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26 gennaio 2023
di Maria Rita Nocchi

Castelli in aria, 21 anni di scene a Sanremo

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Il Pantheon per cinque giorni "trasloca" a Sanremo. È una cupola, infatti, la spettacolare innovazione scenografica del settantatreesimo Festival della canzone italiana. A differenza di quella del più celebre monumento romano, la cupola di Sanremo sarà un tripudio di luci colorate. A mostrarla in anteprima è stato il conduttore Amadeus, nel corso di un intervento in diretta allo show di Fiorello, 'Viva Rai2!' ma si è trattato solo di un piccolo 'assaggio' dell’emozione che vivremo quando si alzerà il sipario. 

Ne abbiamo parlato con Gaetano Castelli, scenografo di fama internazionale: è lui che dal 1987 firma gli impianti scenografici di Sanremo, da nove anni affiancato dalla figlia Maria Chiara. “Quel video non rende giustizia. Sono al mio ventunesimo Festival, e credo di poter dire che questa è una delle realizzazioni più imponenti mai viste all’Ariston. Al punto che il sindaco di Sanremo, pur giudicandola stupenda, appena entrato all'Ariston ha espresso il timore che avessi sottratto alcune poltrone al pubblico. Invece non è così, al contrario. Quest’anno ci sono 28 posti in più”.

A che cosa vi siete ispirati, lei e sua figlia, nel realizzare questa nuovo lavoro?

“Volevo uno scenografia che sapesse fare sognare ed emozionare il pubblico, desideroso di un momento – seppure breve - di serenità. L’idea della Cupola, a dire la verità, l’ha avuta Amadeus e l’ha comunicata a me e al regista Stefano Vicario quasi un anno fa, non appena ha accettato di condurre nuovamente il Festival. Ci siamo messi subito al lavoro: tutta la scenografia arriva all’altezza massima di 14 metri, per una lunghezza di 20 metri. La Cupola ha fasce aggettanti di luci: ogni linea è collegata a un computer e può scomporsi in diversi disegni luminosi, coordinandosi con il ritmo della musica. Prendiamo ad esempio la canzone di Madame, molto ritmata. Non può essere accompagnata da colori leggeri e fermi, scenografia e musica devono diventare tutt'uno. Il risultato è un caleidoscopio di immagini che cambia continuamente”.


Quali altre novità dobbiamo aspettarci?

“L’ingresso all’Ariston sarà maestoso. Ho inventato dei nastri che contengono led luminosi che partono dalle pareti del teatro e toccano il soffitto, avvolgendo l’orchestra. Ciò creerà una sorta di effetto tunnel prima di arrivare al sipario, che si alzerà rivelando la Cupola. Inoltre, ho messo al bando il colore nero, che imperversa oramai nelle televisioni, facendole somigliare alle discoteche. Non è adatto per una serata dalla quale la gente si aspetta leggerezza".

Lei ha una grande esperienza, ha viaggiato molto, come è cambiato il mondo della scenografia? 

"Io sono abituato ai grandi varietà dell’epoca d’oro della televisione italiana, ho lavorato con un mito come Antonello Falqui. Dobbiamo far capire l’importanza della scenografia tradizionale in quanto può fare da supporto alla tecnologia sempre più sofisticata che abbiamo oggi. Ne parlavo proprio qualche giorno fa con Dante Ferretti, mio compagno di studi all’Accademia di Belle Arti. È importante salvare l’artigianalità e la creatività di questo lavoro, e quindi mantenere in vita i laboratori, le sartorie, proprio oggi che la tecnologia la fa da padrona. All’estero cercano la scenografia italiana, perché apprezzano la nostra sensibilità artistica, il nostro saper realizzare scene scultoree. Se i nostri artigiani non fossero più capaci di far questo, si perderebbe un patrimonio di conoscenza". 


Lei è un pittore, quanto e come conta la componente dell’arte in questo lavoro?

"Lo scenografo deve essere pittore, scultore e architetto: se non sapessi dipingere, come farei a fare i bozzetti? La verità è che io nasco pittore, e ho portato la pittura nella scenografia, non viceversa. Ho frequentato il liceo artistico, ho insegnato pittura, e da giovane partecipavo alle mostre organizzate per la Quadriennale di Roma". 

Lei considera Sanremo come casa sua. Sarà stato testimone di mille aneddoti, me ne vuole raccontare uno?

"Al mio primo Festival, nel 1987, gli artisti cantavano ancora in playback. Successivamente fu Pippo Baudo a portare l'orchestra e a consentire l'esibizione dal vivo. Ricordo che in una edizione, Pippo chiese di avere l'orchestra dietro di lui. Lo spazio era molto limitato, non sapevo dove collocare gli 84 professori d'orchestra con i loro strumenti. Così ho dovuto costruire tre piani per accoglierli tutti. Quando arrivò Fiorello, chiese subito dove si trovasse il reparto intimo. Scherzando spiegò che gli sembrava di stare alla Rinascente.


Che progetti ha per il futuro?

Io viaggio molto, in questo momento sto lavorando a un progetto interessante a Parigi: devo rifare un teatro che si trova sopra il Moulin Rouge, si chiama teatro di Mistenguett. Lo trasformerò nel nuovo Moulin Rouge (che ha bisogno di ingrandirsi perché fa il pieno ogni sera). Andrò presto a Londra, al Piccadilly Theatre,  per vedere il musical sulla storia del celebre teatro di Pigalle. In questo lavoro servono entusiasmo e aggiornamento professionale continuo, non basta l'esperienza. Io ho la fortuna di avere a fianco una squadra di collaboratori eccellenti, il mio braccio destro è Manuel Bellucci, che si occupa della parte computer, animazioni, 3d". 

Che cosa succede allo scenografia di ogni Sanremo quando la manifestazione termina?

"Per contratto con la Rai, le ditte fornitrici devono smontare e buttare via tutto. Non si accantona nulla, perchè ci vorrebbero capannoni immensi".

Quest'anno le cose potrebbero andare diversamente? 

"Amadeus ha detto che non vorrebbe smontare la Cupola ma conservarla per l'anno prossimo. Sono cose che si dicono, vedremo".  

 
 

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