Valorizzare in maniera unica i nostri prodotti alimentari. Questa la strategia che Carlo Cracco indica all’Italia. Il famoso chef stellato è arrivato a farsi agricoltore, acquisendo con la moglie un’azienda agricola.
“E’ il nostro serbatoio di materie prime. E’ un lavoro lungo e faticoso ma fondamentale perché non posso dipendere dal mercato. Produciamo 70-80 varietà di verdure, frutta, olio e vino. Avere i nostri ortaggi è una soddisfazione enorme e una ricchezza in termini di gusto perché andiamo a produrre cose uniche”.
Secondo Cracco, la chiave del Made in Italy sta nella capacità di trasformazione e valorizzazione: nell’ enogastronomia i prodotti più rappresentano l’Italia – spiega - sono “quelli che non conosciamo, che tante volte diamo per scontati e magari dimentichiamo, ma in realtà rappresentano la vera differenza. Il pomodoro non è neanche italiano ma noi l’abbiamo valorizzato in maniera unica. Il nostro valore è quello di esaltare i prodotti, il nostro ingegno, la nostra visione, la nostra esperienza. Quindi, tanto più è sconosciuto tanto più ha valore”.
"L'azienda agricola è il serbatoio di materie prime. E’ un lavoro lungo e faticoso ma fondamentale perché non posso dipendere dal mercato. Produciamo 70-80 varietà di verdure, frutta, olio e vino".
Lo stiamo facendo abbastanza rispetto ad altri Paesi? “Non lo si fa mai abbastanza”, osserva, notando che in un Paese come l’Italia, ricchissima di biodiversità, non è un impegno facile; “Non siamo un Paese con 5-10 prodotti, noi ne abbiamo qualche centinaio o forse anche di più; è più complicato, ma bisogna portare avanti una cultura”.
Per Cracco due anni di Covid lasciano “l’opportunità di consolidare e rafforzare quello che è stato fatto prima”; però – avverte – siamo chiamati tutti a “unire di più le forze, valorizzare la squadra perché non si può andare in ordine sparso e cercare di vincere ogni tanto. Bisogna creare una squadra forte che nel lungo periodo vinca di più. Questo credo la pandemia ci abbia lasciato come eredità. E poi, abbiamo riscoperto il ristorante perché stare senza è comunque un problema: la socialità, la convivialità sono una necessità, vedere la città viva è un’altra cosa. Credo che il Covid ci abbia fatto capire quanto sia fondamentale stare insieme”. Lo sanno i turisti stranieri che sono tornati nel Belpaese, sempre più attratti dal buon vivere e dalla cucina italiana. Enogastronomia e turismo viaggiano insieme e aprono sempre nuove prospettive. Gli operatori a questo punto devono, conclude Cracco, “solamente far bene il loro mestiere come hanno fatto e sono in grado di fare. In questo momento sta andando tutto molto bene e dobbiamo cercare di sfruttare il momento positivo per rafforzare l’offerta”.
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