“Sali sul tram numero quattordici e sei destinato a scendere/in un tempo che hai misurato mille volte ma non conosci veramente,/osservi in alto lo scorrere dei fili e in basso l’asfalto bagnato,/l’asfalto che riceve la pioggia e chiama dal profondo,/ci raccoglie in un respiro che non è di questa terra, e tu allora guardi l’orologio, saluti il guidatore./”. Poesia a Milano è accucciarsi su un tram ansante con l’ombrello che sgocciola ancora e srotolare lentamente sui binari i propri pensieri.
I cittadini amano così di cuore i loro tram che organizzano raccolte di firme quando l’Atm vuole mandare in pensione quelli più antichi e con l’azienda che gestisce il trasporto da 91 anni tengono un dialogo continuo, di elogio, critica, consiglio per migliorarsi.
Poesia a Milano è accucciarsi su un tram ansante con l’ombrello che sgocciola ancora e srotolare lentamente sui binari i propri pensieri
‘People between lines’ è un libro fotografico regalato dall’azienda che porta in giro la città ai passeggeri in digitale e su carta a collaboratori, società amiche e ospiti.
Tra le linee, sui mezzanini, al volante, dietro le quinte, ad aggiustare i pezzi rotti, ad aiutare i clienti, a rinnovare abbonamenti o rifarli ai distratti che li perdono c’è una folla di volti e di sguardi febbrili tanto lo sono quelli di chi afferra di corsa un bus, un tram, la metro. Ottantaquattro di queste persone delle diecimila dell’Atm sono state fotografate da Gabriele Micalizzi e narrate anche nella vita intima da Enrico Del Buono come “elementi unici in grado di far muovere la città”.
Come Emanuela Diana, 20 anni, perito elettrotecnico da Napoli a Milano a seguito del papà autista, a cui piace “sporcarsi le mani, avere la possibilità di scoprire nuove fantasticherie elettroniche nelle vetture”. O Michele Maragliotta, istruttore per conducenti di bus elettrici, fisico sottile e mani delicate per guidare un mastodonte da tredici tonnellate.
Ha iniziato 23 anni fa e sa dire come è cambiato il suo mestiere: “E’ cresciuto progressivamente il numero delle donne e la mia soddisfazione più grande è vedere dopo le tre settimane di corso che gli aspiranti autisti accostano sempre più vicino al marciapiede, frenano con sempre più dolcezza e aiutano con sempre più sicurezza le persone in difficolta”.
Vediamo come finisce il viaggio di Milo De Angelis. “Tutto è come/sempre/ma non è di questa terra e con il palmo della mano pulisci il vetro dal vapore, scruti gli specchi che corrono/sulle rotaie e quando sorridi a lei vestita di amaranto/che scende in fretta i due scalini/fai con la mano un/gesto/che sembrava un saluto ma è un addio”.
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