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12 aprile 2023
di Stefano Benfenati

Tecnologia imperiale 

Parte di una statua di cavallo in bronzo risalente all'epoca imperiale e recuperato nelle acque antistanti l'isola di Ponza  
Parte di una statua di cavallo in bronzo risalente all'epoca imperiale e recuperato nelle acque antistanti l'isola di Ponza  
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La Roma pulita è un rifugio a pochi metri dalla stazione Termini. I filari di lecci, il passo svelto verso il treno in partenza nascondono ai turisti (e non solo) le grandiose murature delle Terme di Diocleziano, il più grande complesso termale del mondo romano. Basta lasciarsi alle spalle i cocci di vetro o i souvenir che riempiono il marciapiede di viale Enrico De Nicola e si entra nel regno dell’acqua. Vasche e zampilli, delfini, conchiglie: un tuffo indietro di sedici secoli. Ma anche un monito e un salto in avanti perché per gli antichi romani l’acqua era un’arte a spreco zero. Tecnologia imperiale anti-sperpero. La mostra “Acqua nell’arte e Arte dell’acqua – Fontane e Nasoni di Roma” celebra la Capitale attraverso il più nobile dei quattro elementi. 

In una ex cisterna delle Terme, fino al 31 maggio, il trionfo dell’acqua si materializza in tritoni, ninfe, fontane in marmo a forma di lepre o di mostri marini. Dai depositi (ri)scoperti del Museo nazionale romano (la sede storica è proprio dentro le Terme) rivivono gioielli archeologici restituiti dal letto del fiume Tevere come la testa dell’imperatore Valente (IV secolo d.C). Una statua di un cavallo in bronzo dell’epoca imperiale è riemersa dai fondali dell’isola di Ponza. Ecco l’acqua nell’arte.
Poi spazio all’arte dell’acqua. Rubinetti, fistule, tubi sono i testimoni di un’epoca in cui nemmeno una goccia di H2O veniva sprecata.  L’esposizione - organizzata dal Museo nazionale romano e dal Centro europeo per il turismo e la cultura di Roma con il supporto di Acea – è un concentrato di pillole di storia. 

Già nel primo secolo dopo Cristo la Roma imperiale contava ben 1 milione e 200mila abitanti:  il volume d’acqua richiesto era stimato in 14 metri cubi al secondo. L’Urbe doveva gestire, ogni 24 ore, oltre un milione di litri: una ferrea organizzazione centralizzata ne garantiva la distribuzione e lo smaltimento. Il sistema assicurava anche buone condizioni igieniche nella Capitale. Pulizia e meraviglia: 1.212 fontane (già nel 334 d.C), 926 terme pubbliche e 11 imperiali. Sfarzo senza rinunciare alla sostenibilità. Le Terme di Diocleziano furono costruite in soli otto anni (tra il 298 e il 306 d.C) su un’area di tredici ettari, tra i colli Quirinale e Viminale. Tremila bagnanti al giorno. Un modello di ingegneria e architettura balneare: acquedotti e impianti idraulici di captazione e smaltimento dell’acqua e manodopera specializzata per il controllo delle tubature e la sostituzione di chiavi e valvole. 

Due atomi di idrogeno legati ad uno di ossigeno galleggiano tra passato e presente.  Nella ex cisterna brillano le immagini della Fontana di Trevi, del Tritone (piazza Barberini), dei Quattro Fiumi  (piazza Navona) o delle Tartarughe (piazza Mattei). La Roma imperiale non partoriva vandali (pseudo) ambientalisti che oggi imbrattano i monumenti. L’acqua era sacra. Lo sa anche il Nasone di ghisa che sembra guardare ma senza alcuna invidia  le ‘meraviglie’ dell’epoca di Diocleziano. Insieme ai suoi fratelli  - ad oggi ci sono 2.500 nasoni a Roma di cui 280 dentro le mura – garantì dopo l’unità d’Italia la distribuzione capillare dell’acqua lungo le strade della Capitale. Celebrato da Pasolini (nell’Accattone) o da Vittorio De Sica (nella sequenza iniziale di Ladri di Biciclette), il Nasone è l’ultimo superstite del connubio vincente tra Roma e l’acqua. Ora i nemici da sconfiggere sono il cambiamento climatico e la siccità. 

La Roma imperiale non partoriva vandali (pseudo) ambientalisti che oggi imbrattano i monumenti. L’acqua era sacra

“La gestione dell’acqua nel mondo romano è capillare. I romani - spiega a Mag l’archeologo Vincenzo Lemmo, curatore della mostra   - avevano undici acquedotti che garantivano acqua ad una città che aveva già un milione di abitanti. Le terme erano semi gratuite ed erano un’occasione di benessere ma avevano anche una funzione di igiene e pulizia per il popolo”. L’acqua “è un bene prezioso contemporaneo e gli antichi romani – sottolinea il direttore del Museo Nazionale Romano, Stéphane Verger – ci hanno insegnato che grazie ad un’organizzazione molto complessa e razionale non si perdeva niente”.

Tra ulivi, glicini e cipressi un gabbiano ha trovato la sua oasi mentre nuota nella piccola piscina sotto il ‘vaso colossale’ a forma di cratere che accoglie i visitatori delle Terme. Poco distante, fuori dal Museo, altri gabbiani rovistano dentro ai cassonetti che strabordano di rifiuti. La Roma pulita rimane una gemma racchiusa dentro alle storiche mura delle terme.

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