Sapete dov’è il Tempio di Minerva Medica? E l’Arco di Malborghetto? E sapete che le colline brulle a Roma Ovest, oltre Casalotti, ospitano un cimitero di elefanti del pleistocene? La Capitale sconosciuta, fertile di stratificazioni che raccontano epoche su epoche è la protagonista di una docu-fiction in quattro episodi che ha un produttore eccezionale, nel senso di non usuale. La Soprintendenza speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, che ha elaborato il progetto reinventando il modo con il quale raccontate l’archeologia. Un’opera presentata in anteprima nella cornice della Festa di Roma – sezione Freestyle - dove è stato applaudita da una platea con molti giovani.
E infatti rivolto ai giovani soprattutto il lavoro, intitolato “Uncovered Rome”. Giovane è il protagonista, l’attore Giuseppe Lino. Il quale ha un comprimario nel cane Kyria, che si porta appresso nei suoi viaggi di conoscenza della città e che è nella realtà il suo cane. E “visionari” sono gli artefici della serie, che ibrida cinema e social-media: Alessio De Cristofaro, l’ideatore, Giulia Randazzo, la regista, gli sceneggiatori, i soggettisti.
Dunque, torniamo al Tempio di Minerva Medica. E’ un grande rudere del IV secolo, in via Giolitti, accostato ai binari della ferrovia. All’ombra di un edificio di architettura razionalista, la torretta piezometrica progettata da Angiolo Mazzoni, non riesce quasi ad attirare l’attenzione di pedoni e automobilisti. La sua forma circolare, la cupola sfondata ma di considerevoli dimensioni (la terza per grandezza dopo quella del Pantheon e delle Terme di Caracalla), il sapiente gioco delle nicchie semicircolari non attira l’attenzione che dovrebbe perché il monumento è decontestualizzato, quasi uno spartitraffico tra binari e palazzi. Il nostro protagonista ne sa di più dal racconto dell’archeologa con la quale ha appuntamento per la prima tappa del suo impegno: fotografo per caso, è diventato content creator, ha vinto un concorso per raccontare via social siti antichi “uncovered”. Riflette sulla capacità della foto di guardare verticalmente e non solo orizzontalmente. Rimane assorto nei suoi pensieri, nelle sensazioni che l’impatto con l’antico gli suscita. Non solo avvenimenti, anche persone, quelle che incontra nel suo peregrinare in una città che solo adesso frequenta. Ecco nei giardini multietnici di piazza Vittorio un gruppo di donne cinesi che la mattina presto fa ginnastica, movimenti lenti e aggraziati. Ed ecco il mercato dell’Esquilino, le facce dei rivenditori che sfondano la macchina da presa raccontando il proprio modo di essere e di vivere.
Altri Virgili il nostro – che ha un alter ego su Instagram, dal nome @TutteLeStrade - conosce nelle tappe successive. Al Drugstore Museum, zona Portuense, lo sfondo del Gazometro, si imbatte in un’altra giovane archeologa che gli racconta la metamorfosi di quel luogo: un locale per i ragazzi del quartiere, tra birra, canne e incursioni notturne della polizia. Poi supermercato. Infine – messa in luce una necropoli che vanta tra l’altro in via Ravizza, al piano garage di un condominio, una Tomba dell’Airone da sindrome di Stendhal - centro di aggregazione di persone contente di leggere, parlare, in un contesto inusitato.
L’Arco di Malborghetto e la villa di Livia, tra Prima Porta e la via Flaminia, sono un colpo al cuore per quanto hanno alle spalle. La seconda fu la residenza fuori città della sposa del primo imperatore di Roma. E la pingue gallina che passeggia sull’erba pare replicare quella lasciata cadere da un’aquila, secondo una leggenda narrata da Plinio, con un ramoscello di ulivo nel becco, suggerendo la pacifica aura del secolo di Augusto. Il primo è invece il luogo dove s’acquartierarono le truppe di Costantino prima della Battaglia di Ponte Milvio: in quel corrusco 312 dopo Cristo, in procinto di affrontare il colossale esercito di Massenzio, il condottiero imperatore ebbe in sogno la fatale visione di una Croce nel cielo del tramonto con la scritta “in hoc signo vinces”. E vinse, nel nome di Cristo, spalancando le porte alla religione cristiana nell’Urbs pagana. L’arco in memoria dell’evento ora ha i fornici tamponati e nei secoli fu dimora diversamente usata. Chiesa fortificata, casale, stazione di posta, ricovero di armenti e di banditi, da cui il sinistro nome di Malborghetto. Un’altra presenza incuriosisce il giovane esploratore digitale: una signora con i capelli grigi che guida gruppi di lettura lì, nei prati verdi. Aveva una libreria, ci ha buttato dentro tutti i suoi soldi, ora i libri li fa girare ottenendoli e offrendoli gratis a chi vuole apprezzarli. In una piccola pila il nostro protagonista ne sceglie uno di Ennio Flaiano.
Gli farà compagnia nel viaggio in treno – @TutteLeStrade si muove sempre su rotaie o in metro – per raggiungere il posto più strano, a partire dal complicato nome, la Polledrara di Cecanibbio.
Dove sia e che cosa sia non lo sa neanche il sedicente sindaco di Casalotti, dal quale il nostro protagonista si muove. Un posto sperduto tra Boccea e Aurelia, che raggiunge in bicicletta, presa in fretta e furia da un casale una volta abitato da contadini che il Duce portò al Sud dal Veneto, costituendo colonie povere e solidali, che una serie di fotografie sbiadite raccontano. Storie del Novecento, e storie di 325-310 mila anni fa. Alla Polledrara il giovane ha un appuntamento con una paleontologa. La studiosa mostra scheletri di tre elefanti, le lunghe zanne, e spiega che gli animali – sono stati rinvenuti anche resti di bue, cervo, bufalo, rinoceronte - seguendo un corso d’acqua si impantanarono proprio qui, trovando la morte.
Echi e visioni si affastellano, i primi piani di @TutteLeStrade restituiscono emozioni e viaggi esistenziali.
20 ottobre 2025
20 ottobre 2025