Per i settori chiave del Made in Italy, la transizione al digital e l’innovazione “non sono più opzioni ma scelte obbligate”. Lo ha fatto presente, senza girarci troppo intorno, Pietro Comito, strategy Director della maison Ferragamo, una delle voci del comparto Luxury intervenute al lancio ufficiale di Ingenium: Made in Italy Innovation Platform, la nuova piattaforma strategica promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) per sostenere i processi innovativi nell’intera filiera del Lifestyle allargato. Stiamo parlando del vasto e variegato segmento del Made in Italy che comprende tutti quei prodotti che incarnano lo stile e la qualità di vita all’italiana. Non solo moda e lusso, ma prodotti artigianali, arredamento, design, food e tutto ciò che fa buon gusto ed eleganza. Ingredienti che al Bel Paese non sono mai mancati.
Il comparto, legato a doppio filo al carattere identitario del nostro prodotto, in numeri impiega oltre 1 milione di addetti e genera centinaia di miliardi di fatturato di cui oltre l’81% proveniente dall’export. Eppure, dopo aver storicamente contribuito a trainare l’economia italiana, il Lifestyle ha ultimamente mostrato segnali di stanchezza. Vuoi per fattori congiunturali, vuoi per l’instabilità dei mercati o per le incertezze che pesano all’orizzonte, anche la punta di diamante della filiera – il lusso – dopo un 2024 “piatto”, ha ricordato Comito, rischia quest’anno di registrare una flessione stimata tra il 7 e il 9%. Un’inversione di tendenza rispetto alle crescite più che lusinghiere del passato che gli analisti, rimandando a scenari visti solo in epoca Covid, definiscono “epocale”.
Il peggioramento del sentiment generale, sulla scia di eventi macroeconomici e geopolitici che hanno tolto certezze ai consumatori e frenato gli acquisti, è comunque solo una faccia della medaglia: emergono infatti segnali positivi da rintracciare soprattutto nella straordinaria resilienza del settore e nella voglia di cambiare strategie per affrontare il nuovo contesto. Ed emergono anche iniziative ambiziose, come quella di Ingenium, patrocinata dal Mimit, che punta alla competitività cercando di modificare approcci e paradigmi aziendali consolidati. Come? Adottando modelli di innovazione aperta che sfruttano driver tecnologici come l’Intelligenza Artificiale, la Blockchain, la Mixed Reality e il 3D, per dare il via a processi che interessano tanto i grandi brand quanto le piccole e medie imprese del comparto, purché interessate ad accelerare la trasformazione digitale e circolare.
“Una piattaforma legata ai principali attori del Lifestyle allargato, che sfrutta i driver tecnologici, incentivando lo sviluppo di progetti pilota e startup e coinvolgendo sulla formazione anche le Università, può creare un ecosistema che porta crescita sostenibile, competitività e nuove professionalità”, spiega Stefano Galassi, Founder & Ceo di Limitless Innovation. L’Italia con la sua impareggiabile capacità creativa e con la sua tradizione del saper fare ha già due ‘plus’ che le permettono di produrre ad altissimo valore aggiunto. Oggi – prosegue – “possiamo completare ed arricchire questo patrimonio con tecnologie che ci permettono di aumentare i modelli di business, i modelli di servizi e di marketing”. Secondo i promotori dell’iniziativa l’importante, insomma, è dare il via a un processo di trasformazione costante, “senza linea di partenza né di arrivo”. In questo senso, chiarisce Galassi, “bisogna essere consapevoli di dover affrontare un cambio culturale, prim’ancora di un cambio di modello di business”.
Soprattutto il settore del Lusso, confermano gli addetti, è da sempre restio all’innovazione: un atteggiamento conservativo che, nell’attuale congiuntura, auspicabilmente avrà i giorni contati. È Laudomia Pucci, presidente di Emilio Pucci Heritage, a ricordare a una platea selezionatissima di rappresentanti istituzionali e leader di settore, come l’Italia sia, anzitutto, una super potenza culturale e come l’innovazione possa essere utilizzata anche per l’arricchimento del nostro patrimonio: “abbiamo l’oro in mano – ha constatato – ma non sappiamo come trasmetterlo ai giovani”. In un Paese che, tra l’altro, sta facendo i conti con un inesorabile declino demografico, le nuove tecnologie diventano strumenti essenziali di trasmissione del sapere. E se per secoli i creativi italiani hanno dato risposte, oggi – scandisce Laudomia Pucci – i nostri ragazzi dovranno imparare a porre domande e studiare il passato per poterlo a loro volta trasmetterlo.
Dario Dessi – già manager per la trasformazione digitale da Giorgio Armani e consulente per l’innovazione alla Ferrari di Maranello - non esita a definire la capacità di mettersi in discussione e di fare squadra le due chiavi per il successo di un gruppo, ammesso che quest’ultimo sia consapevole di come la tecnologia può abilitarlo a raggiungere il risultato. La sfida principale della nuova piattaforma per la creazione di un ecosistema collaborativo? Sarà quella di spiegare, formare, trasmettere e, in ultimo, preparare le aziende alla “gara”. “Innovare – chiarisce Dessi - non significa asfaltare o sostituire la tradizione ma amplificarla”. E per amplificarla, tutti, a partire dalle istituzioni, devono partecipare al processo come ha ricordato la sottosegretaria del Mimit, Fausta Bergamotto perché “il futuro del Made in Italy passa anche dalla capacità di fare sistema e le istituzioni in questo percorso devono e vogliono essere presenti”.
Consapevolezza del passato e apertura all’innovazione. Condivisione dei saperi, partecipazione ai processi di trasformazione e gioco di squadra: solo così le nostre eccellenze potranno continuare a creare valore. Col buono o col cattivo tempo.
25 giugno 2025
25 giugno 2025