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22 giugno 2023
di Lidia Lombardi 

Fa silenzio la città 

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È tornato solo dallo scorso anno  il rito serale all’aperto di romani e turisti, tra i ruderi più imponenti. Il Covid aveva ristretto la kermesse al Circo Massimo, poi finalmente – dopo lo stop del 2020 e del 2021 – la Capitale si è riappropriata della scenografia carismatica delle Terme. Un sospiro di sollievo reso quasi preghiera di ringraziamento da “Mass” di Leonard Bernstein, una Messa che affianca al Coro musicisti rock e blues. Un successo e una scommessa con la regia di Damiano Michieletto. 

Ma quest’anno il Teatro dell’Opera rilancia. La Stagione Estiva dell’Ente capitolino diventa un Festival oltre la lirica. Cinquanta spettacoli, da giugno ad agosto, soltanto due titoli operistici, poi jazz, pop, grande musica sinfonica, cinema, teatro, danza. Con un raddoppio degli spazi, che permette tra l’altro di “scoprire” un altro pezzo dello sconfinato complesso imperiale. Perché oltre all’arena da 4.500 posti a ridosso delle antiche Terme (appunto lo scenario famoso in tutto il mondo) gli spettatori godranno di allestimenti nel Teatro del Portico, nell’area del cosiddetto Tempio di Giove. Cosiddetto perché questa denominazione antiquaria di origine ignota è del tutto inventata. Infatti nell’edificio (si trova sul margine orientale delle Terme, inserito nel grande portico che circondava l’impianto) si svolgevano attività di carattere conviviale e culturale, come del resto in altre sezioni del portico stesso. Basti pensare alla presenza sul lato nord di due biblioteche, una in lingua greca, l’altra in lingua latina. 

Ovvio che il Teatro non impatterà sui resti archeologici: sarà una struttura leggera di fronte al “Tempio di Giove”, in uno spazio verde e defilato. Ma regalerà ulteriori suggestioni alla visita del complesso termale, inaugurato nel 216 dopo Cristo dal figlio di Settimio Severo, in un tripudio di marmi, colonne, statue, mosaici nei pavimenti e nel fondo della “natatio”, la grande piscina, secondo la scenografia del “barocco severiano” . Perché le Terme com’erano si possono vedere, durante le visite diurne, indossando visori di tecnologia avanzata 3d disponibili alle biglietterie. 

Ma torniamo agli spettacoli. Già dal 30 maggio al 10 giugno sono andati in scena il pop e il jazz, con Zucchero, Fiorella Mannoia, Danilo Rea. Quattro date calienti – il 5, 7, 8 e 15 giugno – con l’accoppiata Venditti-De Gregori: due ore di titoli cult che zittiranno i supposti steccati tra protagonisti della nostra canzone d’autore. I Negramaro calcheranno il palco il 13, 14 e 16 giugno, e saranno ovazioni per Sangiorgi & C. Andrea Bocelli si prenderà gli applausi il 10 giugno, il 24 luglio stenderà l’ugola il sempreverde istrionico Massimo Ranieri. 

 Dopo questa anteprima che permette a molti nomi di utilizzare il richiamo di Caracalla per la tappa romana dei rispettivi tour, il cartellone vero e proprio. Inaugurazione il 23 giugno con la prima proiezione mondiale della versione restaurata dalla Cineteca Nazionale di Bologna di “The Great Dictator” (Il grande dittatore) di Charlie Chaplin con le musiche eseguite dall’Orchestra del Teatro dell’Opera. Sul podio Timothy Brock, direttore musicale della “Association Chaplin”, che ha risanato la partitura originale di musiche composte da Chaplin e Meredith Willson. Due gli spettacoli teatrali, anche questi ospitati nello spazio del Teatro del Portico: “Gli occhiali di Šostakovič” di Valerio Cappelli, che cura anche la regia, il 5 e 6 luglio, protagonista Moni Ovadia; invece il 18 e 19 luglio la latinità prende il sopravvento con la lettura e il commento di Valerio Magrelli de “Le metamorfosi di Ovidio”, in un’aura favolistica alla quale ben si adattano le notti estive. 

Nell’anno di “VIVA Verdi” (il progetto voluto dal ministero della Cultura), la sezione lirica non può tralasciare il Cigno di Busseto. Torna in scena “La Traviata” (21 luglio-9 agosto), regia di Lorenzo Mariani e direzione di Paolo Arrivabeni, con Francesca Dotto, Christopher Maltman e Marco Caria. Seguirà “Rigoletto”, 3-10 agosto, firmato e rivisto (tra Dolce Vita e malavita) da Michieletto rispetto alla versione dell’estate del 2020 al Circo Massimo, durante il lockdown. Sul podio Riccardo Frizza, interpreti Roberto Frontali, Nina Minasyan, Piero Pretti.  

Strepitosa la programmazione per il balletto. Arriva “Cenerentola” di Rudolf Nureyev su musiche di Prokof’ev. È la prima volta all’Opera di questa fiaba trasportata dal coreografo sovietico nella Hollywood anni Trenta. E sarà lo spunto per l’exploit di étoiles, primi ballerini, solisti e Corpo di Ballo diretti da Eleonora Abbagnato. Non mancano le tradizionali serate di “Roberto Bolle and Friends” (tre appuntamenti dall’11 al 13 luglio) e del “Gran Gala con le stelle” ospiti Maia Makhateli e Jacopo Tissi accompagnati dalle étoiles Alessandra Amato, Rebecca Bianchi, Susanna Salvi, Alessio Rezza e i primi ballerini Claudio Cocino e Michele Satriano. 

Il 23 luglio alle 19, al Teatro del Portico, la Scuola di Danza dell’Opera è protagonista con due titoli: una suite da “Raymonda” di Marius Petipa ripresa da Ofelia Gonzalez e Pablo Moret e “Il carnevale degli animali” dell’eclettico coreografo milanese Davide Bombana, famoso anche per le sue collaborazioni con artisti e stilisti, Giulio Paolini ed Ermanno Scervino in primis.  

Per la proposta sinfonica, il Festival tocca il paradiso: il 9 luglio la “Sinfonia n. 9” di Beethoven, bacchetta di Myung-Whun Chung, alla sua prima volta a Caracalla con l’Orchestra e il Coro del Teatro, diretto da Ciro Visco, e le voci soliste di Olga Bezsmertna, Sara Mingardo, Giovanni Sala e Roberto Tagliavini. E ancora jazz: tra gli appuntamenti, Stefano Di Battista Quartet il 31 luglio alle 21.  

Infine, la fotografia, con l’omaggio – fino ad ottobre – alla lunga carriera “militante”, all’impegno civile e politico di Letizia Battaglia, morta nell’aprile 2022. Un atout in più della mostra, l’allestimento negli spazi appena restaurati adiacenti alla palestra occidentale.  

Caracalla diventa swinging con questo Festival. I cavalli, gli elefanti, i cammelli nonché i fuochi di artificio dell’abusata “Aida” fanno parte dell’armamentario novecentesco. Li liquidò Giampaolo Cresci nel 1993, quand’era sovrintendente dell’Ente Lirico Capitolino e gli toccò ubbidire alle disposizioni di Alberto Ronchey, rigoroso ministro per i Beni Culturali. Durante il suo effervescente mandato si concesse, Cresci, di riesumare la barbajata, il caffè spumoso di crema di latte e cioccolato inventato da Domenico Barbaja, impresario teatrale che prendeva così per la gola Gioacchino Rossini. Quanto alla sua “Aida” alle Terme, il vulcanico sovrintendente si accontentò, sulle note della Marcia Trionfale, di far entrare in scena Radames sopra un grande scudo sollevato dai soldati egizi. 

Al di là dei ricordi, Caracalla si fa Festival anche nell’offerta di nuovi spazi recuperati dalla Soprintendenza Speciale di Roma, dopo la Domus della Vigna Guidi. Sono sale che sorgono nella parte orientale dell’edificio termale vero e proprio: un’aula dotata di “sospensurae”, piccoli pilastri a base quadrata utilizzati per rialzare il pavimento e inserirvi impianti di riscaldamento, funzionali al tepidarium e a una grande vasca. Le Terme, costruite in cinque anni durante i quali furono impiegati novemila operai al giorno, richiesero 9 milioni di laterizi. Per alimentarle fu attuata una derivazione dell’Acqua Marcia arricchita dalla captazione di nuove sorgenti. Ulteriori ampliamenti, con porticati e decorazioni, arrivarono nel 235, regnanti Eliogabalo e Severo Alessandro. E ci mise lo zampino anche Costantino, che inserì un’abside nel Calidarium. Sotto le stelle delle notti estive, durante gli spettacoli, sarà bello pensare alla grandezza della Caput Mundi. 

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