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13 novembre 2025
di Giancarlo Strocchia

Le “Invocazioni” di BIENALSUR a Roma, tra umano e non umano

Friedrich Andreoni, I Was So Wrong, 2021, SAIC Galleries, Chicago, IL, United States
Friedrich Andreoni, I Was So Wrong, 2021, SAIC Galleries, Chicago, IL, United States
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Dopo Napoli e Milano, BIENALSUR, la biennale internazionale d’arte contemporanea nata a Buenos Aires e diffusa su più latitudini del mondo, approda a Roma con Invocazioni, un progetto curatoriale firmato da Benedetta Casini. Dal 12 novembre la capitale ospita, in contemporanea, cinque mostre all’Ambasciata di Spagna, all’Ambasciata del Brasile, al Museo di Roma a Palazzo Braschi e all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, promosse da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Per la direttrice artistica Diana Wechsler, “l’arrivo di BIENALSUR a Roma è un passo importante verso la costruzione di un rapporto a lungo termine con la città, che si configura come interlocutore fondamentale per un progetto culturale globale e diffuso”. 

Invocazioni: un gesto di apertura verso l’altro 

Il titolo Invocazioni è ispirato al pensiero dello psicoanalista James Hillman, che descrive l’invocazione come un richiamo a spiriti invisibili, un gesto che “implica un decentramento del soggetto umano”. L’intero progetto si fonda su questo principio: abbandonare la prospettiva antropocentrica per restituire voce e dignità alle presenze non umane – animali, vegetali, minerali – che condividono il nostro mondo. Le cinque tappe romane tracciano un percorso concettuale che indaga il rapporto fra corpo umano e corpi non umani. “Le mostre – spiega Casini – mettono a confronto artisti latinoamericani ed europei, uniti da una comune ricerca di contatto epidermico e di scambio con le soggettività non umane con cui co-abitiamo il mondo”. 

 

 

Dalle pietre ai paesaggi: Roma come organismo vivente

Presso l’Ambasciata di Spagna, la mostra Invocazioni. La mia mortalità dovrebbe commuoverti prende spunto da una poesia di Wisława Szymborska, dove la poetessa tenta un dialogo con una pietra. Gli artisti in mostra – tra cui Florencia Caiazza, Caterina Morigi, Veronica Bisesti, Matteo Guidi e Giuliana Racco – esplorano la pietra come archivio del tempo e materia dotata di memoria. Le vetrate dell’Ambasciata, affacciate su Piazza Navona, diventano così “piattaforme di pensiero permeabili”, luoghi in cui arte e storia dialogano attraverso la materia. All’Ambasciata del Brasile, Invocazioni. Ecologie di contatto mette in scena una relazione corporea con il paesaggio. Le opere di Lia Chaia, Paulo Nazareth, Maria Thereza Alves, Pamela Diamante e Ettore Favini dissolvono i confini fra corpo e territorio, trasformando l’artista in un organismo che “si fa paesaggio”. 

Dialoghi vegetali e suoni invisibili 

A Palazzo Braschi, Invocazioni presenta una doppia personale: Chiara Bettazzi, che intreccia fotografia e installazione per far convivere natura e oggetti urbani, e Matias Ercole, che reinterpreta la pittura paesaggistica sudamericana in chiave materica e visionaria. Il loro lavoro dialoga idealmente con la mostra Ville e giardini di Roma ospitata negli stessi spazi, ampliando la riflessione sulla natura come organismo in continua trasformazione. Chiude il percorso la collettiva Invocazioni. Un suono in fondo all’orecchio all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, dove artisti come Marc Vilanova, Jacopo Mazzonelli e Friedrich Andreoni esplorano il confine tra linguaggio visivo e sonoro. Qui il suono è evocato, mai udito, tradotto in luce o movimento: “un suono interiore”, spiegano i curatori, “percepito solo da chi accoglie la sfida della traduzione sinestetica”.

BIENALSUR, una biennale senza confini 

Fondata nel 2017 dall’Universidad Nacional de Tres de Febrero di Buenos Aires, BIENALSUR si distingue per la sua struttura diffusa e transnazionale, che collega istituzioni di tutto il mondo in un’unica piattaforma artistica. Dalla Colombia alla Spagna, dal Brasile all’Italia, la quinta edizione mette al centro le relazioni tra ambiente, identità e memoria, invitando artisti e curatori a proporre nuovi modi di pensare il vivente e le sue connessioni. Con Invocazioni, Roma entra in questa mappa globale, diventando un luogo in cui l’arte non rappresenta semplicemente il mondo, ma lo ascolta, lo invoca e lo trasforma.
 

 

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