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7 dicembre 2022
di Guendalina Dainelli

Pistoletto al Louvre di Abu Dhabi

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Cappello (rigorosamente Panama), folta barba bianca, foulard al collo. L’allure di un artista di fama mondiale chiamato a unirsi al Louvre Abu Dhabi per celebrare il suo 5° anniversario. Michelangelo Pistoletto è stato accolto con calore ed interesse nella capitale emiratina dove ha portato una serie di opere create a seguito di un progetto fotografico al Louvre di Parigi nel 2013.  Nuove opere specchianti oggi in mostra al Louvre di Abu Dhabi, tempio mediorientale delle arti sorto nel 2017 grazie alla partnership tra Francia ed Emirati Arabi. Un unicum nel settore.

Passeggiando attraverso le quattro ali del Louvre Abu Dhabi, il visitatore è colpito dalla serie di 11 specchi distribuiti lungo tutto il percorso delle gallerie permanenti tra opera di ogni provenienza e ogni epoca storica. Specchi che rappresentano a grandezza naturale le immagini di visitatori e sculture classiche fotografate in precedenza e che oggi si trovano a dialogare in mirabile interazione con quelli attuali, con i visitatori presenti in carne ed ossa e con le opera esposte ad Abu Dhabi. In un dialogo da un Louvre all'altro. Tra società diverse, tra persone e oggetti artistici lontani nel tempo e nello spazio.

Pistoletto chiamato a unirsi al Louvre Abu Dhabi per celebrare il suo 5° anniversario

Michelangelo Pistoletto è un artista caro al Louvre. Un museo che a sua volta, con la nonchalance che può appartenere solo ad un artista così riconosciuto, viene interpretato anche nella sua chiave sociale, come un museo universale, lo specchio dell'umanità, il luogo d’incontro culturale per antonomasia. La maggior parte dei dipinti specchianti, infatti, sono costruiti attorno a una serie di opposizioni.

Tra le persone del passato e quelle del presente, tra il corpo nudo e il corpo vestito, e tra un corpo di carne e uno di pietra, consentendo la sovrapposizione di tre momenti: passato (fotografia), presente (riflesso nello specchio), futuro (la fotografia diventa il ricordo di un momento che segue tutti i momenti successivi).

Artista italiano tra i più significativi della scena artistica contemporanea, biellese, figlio d’arte, esponente tra i più famosi dell’arte povera, Pistoletto non ha mai smesso anche di stupire

Una particolarità che accomuna tutta l’opera di Pistoletto è il coinvolgimento dello spettatore. Un tema di nuovo ribadito. Non ci si limita a osservare. Ma si partecipa. In una sorta di trompe-l’oil l’osservatore diventa creatore, parte attiva dell’opera d’arte, rompendo gli schemi e la rigidità dei ruoli tradizionali.

Artista italiano tra i più significativi della scena artistica contemporanea, biellese, figlio d’arte, esponente tra i più famosi dell’arte povera, Pistoletto non ha mai smesso anche di stupire. Come con la Venere degli stracci (1967), opera dissacrante in cui l’icona immortale dell’arte classica è posta di fronte a un cumulo di indumenti logori. O con l’ideazione nel 1998 di Biella “Cittadellarte”, un grande laboratorio creativo che coinvolge giovani artisti in ogni ambito della creatività.

Fino al “Terzo Paradiso“, andato in scena nel 2015 anche al SamSara Beach di Gallipoli. Il simbolo matematico dell’infinito, riconcepito dall’artista con l’aggiunta di una terza ansa, metafora dell’incontro tra la natura umana e quella tecnologica, è stato composto in un pomeriggio d’estate dai turisti radunati sulla spiaggia. Un’opera d’arte palpitante di vita che ha preso corpo nella movida vacanziera. Forse una delle sfide più ardite affrontate con un’opera d’arte.

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