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5 ottobre 2023
di Guendalina Dainelli

Toki Doki Fine art

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La galleria Art Now del leggendario Raffles Hotel di Singapore vende suoi quadri in tutta l’Asia, da Hong Kong, Taiwan, Cina, Indonesia, fino agli Stati Uniti. Lo stupore nasce anche dal contrasto tra l’eleganza uber-chic del luogo, in squisito stile coloniale, e i colori fluorescenti delle tele esposte. Tokidoki in giapponese significa non a caso “qualche volta”, nel senso che qualche volta le cose più incredibili si avverano. Simone Legno, designer e artista romano, nato e cresciuto nel quartiere Nuovo Salario, vive oggi in equilibrio tra Tokyo e Los Angeles (dove si trovano rispettivamente casa e ufficio), girovagando senza sosta per tutta l'Asia. Al figlio parla in italiano, "lo capisce ma mi risponde in giapponese. Invece mia moglie Kaori se la cava bene, parla con la socera, prendono il caffè assieme, l'espresso all'italiana ovviamente".

Simone ha 46 anni ma è un ragazzo. Cappellino e t-shirt da graffitista, parlantina che corre a briglie sciolte, una ne pensa e cento ne fa. Durante gli studi all’Istituto Europero del Design di Roma è nata la passione per il Giappone. “Ho studiato il giapponese da autodidatta. Ho creato il mio sito nel 2002, caricavo il mio portfolio, un diario artistico, non sapevo bene che fine avrebbe fatto. Era un po' come gettare in mare una bottiglia e lasciarla alle onde." Che poi sono forse diventate tsunami. Di cultura pop? Cultura street?

“Mi piace parlare di Impressionismo Kawaii, che in giapponese significa “cute, carino”

Kawaii è uno stile artistico e culturale dell’estremo oriente, racconta un mondo ovattato, fantastico, naïf che permea profondamente soprattutto la società giapponese. Mi piace molto lo stile superflat di Takashi Murakami, linee perfette, bidimensionali. La mia mano occidentale invece è evidente, è più aggressiva. Poi, in Italia ho anche suonato per dieci anni in un gruppo punk, per questo mi piace pensare che ho dato una svirgolata ribelle a un genere che appartiene al gusto asiatico”.

Singapore adora Simone Legno. Il suo mondo creativo fatto di cactus e donuts animati, tigrotti e teschi dai grandi occhi infantili, torna ovunque, dalle istallazioni al Changi Airport, tra i più lussuosi al mondo, alla linea di prodotti per la Singapore Airlines, fino alle decorazioni dei battelli che trasportano i turisti nella baia. “Il cartoon character funziona molto qui in estremo oriente, anche in ambito artistico, non ci sono tabù. L’Italia è più tradizionalista. Difficile far passare l’idea di creazioni che si mescolano al mondo commerciale".

In Asia mi è stato chiesto di produrre statue giganti dei miei personaggi da esporre nei mall come luoghi iconici perché la gente possa farsi i selfie.

"I mall qui ospitano gallerie d’arte, a Bangkok sto lavorando con Icon Siam Mall, tra i più grandi centri commerciale della città, che aprirà una nuova galleria d’arte dove presenterò anche le mie tele.”

Simone conosce tutto il vocabolario del licensing, coprendo l’intero arco del retail, dal beauty-care a oggetti di design, con marchi di ogni tipo, da Barbie di Mattel, a Karl Lagerfeld ritratto con il gatto Choupette su magliette e collectibles, fino ad una collaborazione con il Guggenheim Museum.  Dì strada ne ha fatta da quando, nel 2005, ha lanciato il suo brand nel tradeshow Magic di Las Vegas, tra le più grandi fiere americane di accessori e abbigliamento. L’ultima novità riguarda Warner Media per una serie cartoon che mette in scena i suoi Mermicorni, personaggi a metà tra sirene e unicorni.

“Ho creato il concept e ho scritto la storia, girerà sul circuito televisivo americano. Entro il 2025 aprirò 100 flagship stores in Cina, distribuiti tra le più importanti città, dove già ne ho 25. Dopo partnership importanti come con Onitsuka Tiger, produrrò una linea di calzature tutta mia. Ma da romanista sfegatato la soddisfazione più grande è quella di aver lavorato con la mia squadra del cuore. Nello stadio Olimpico c’è Romolo, il lupetto-mascotte che ho ricreato in partnership con AS Roma. Non potevo desiderare di più. Mi rimane solo un sogno, lavorare con la Nazionale di calcio, magari un giorno chissà…” tokidoki, appunto.

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