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12 gennaio 2023
di Guendalina Dainelli

Semplicemente Gae

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Gli elementi rossi della facciata, che omaggiano le tradizionali lacche giapponesi, rendono il complesso un punto di riferimento in città. Il rivestimento in pietra ricorda la muratura a secco dell’architettura fortificata giapponese, mentre il motivo a scacchiera cita le porte scorrevoli ricorrenti in estremo oriente. Riconoscibile anche a distanza, l'Istituito Italiano di Cultura di Tokyo, in Giappone, è l’edificio progettato e completato nel 2005 da Gae Aulenti, dimostrazione tangibile dei chilometri percorsi dall’arte poliedrica della progettista italiana.

A dieci anni dalla sua scomparsa, fino al 12 marzo 2023, l'Istituto le rende omaggio con la mostra "Gae Aulenti. Uno sguardo sul Giappone e sul mondo", curate da Nina Artioli, direttrice dell’Archivio Gae Aulenti, presentando oltre 100 opere, inclusi disegni originali, fotografie, modelli e materiali architettonici, in un itinerario fra architettura e design. 

Ha girato tutto il mondo per lasciarvi inconfondibili tracce architettoniche

Gaetana Emilia Aulenti, classe 1927, un dna che abbraccia l’Italia intera, nata a Udine da genitori provenienti dal Sud Italia, milanese per adozione artistica, ha girato tutto il mondo per lasciarvi inconfondibili tracce architettoniche. Dopo la laurea al Politecnico di Milano entra nel movimento Neoliberty degli anni ’50. Non era certo facile in quegli anni emergere in un ambiente appannaggio del dominio maschile. Ma cruciali furono la collaborazione iniziale con la rivista di architettura Casabella e con il direttore dell’epoca, Ernesto Nathan Rogers, che si fece conoscere a livello mondiale con il progetto della Torre Velasca, nel centro di Milano. Gae, infatti, amava ripetere che divenne architetto in reazione ai genitori che la volevano una “signorina per bene”: "L’architettura è un mestiere da uomini ma ho sempre fatto finta di nulla".

Dall’allestimento scenografico, al restauro architettonico e all’industrial design, riteneva che "l’architettura appartiene alla città e il contemporaneo deve integrarsi con il passato". Piazzale Cadorna, a Milano, ne è una conferma lampante, con pensiline che ricordano le stazioni dell’ottocento e la scultura centrale, opera di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen. Un gigantesco ago con filo colorato e un nodo, un’istallazione vivace che voleva spezzare la severità milanese, elogiandone la laboriosità e la proiezione verso il futuro.

"L’architettura appartiene alla città e il contemporaneo deve integrarsi con il passato"

I progetti più famosi di Gae Aulenti, a livello mondiale, sono di sicuro gli interventi nel campo dell'architettura museale, come il progetto del Centre Pompidou a Parigi. Un terreno sul quale ha saputo offrire anche importanti esempi di riconversione di strutture importanti. A un passo dall'essere demolita, sempre a Parigi, la stazione ferroviaria d'Orsay è stata convertita nell’omonimo Museo proprio sotto la sua direzione, che le è valsa la Legione d’Onore.  L'Asian Art Museum di San Francisco ha trovato nuova vita dopo essere stato una biblioteca. E l’elenco include anche l’ex stazione della Leopolda a Firenze, il recupero delle Scuderie del Quirinale di Roma e di Palazzo Grassi a Venezia.

Ma la sua carriera ha spaziato ben oltre l’architettura, con progetti di interior design identificati oggi come icone contemporanee. Alcuni di essi fanno parte della collezione permanente del Museo del Design Italiano di Triennale Milano quali la poltrona Sgarsul, realizzata nel 1962 per Poltronova, la lampada Pipistrello, ideata nel 1965 per Martinelli Luce e Tavolo con Ruote, pensato nel 1980 per FontanaArte.

Forse meno nota al grande pubblico, merita una menzione anche la sua passione per gli allestimenti teatrali, sempre con collaborazioni importanti, come il regista Luca Ronconi. Già affermata a livello internazionale, Gae si dedico’ anche al decoro di famose opere liriche, fra cui “La donna del Lago” di Rossini, “La fiaba dello zar Saltan” di Rimskij-Korsakov, “Elettra” di Strauss, il “Re Lear” di Shakespeare, in cui esercito’ la sua particolare maestria nell’uso di colori e di forme suggestive capaci di stimolare l’immaginazione degli spettatori.

Gae era prima di tutto un’intellettuale. E l’Istituto da lei progettato in Giappone, un ponte culturale

Per il 2024, Triennale Milano e Archivio Gae Aulenti annunciano una retrospettiva dedicate all’artista. E anche gli schermi televisivi e cinematografici torneranno ad omaggiarla, con il documentario “Sinceramente, Gae”, prodotto da Sky Arte e già presentato al Milano Design Film Festival. Amata e sovente ricordata in Italia, la sua attività resta forse ancora poco nota in Giappone, nonostante iI riconoscimento del 1991, il prestigioso Premio Imperiale.

 

Attenta osservatrice del mondo e della società contemporanea, il valore culturale sotteso a tutte le sue opere fa parte della sua generosa legacy. Per questo Silvana De Maio, direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, precisa: "La mostra presso l’Istituto Italiano di Cultura che ha progettato non pretende di trattare del suo lavoro come architetto e designer a tutto tondo ma, oltre a fare uno zoom su quanto lei ha progettato in Giappone, suggerisce un approfondimento sul suo interesse e sulla sua attenzione all’Asia e alla sua arte". Gae era prima di tutto un’intellettuale. E l’Istituto da lei progettato in Giappone, un ponte culturale.

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