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23 marzo 2023
di Guendalina Dainelli

Italia Cinquanta

Piero Fornasetti, Sedia Sole, anni’50. Milano, Archivio Fornasetti © Courtesy Fornasetti 
Piero Fornasetti, Sedia Sole, anni’50. Milano, Archivio Fornasetti © Courtesy Fornasetti 
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È il decennio dorato del riscatto, del rinnovamento, del baby boom, che arriva prima delle lotte di classe degli anni ’60 e ’70 e dopo un ventennio di ridotte libertà di espressione. È il decennio che, dopo le due Grandi guerre, nel grande fervore che arriva da oltreoceano, ha forse anche cullato la successiva grande rivoluzione sociale e di genere a colpi di piccole rivoluzioni domestiche e quotidiane, come l’arrivo dei primi elettrodomestici: la lavatrice che sgravava il lavoro delle donne o la televisione, con i primi programmi Rai di informazione e intrattenimento trasmessi in Italia proprio dal 1954. Sono gli anni della nascita di uno stile, quello che poi sarebbe diventato il “Made in Italy”.

A Gorizia, dal 21 marzo al 27 agosto 2023, apre al pubblico la mostra “Italia Cinquanta. Moda e design. Nascita di uno stile”, promossa e organizzata da ERPAC FVG – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, attraverso il suo Museo della Moda e delle Arti applicate di Gorizia. Si potrà ammirare nel Palazzo Attems Petzenstein, cuore della futura Capitale europea della cultura insieme a Nova Gorica nel 2025.

L’arco temporale preso in esame è idealmente quello che intercorre tra le elezioni del 18 aprile 1948 e le Olimpiadi di Roma del 1960, un periodo di rinascita economica e culturale, di grande fecondità sia dal punto di vista industriale che artistico e artigianale, momento aurorale del design italiano, delle arti applicate, della moda. Nuovi professionisti appaiono sulla scena con idee che continuano a fare scuola anche oggi.

L’arco temporale preso in esame è idealmente quello che intercorre tra le elezioni del 18 aprile 1948 e le Olimpiadi di Roma del 1960, un periodo di rinascita economica e culturale, di grande fecondità sia dal punto di vista industriale che artistico e artigianale, momento aurorale del design italiano, delle arti applicate, della moda

È un mondo senza spigoli o quasi, quello degli anni Cinquanta, un mondo che comunque non resiste al fascino delle curve, a cui si prestano i nuovi materiali utilizzati, spesso trasferiti dall’industria militare al settore dell’arredamento, come la gommapiuma. Ma entrano in scena anche vimini, plastica, vinile. Sono materie duttili che coniugano l’idea di funzionalità a un nuovo concetto estetico, una maggiore comodità a minor prezzo, sempre più accessibile al nascente pubblico di massa, a cui si rivolgono i primi arredi prodotti in serie.

La mostra presenta una sezione dedicata al design e alle arti applicate che spazia dai mobili alle lampade, dalle ceramiche ai vetri, dai metalli alle stoffe d’arredamento, ai tappeti e agli arazzi, scegliendo tra le eccellenze più esemplificative del periodo, sia dal punto di vista creativo che innovative.

Spiccano i mobili disegnati da Franco Albini, Gio Ponti, Osvaldo Borsani, Gastone Rinaldi, Marco Zanuso, Vico Magistretti, Cassina, Fornasetti, Fontana Arte, insieme alle lampade all’avanguardia di Gino Sarfatti, dei fratelli Castiglioni, le ceramiche affidate alla produzione industriale da Guido Andloviz, Antonia Campi, Giovanni Gariboldi, Piero Fornasetti, Ettore Sottsass e quelle più “di nicchia” create da Guido Gambone, Guerrino Tramonti, Salvatore Meli, Pietro Melandri. Non mancano stoffe, tappeti e arazzi: dalla rutilante fantasia di Piero Fornasetti ai bozzetti, ai tessuti e agli arazzi di Oscar e Fausto Saccorotti, Enrico Paulucci ed Emanuele Rambaldi per MITA, i cotoni stampati di JSA e della MTS, i tappeti “d’autore” del laboratorio di Renata Bonfanti.

Si può dire che il 1951 sia la data di nascita ufficiale della moda italiana, grazie all’iniziativa illuminata di Giovan Battista Giorgini, tra i “padri” del Made in Italy. Discendente di un’antica famiglia nobiliare Toscana, ebbe l’intuizione di riunire a Firenze i più importanti talenti creativi del momento determinati a prendere le distanze da Parigi, sin dal Settecento patria della moda. Cominciava così la favolosa stagione della Sala Bianca di Palazzo Pitti, scenografia d’eccezione di sfilate che ponevano le basi dell’Italian Fashion, guardando da subito al mercato straniero e in particolare americano. Un decennio così fecondo che vede Valentino aprire il suo atelier a Roma in via dei Condotti nel 1959.

Un decennio così fecondo che vede Valentino aprire il suo atelier a Roma in via dei Condotti nel 1959

La mostra propone quindi anche una selezione dei più significativi modelli del periodo, abiti e accessori, tra i quali creazioni di Emilio Pucci, Emilio Schuberth, Roberto Capucci, Simonetta, Alberto Fabiani, Sorelle Fontana, Jole Veneziani, Gattinoni, Biki, Curiel, Marucelli, Gucci e Salvatore Ferragamo. Stilisti che hanno vestito le stelle del cinema hollywoodiano come Ava Gardner, Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, oltre a dive nazionali come Sophia Loren, Gina Lollobrigida ed Elsa Martinelli. Donne che, dopo il rigore delle guerre, esprimono una femminilità “morbida”, che esalta le curve voluttuose dei fianchi e dei seni, le capigliature cotonate, ma per la prima volta corte, uno tra i primi segni dell’emancipazione a venire.

Infine, contribuiscono a ricreare l’atmosfera degli anni del boom alcuni esempi iconici di design industriale, come il televisore orientabile Phonola 17/18 del 1956, l’orologio meccanico Cifra 5 di Solari e inoltre la macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 del 1950 e la macchina da cucire Necchi Mirella del 1957, entrambe disegnate da Marcello Nizzoli e premiate con il Compasso d’Oro, il più autorevole premio mondiale di design, istituito proprio nel 1954.

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