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28 giugno 2022
di Laura Antonini

Il profumo della storia

L'Officina Santa Maria Novella
L'Officina Santa Maria Novella
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Un primato tutto italiano che affonda le sue origini nel Medioevo. Una storia antica, fatta di erbe aromatiche, miscele di bacche, foglie e petali di fiori tipici dei colli toscani e ancora distillati e pomate, acqua di colonie che regine e attrici da secoli adorano e si fanno spedire in pacchi da sogno dal negozio-museo di via della Scala 16 a Firenze nel mondo. E’ quella dell’Officina del Profumo di Santa Maria Novella che dal 1221 crea, produce e distribuisce profumi e cosmetici di alta gamma, derivanti dalle sue origini come farmacia conventuale dei frati domenicani.

Nel 2020 questo presidio del made in Italy è passato di mano dall’ingegnere Eugenio Alphandery imprenditore che nel 1989 rilanciò gli antichi preparati a Italmobiliare, società milanese (investing holding di marchi del Made in Italy) guidata dalla famiglia Pesenti. Un’avventura complessa da sempre intrecciata alla storia come alla città di Firenze che prese vita grazie all’opera di una piccola comunità di frati domenicani arrivati in quella che diventerà la capitale del Rinascimento, da Bologna, nel novembre del 1221.

 

Fu il vescovo Giovanni da Velletri a donare loro nell’area dove sorgeva la Chiesa di Santa Maria delle Vigne, un terreno che abbandonato durante il periodo dell’alto Medioevo riprese vita proprio grazie alla loro cura e  alle loro coltivazioni. Un rinnovamento e un risanamento che valse poi alla chiesa che qui si trovava il nome di Santa Maria Novella.

Caterina dei Medici andata in sposa ad Enrico di Valois commissionò proprio a loro la fragranza ancora oggi best seller dell’officina del Profumo: l’Acqua della Regina

I domenicani ancora così presenti in questa storia secolare anche solo nel logo del marchio, uno scudo cappato di nero e bianco raffiguranti un sole e una stella, erano capaci di trasformare i “semplici”, cioè delle erbe e piante medicinali, in prodotti per la piccola infermeria del convento. Crearono pomate, unguenti, elisir a scopi curativi per la loro comunità.

Fu questo l’inizio di un cammino lungo 800 anni che dal medioevo si è affermato nel Rinascimento, quando Caterina dei Medici andata in sposa ad Enrico di Valois commissionò proprio a loro la fragranza ancora oggi best seller dell’officina del Profumo: l’Acqua della Regina. La sua fragranza di agrumi, che racchiudeva l’eleganza e la grazia di Firenze, conquistò le corti di Francia, elevando al contempo il ruolo della corte medicea.

Nel 1542 l’antica farmacia Venne quindi aperta al pubblico, gestita da un farmacista laico, ed è solo nel 1612 che prende il nome di Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, così come lo conosciamo oggi. In un intreccio di eventi che ha visto questa realtà sempre in dialogo con la città di Firenze e la storia d’Italia dal Granducato mediceo a quello lorenese, fino all’avvio del Regno d’Italia.

L’Ottocento è il secolo in cui per due volte l’Officina passa dai frati domenicani alla proprietà pubblica. La prima volta per i decreti napoleonici che sopprimevano tutti gli ordini religiosi, mentre la seconda volta, quella definitiva, nel 1866 con l’Unità d’Italia. Ma l’Ottocento è anche il secolo in cui l’Officina viene trasformata nella disposizione e negli arredi, mentre i suoi prodotti ottengono riconoscimenti internazionali.

E’ l’epoca in cui cosmetici e prodotti della cura della persona diventano popolarissimi: quegli stessi prodotti che ancora oggi si possono ammirare nella bellissimo negozio al civico 16 di Via della Scala, un vero e proprio spazio museale che chi arriva in città non manca di visitare e dove l’atmosfera sembra sospesa nel tempo. Soffitti affrescati, pavimenti in marmo, vasi del 1600 e arredi antichi e la sacrestia della cappella di S. Niccolò usata dal seicento che venne ribattezzata "stanza delle acque" impreziosita dagli affreschi di Mariotto di Nardo attivo tra il 1394 ed il 1424, raffiguranti la "Passione di Cristo".

Nella sala vendita si trovano ancora prodotti iconici come i famosi Pot-pourri racchiusi in preziosi sacchetti di seta nei colori blu bordeaux e verde, ricamati a mano, la confezione di ‘Polvere per bianchire le carni’ a base di polvere d’ireos che profuma di mandorla e delicatamente esfolia la pelle.

La nuova proprietà lo scorso autunno ha soffiato sui primi 800 anni di storia per celebrare quello che si può definire “il più antico heritage brand al mondo"

Ancora l’acqua di Rose dal 1381, amata per le sue proprietà astringenti, rinfrescanti e tonificanti o i Sali di lavanda, antico medicamento delle vecchie farmacopee, conosciuto per le sue proprietà stimolanti dovute all’odore pungente dell’ammoniaca associato a quello fresco della lavanda usati come rimedio agli svenimenti.

E come non ricordare anche l'alkermes, il liquore mediceo. Ma quella dell’Officina è una storia anche proiettata nel futuro. La nuova proprietà lo scorso autunno ha soffiato sui primi 800 anni di storia per celebrare quello che si può definire “il più antico heritage brand al mondo”.

A Firenze è stato aperto un nuovo negozio in via dei Tornabuoni e solo da qualche settimana è stata lanciata “L’Iris”, la prima Eau de Parfum della Maison fiorentina. “Abbiamo voluto ripartire dalle radici, le nostre e quelle della farmacopea: il fiore simbolo di Firenze è, non a caso, una materia prima estremamente complessa” – racconta Gian Luca Perris, CEO di Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella e naso creatore de L’Iris Eau de Parfum -  Un profumo senz’altro ambizioso, che ruota intorno ad un ingrediente preziosissimo: occorrono ben 6 anni di crescita e maturazione prima di poter estrarre il prezioso burro dall’iris .

“L’Iris” - sì, il nome scelto per il profumo è proprio quello che porta l’articolo determinativo - è un viaggio sensoriale di eccezionale eleganza, che sa essere intenso e penetrante per chi già conosce i misteri dell’arte della profumeria, ed ugualmente ammaliante per chi invece inizia ora ad avventurarvisi. Ricorda le praterie primaverili ma anche le vellutate notti estive, e ci invita a salpare verso un orizzonte che è al contempo irraggiungibile e circoscritto alla nostra coscienza”.

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