confida Lorenza ridendo - aveva anche un odore terribile. Da lì abbiamo iniziato a fare ricerca sui materiali, per arrivare negli ultimi dieci anni a convertire quasi tutti i prodotti a catalogo in materiale riciclato”. E in produzione da quest’anno c’è anche la sedia realizzata con le capsule del caffè, in partnership con Illy. “Usiamo i loro scarti in materiale plastico e li convertiamo al 100% in una sedia. L’anno scorso c’era il prototipo della sedia Citterio, che adesso è sul mercato. E al prossimo Salone del Mobile esporremo la nuova poltroncina di Starck, ‘Eleganza’: con questa siamo andati oltre, riuscendo a realizzare anche la gamba colorata, rosso terracotta, e a vestirla con i tessuti di Missoni”.

Nel museo c’è il primo esperimento di plastica riciclata, un cestino per le carte creato alla fine degli anni Ottanta. Ma nessuno lo voleva, perché allora non era bellissimo

E in vista dell’appuntamento internazionale più importante del mondo del design, anche il museo si sta preparando: “qui sarà allestita la mostra temporanea ‘Kartell Luce Viva’. E’ stata bravissima la curatrice Elisa Storace, che ha raccontato attraverso 25 lampade, del presente e del passato, il tema del design della luce, dal punto di vista dell’emozione e della funzione. Sarà divisa in cinque sezioni, la luce che svela, quella che illumina, la luce che si illumina e diventa protagonista, la luce che racconta decorando la stanza e la luce viva, dove sarà esposta Geen-a, ispirata a Gina, la madre di Laviani, che era un’accanita lettrice. E’ la nostra prima lampada da lettura”. 

 

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