instagram
10 maggio 2023
di Annalisa Cretella

 Nuovo design per il Museo del Design

twitterfacebook

Il primo approccio è con la “lampada da terra con funzione di manichino” di Luciano Baldessari del 1926 e la “sedia per sala da pranzo con orecchie” di Pino Pizzigoni del 1927. Poi le scarpe di Vitale Bramani con la scuola suola vibram del 1937. E ancora la lampada di Roberto Menghi del 1948 “Libra lux”, in ottone che introduce il movimento nell’opera studiata in modo che poteva essere alzata, inclinata, appoggiata in diverse posizioni, e la macchina per cucire disegnata da Joe Ponti nel 48, la “Visetta”.

Di un bel rosso acceso, la macchina professionale per caffè espresso Cimbali disegnata da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1962, che per la prima volta utilizza ampie superfici colorate serigrafate. Con oltre 300 oggetti "per ritrovare sapori, comportamenti, ciò che siamo, la nostra vita quotidiana" il Museo del Design Italiano, diretto da Marco Sammicheli, si presenta con una veste rinnovata, "come un codice Dna", con una nuova selezione di oggetti e un allestimento, progettato da Paolo Giacomazzi Design Studio, in occasione del centenario di Triennale Milano.

Il Museo del Design, dal 15 aprile propone questo percorso che parte dalla fondazione dell’istituzione nel 1923 arrivando ai giorni nostri. Collocato come in precedenza nella Curva – oltre 1.300 metri quadrati al piano terra del Palazzo dell’Arte – riunisce i pezzi scelti tra i 1.600 che compongono le collezioni dell’istituzione e altri in prestito da importanti collezioni private. "Ho scelto come approccio - spiega Sammicheli - la cultura generativa degli interni. Quello che spesso singoli progettisti, architetti e designer facevano per le grandi famiglie italiane, grazie alla scommessa degli imprenditori, diventavano qualcosa non più per il privato, ma per la comunità. Questa volontà di vedere il mondo che non ancora esisteva è il segreto del nostro design".

Quello che spesso singoli progettisti, architetti e designer facevano per le grandi famiglie italiane, grazie alla scommessa degli imprenditori, diventavano qualcosa non più per il privato, ma per la comunità.

Entrando nel museo, lungo la curva al piano terra c'è un fiume di oggetti che ci riportano indietro nel tempo, interrotto da diverse costruzioni che ospitano: tre case, un ufficio, un garage, uno studio di un designer e un grande ziggurat. "Grazie alla generosità di alcune famiglie - continua Sammicheli - che hanno scelto Triennale come ricettore dei loro patrimoni, oggi siamo nelle condizioni di mostrare al pubblico 100 anni di storia".  Ogni ‘pezzo’ porta con sé un ricordo, come la Superonda di Poltronova del 1967 un blocco di poliuretano espanso che diventa un lucido divano, o la Fiat 500 modello D, del 1964 disegnata da Dante Giacosa.

New entry anche la Lambretta del 1953, primo modello prodotto di Pierluigi Torre e Cesare Pallavicino, e la mitica Vespa 125 ideata da Corradino d’Ascanio nel 1951, protagonista di tanti film a partire da Vacanze Romane. Chi non ricorda la scena con  Audrey Hepburn e Gregory Peck che in sella alla Vespa se ne vanno in giro per le strade di Roma? Da allora è diventata uno status symbol. E, avviandoci verso l’uscita, ci si sorprende, ma non troppo visti i passi avanti della tecnologia, a trovare anche il “Rotor”, il telefono pubblico, quello arancione, funzionante con monete o con gettoni telefonici del valore di 200 lire, progettato da Rodolfo Bonetto nel 1987 per Sip.

Questo allestimento offre anche una ulteriore novità, la Design Platform: uno spazio destinato ad accogliere mostre temporanee con un focus sul design di oggi e che occuperà la porzione finale della Curva. La prima esposizione ad aprire è Text (fino al 17 settembre), che racconta il comune atteggiamento di stilisti e designer di fronte alla progettazione del testo, delle interfacce e dei tessuti. Seguirà da ottobre 2023 a gennaio 2024 una mostra dedicata ad Alberto Meda. “Il legame tra la storia del design italiano e quella di Triennale è indissolubile - ha osservato Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano - fin dalla sua istituzione, ormai un secolo fa, Triennale è sempre stata un centro nevralgico per il dibattito e la definizione del concetto stesso di design, in tutte le sue forme. Proprio per questo, dopo aver dato un assetto permanente alla struttura espositiva del Museo del Design Italiano, abbiamo deciso di rinnovarlo ulteriormente”.

Triennale è sempre stata un centro nevralgico per il dibattito e la definizione del concetto stesso di design, in tutte le sue forme

L'allestimento di Giacomazzi, che resterà per i prossimi due anni, segna anche dei ritorni, come i fregi bronzei di Fausto Menotti, e degli ingressi: nel museo ci sarà spazio anche per la moda e per la pubblicità. "Penso ad autori come Armando Testa, che per me devono albergare all'interno della collezione permanente del Museo del design, perché alcune classificazioni come la comunicazione e la pubblicità, spesso posizionate in maniera subalterna, non possono essere più tali. Quella di Armando Testa per esempio, era un'arte plastica a favore del mondo. Così come una giacca di Armani e un tessuto di Missoni".

Seguici su

instagram