Morandi prediletto di Enrico Mattei. La Collezione dell'Eni al Palaexpo
L’imprenditore illuminato ha a cuore che sia piacevole, stimolante il luogo dove lavorano i suoi dipendenti. Fu l’impegno di Olivetti, che creò uffici e fabbrica a misura di uomo, perfino alloggi per i dipendenti, un modello per gli industriali. Lo è per Brunello Cucinelli, come proprio ora un film in sala di Giuseppe Tornatore testimonia. E così fu anche per Enrico Mattei, il fondatore e presidente dell’Eni nei primi anni del boom, uomo coraggioso, rigoroso, attento ai valori culturali, alla Bellezza, non foss’altro per la sua nascita nelle Marche, regione a forte input manifatturiero e insieme galleria d’arte a cielo aperto.
Insomma, dalle macchine per scrivere, ai filati e al petrolio, prodotti che si dimostrò potessero coniugarsi con l’estro del Bel Paese. Ora una mostra appena inaugurata a Roma certifica la sensibilità di Mattei per la pittura. Nel magniloquente scenario del Palazzo delle Esposizioni di Roma, Sala Fontana, è allestita la rassegna (fino all’11 gennaio 2026) “Giorgio Morandi nella Collezione Eni. Un viaggio attraverso la storia culturale del cane a sei zampe e l’eredità di Enrico Mattei”. Che si articola attorno a due nature morte del maestro bolognese, che abitò schivo nella casa di via Fondazza - alla periferia di Bologna, quasi in campagna - con le due sorelle, al più abituato a ricevere qualche intellettuale o critico d’arte del quale sentiva di potersi fidare e al quale offriva di consuetudine un bicchierino di Biancosarti. Allora usciva dal sua camera, letto e studio d’artista, con le celeberrime bottiglie a riempire un tavolo e as ispirarlo. Soggetti polverosi, che aveva sottomano, come per primo osservò Attilio Bertolucci in un articolo su “Il gatto selvatico”, la rivista appunto dell’Eni che il poeta diresse dal 1955 al 1963
Le due tele – datate 1919 e 1941 – appartengono alla Collezione Eni, avviata appunto da Mattei tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta. La prima restituisce allo sguardo del visitatore un mondo nitido, con oggetti quasi isolati tra di loro. La seconda, dipinta venti anni dopo, propone superfici più dense, rapporti più ravvicinati, un affinamento dello sguardo dell’artista, comunque espresso su oggetti semplici, privi di elementi decorativi. Forse per questo colpirono la sensibilità estetica del presidente dell’Eni, che ritrovava nelle due opere valori a lui affini: essenzialità, sobrietà, disciplina.
Di altro dà conto la mostra, ideata e prodotta da Eni, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma e Azienda Speciale Palaexpo, che l’ha anche realizzata. Infatti, nel grande e luminoso spazio della Sala Fontana una sequenza di immagini e testi racconta la nascita e lo sviluppo della collezione. E soprattutto la sua weltanshauung. Per lui l’idea di acquistare opere d’arte non risponde solo a un principio utilitaristico, la volontà di effettuare un investimento economico. Invece, lo animava il desiderio – e la visione – di creare attorno alle donne e agli uomini dell’Eni un ambiente di lavoro che fosse, anche visivamente, appagante e intellettualmente vivo. E così acquisì per l’Azienda anche opere di Casorati, Sironi, De Pisis, Cantatore, Guttuso, Rosai, Sironi. Tutti appesi alle pareti degli uffici, senza nessuna preclusione ideologica.
Una pratica che è continuata negli anni. Nel patrimonio artistico del Cane a sei zampe sono entrate opere di Boetti, Adami, Rotella. La collezione poi viene messa a disposizione di curatori di tutto il mondo, a titolo gratuito, nello scopo di condividere la cultura. Le due opere di Morandi sono per esempio state esposte in Giappone, in Russia, in America, in Spagna.
“Il patrimonio artistico di Eni, diviso tra le sedi di Roma e Milano, racconta prima di tutto una grande curiosità artistica dell’azienda”, ha spiegato Lucia Nardi, Responsabile Cultura d’Impresa di Eni. “Nella collezione convivono artisti classici e artisti d’avanguardia, opere figurative e astratte. Alla base delle scelte c’è sempre però la consapevolezza del valore dell’arte in sé e della sua capacità di attivare il pensiero e la creatività. Le opere di Eni arredano gli spazi comuni e gli uffici e sono lì a ricordarci che cultura e industria, arte e tecnica non sono concetti opposti ma complementari”.
Ha aggiunto Marco Delogu, presidente di Azienda Speciale Palaexpo: “La Sala Fontana di Palazzo Esposizioni è uno spazio pensato per accogliere progetti raccolti, capaci però di generare riflessioni profonde. Presentare qui alcune opere di Giorgio Morandi provenienti dalla Collezione Eni è per noi motivo di grande soddisfazione. La collaborazione con Eni rappresenta un esempio virtuoso di come istituzioni pubbliche e realtà private possano lavorare insieme per rendere accessibile un patrimonio culturale altrimenti non visibile. Siamo felici di offrire al pubblico l’opportunità di incontrare da vicino questi capolavori, che raccontano una parte importante della storia dell’arte italiana e del rapporto tra impresa e cultura”.