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6 settembre 2023
di Manuela D'Alessandro

L'Italia che disegna

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Viva l’Italia che disegna, che viene e se ne va carica di ori e sorrisi sul tappeto rosso steso dall’Europa a Berlino per celebrare i migliori designer del continente nella nuvola di vetro dell’Axica Convention Center, creatura tutta curve modellata dal genio dell’architetto Frank O. Gehry. ll cielo scintilla di un raro azzurro mediterraneo nella capitale irrequieta dove la memoria sanguina a ogni angolo - a pochi passi da qui ci sono le 2711 stele del Memoriale dell’Olocausto - mescolandosi alla vitalità che attrae artisti e creativi.

Quale luogo migliore per accogliere il talento degli 8 finalisti scelti tra oltre 700 candidati di 43 paesi dalla giuria chiamata a selezionare i più bravi designer, ma anche i più attenti ai fragili e all’ambiente, dall’Euipo, l’agenzia dell’Unione Europea che si occupa di registrare e proteggere modelli e progetti. 

Eccola allora l’Italia che si prende e porta via il premio per l’industria con la macchina automatica per caffé espressso progettata da Vittorio Bertazzoni, Matteo Bazzicalupo e Raffella Mangiarotti per l’emiliana Smeg e il secondo posto tra gli ‘emergenti’ con la bresciana Jarsty, una scatola magica tuttofare per cucinare, conservare il cibo tanti giorni e trasportarlo.

L'’Italia porta via il premio per l’industria con la macchina automatica per caffé espressso progettata da Vittorio Bertazzoni, Matteo Bazzicalupo e Raffella Mangiarotti per l’emiliana Smeg e il secondo posto tra gli ‘emergenti’ con la bresciana Jarsty, una scatola magica tuttofare per cucinare, conservare il cibo tanti giorni e trasportarlo

La cerimonia è palpitante, la platea chic come richiesto dal dress code (al party di benvenuto della sera prima al Museo della Comunicazione obbligatorio l’abito da cocktail).

Sul palco vengono presentati dalle due conduttrici i progetti con i designer che tifano l’un per l’altro in un clima più comunitario che competitivo. Prima di arrivare qui incontriamo nella bella confusione del bar all’hotel Marriot Giuseppe Maurizio Scutellà dalla cui matita è nata Jarsty. Apriamo la scatola e salta fuori una storia speciale, che da’ respiro a chi possiede sogni non ancora appassiti nel cassetto.

“Fino a 45 anni ho fatto altro nella vita. Lavoravo in un’azienda di casalinghi nel mio paese, a Lumezzane, in provincia di Brescia. Ma ho sempre disegnato, il mio primo ricordo è me bambino a tre anni che disegno su un blocchetto”.  Nel tempo libero si diverte a immaginare lampade finché “ne faccio una bella, troppo bella per tenerla lì, e mi decido a mandarla a un’azienda importante”. Rispondono prima ‘Non ci interessa’ e poi ‘Ci interessa’. “Pensavo fosse uno scherzo e invece diventa uno dei prodotti più venduti e pluripremiato. Ho dato le dimissioni dal mio lavoro e ho cominciato una seconda vita. Giro sempre col blocchetto: mi basta buttare giù un tratto dell’idea e ho già immaginato tutto il resto. Il mio studio è casa, con mia moglie e il nostro cane Jack Russel. Sono fortunato: i designer che vivono solo di design sono pochi. Prima o poi il demone della felicità che hai dentro viene fuori e io non potrei desiderare altro”.

Di felicità parlano anche gli occhi chiari di Raffaella Mangiarotti. Parte dal disegno della macchina per il caffé e poi va molto più lontano. “Potrebbe sembrare vintage ma non lo è perché il vintage è troppo carico, finisce col sembrare vecchio e stancare e piace a pochi. Le persone vogliono stare nel loro tempo ma con una delicata memoria di sottofondo. Il nostro è un oggetto contemporaneo che contiene una memoria.

Cosa distingue il design italiano? Qualcosa che percepiscono molto di più gli stranieri che noi. E’ empatico, è capace di comunicare e, quindi, facile da utilizzare. E’ morbido e dolce”. “I colori pastello richiamano gli anni ’50 - spiega Matteo Bazzicalupo - ma questa macchinetta completamente automatica è del nostro tempo anche se ha voglia di durare diventando un oggetto di famiglia”. 

Solo il 26% dei brevetti appartengono a donne designer

Solo il 26% dei brevetti appartengono a donne designer, viene comunicato durante la presentazione della finale a cui partecipa anche la rappresentante del ministero federale della giustizia Angelika Schlunck. In Germania, il design è prima di tutto un’idea da custodire. Tra motori elettrici per barche, sedie e scrivanie leggere e ingegnose, perfino una parete colorata a zig zag per arrampicare, l’ovazione arriva solo per una donna. La prima a vincere il premio alla carriera alla quarta edizione dei DesignEuropa Awards.

E’ Maria Benktzon, svedese di 77 anni con treccia e abito nero, arrivata dalla splendida casa in campagna tra prati di fiori gialli mostrata nel filmato che la introduce. Ha inventato la caffettiera antigocciolamento e il primo coltello angolato, espone al Moma ma più di tutto è ammirata perché ha messo da decenni la sua creatività a disposizione dei disabili. Gli schermi dei telefonini si spalancano per filmare il suo intervento. Spiega quanto le sia servito per i suoi lavori parlare coi medici e con gli psicologi. Sottolinea quanto siano importanti la scelta dei materiali sostenibili, il rispetto dell’ambiente e la lentezza e il gioco di squadra per inventare. E soprattuto ha un messaggio che le preme per i giovani colleghi. Breve, enorme. “Tocca a voi cambiare il mondo col design. Abbiamo bisogno di voi che cambierete il mondo”.

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