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21 marzo 2023
di Lidia Lombardi

Un ponte di immagini, parole, epoche, tragedie e speranze, Occidente e Oriente 

Palazzo Ardinghelli 
Palazzo Ardinghelli 
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Succede tutto questo al MAXXI dell’Aquila, a partire da sabato 1° aprile. La contingenza è la mostra che si inaugura nella sede abruzzese del Museo delle Arti del XXI secolo, contenitore distaccato e significativo della raccolta ospitata a Roma, in via Guido Reni, dall’architettura visionaria di Zaha Hadid. Significativo perché dal 2021 il museo aquilano ha aperto i battenti nel settecentesco Palazzo Ardinghelli, testimonianza di come il capoluogo abruzzese rivive dopo la devastazione del terremoto in un luogo che il restauro ha restituito al mondo con lo scopo di vivificare la città attraverso i linguaggi dell’arte. Eccolo, allora, il primo “ponte”: dalla sciagura alla rinascita, in una operazione coraggiosa voluta dal Ministero della Cultura, dalla Fondazione MAXXI e da istituzioni del territorio, compreso il Laboratorio di Fisica Nucleare del Gran Sasso. Il dialogo poi si fa doppio, poiché dietro la facciata barocca dell’edificio – sorto negli anni seguiti al sisma aquilano del 1703 e ideato da Francesco Fontana, figlio del celebre Carlo, in forme memori dell’eleganza borrominiana, dalla scala interna al cortile – è stato realizzato un polo di creatività contemporanea.  

Eccolo, allora, il primo “ponte”: dalla sciagura alla rinascita, in una operazione coraggiosa voluta dal Ministero della Cultura, dalla Fondazione MAXXI e da istituzioni del territorio, compreso il Laboratorio di Fisica Nucleare del Gran Sasso.

Il collegamento si fa ancora più intrigante nella rassegna di inizio aprile, curata da Bartolomeo Pietromarchi, che del MAXXI L’Aquila è direttore, insieme con Fanny Borel. Si intitola “visibileinvisibile” ed è dedicata a due artiste, lontane un cinquantennio nel tempo, e migliaia e migliaia di chilometri nello spazio: sono Marisa Merz, torinese scomparsa nel 2019 (era nata nel 1926), e Shilpa Gupta, venuta al mondo a Mumbai nel 1976. Due indiscusse protagoniste dell’arte contemporanea internazionale (Merz insignita del Leone d’oro alla carriera nel 2003, con opere esposte al Metropolitan Museum di New York e al Centre Pompidou di Parigi; Gupta invitata alla Biennale di Venezia ed esposta alla Tate Modern di Londra).

Le connessioni dei loro cinquanta lavori in mostra nel capoluogo abruzzese si riferiscono al nucleo della ispirazione di entrambe: il dentro e il fuori, il detto e il non detto, la realtà e l’astratto. Così lanciano una fune tra Italia e India, con suggestioni che investono i moti dell’animo e le reazioni dell’individuo ad inaspettate contingenze. Merz ad esempio – unica presenza femminile nel movimento dell’Arte Povera, del quale fu esponente di spicco anche il marito Mario – concepisce l’oggetto d’arte come familiare, parte di un interno domestico piuttosto che di una sede museale o di una galleria. Così, oltre ad esporre nella propria abitazione, crea lavori poggiati su un mobile di uso quotidiano. Ne consegue che la loro collocazione può cambiare, allo stesso modo nel quale spostiamo un suppellettile da una stanza all’altra del nostro appartamento.

Con un impatto più politico, anche Gupta fa irrompere i suoi “oggetti” nel tran tran giornaliero. Affida per esempio una valigia con su scritto “Non è un esplosivo” a una serie di persone e registra le differenti esperienze di ciascuna “cavia” che se ne va in giro con quell’ambiguo accessorio. A Palazzo Ardinghelli troviamo di Marisa Merz opere varie per materiali impiegati ed ispirazione, sempre però intimistiche e fuori dalle mode. Ecco i grandi disegni che rappresentano angeliche figure in colori pastello e fluide sembianze, come se, fantasmatiche, emergessero dall’Io interiore. Ma ecco anche l’impegno con materiali comuni, fili di rame, nylon, stoffa, ad avvicinare arte e artigianato (del resto Merz approda anche a tecniche intese come tipicamente femminili, il cucito, l’intreccio, dando loro uno spazio nell’arte). Ancora, in “Untitled” (Living Sculpture) accartocciando fogli di metallo attorno a una curvilinea testa poggiata su un tavolo. 

Di Shilpa Gupta vengono esposti sculture, proiezioni, installazioni, disegni. La meditazione è su chi siamo e quali sono i confini del corpo e della geopolitica, le gabbie ideologiche, di razza, di religione, di censo. Il coinvolgimento di chi guarda è parte dell’opera. È così in “Shadow 3”, video installazione immersiva nella quale il visitatore è irretito in un gioco di ombre sorprendente e mutevole. Ancora più allegorico e insieme concreto è “I Will Die”: uno specchio è coperto da una tenda rossa dove compaiono le due prime parole. Aprendola, si conclude la frase che avvolge l’immagine stessa di chi compie il gesto di disvelamento della comune verità. 

La meditazione è su chi siamo e quali sono i confini del corpo e della geopolitica, le gabbie ideologiche, di razza, di religione, di censo. Il coinvolgimento di chi guarda è parte dell’opera

Allestita fino al 1° ottobre 2023, “visibileinvisibile” si affianca alla serie di iniziative che dal giugno 2021 – allorché è stata inaugurata la sede di MAXXI L’Aquila – allo scorso dicembre ha portato a Palazzo Ardinghelli 35 mila visitatori. Il pubblico ha apprezzato le mostre realizzate nelle sue sale, con opere d’arte contemporanea in dialogo con gli arredi, gli stucchi, gli affreschi. Tra queste, l’esposizione inaugurale “Punto di Equilibrio. Pensiero spazio luce da Toyo Ito a Ettore Spalletti” che a giugno 2021 ha trasferito a L’Aquila capolavori delle collezioni del MAXXI; nella primavera 2022 “In Itinere” con le opere realizzate appositamente per il sito da  Armin Linke, MASBEDO e Claudia Pajewski e le fotografie di “Di roccia, fuochi e avventure sotterranee”. Attualmente in corso “Afterimage”, collettiva in cui 26 artisti internazionali riflettono su memoria e metamorfosi. 

Fra i progetti più significativi e di maggiore successo le due edizioni di “Performative” (2021 e 2022), il festival internazionale di performance d’arte, danza, musica e teatro, organizzato dal MAXXI L’Aquila in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti nel terzo fine settimana di settembre. Oltre 2000 spettatori per 33 eventi, in cinque location fuori e dentro il museo, nell’edizione 2021. Un successo cresciuto ancora nell’anno successivo che ha registrato 2500 presenze per 43 eventi, oltre 35 artisti internazionali, quattro giorni di appuntamenti dal mattino a mezzanotte, all’Aquila e, per la giornata conclusiva, nel borgo di Fontecchio. 

Il museo è anche uscito dalle sale settecentesche verso la città con due interventi architettonici urbani che hanno animato la piazza antistante e ospitato gli eventi estivi “More with less” e “NCXT – Dandalò di Atelier Remoto”.  La sfida per la resurrezione continua. 

 

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