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11 novembre 2022
di Guendalina Dainelli

La bellezza, un'ossessione, Canova

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Una storia cosi’ intricata da poter rivaleggiare con le trame di Dan Brown. La "Maddalena Giacente", l'ultimo capolavoro di Canova ritrovato in Inghilterra dopo quasi due secoli, arriva con tutta la sua struggente bellezza a Bassano del Grappa per "l’ultima e forse più grande celebrazione dell’artista italiano". Parola del professor Mario Guderzo che ha curato la mostra 'Io, Canova, Genio europeo' insieme a Giuseppe Pavanello, con la direzione scientifica di Barbara Guido e il patrocinio e il contributo del "Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della morte di Antonio Canova" presieduto da Vittorio Sgarbi. 

"Non sono solito autoincensarmi, ma l’arrivo della statua è dovuto anche a me". Per 11 anni direttore del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno e per 15 del direttore dei Musei Civici di Bassano e Addetto culturale dell'Assessorato, Guderzo ha dedicato una vita intera allo studio dell’artista: “Se Possagno è la citta’ natale, Bassano è un archivio eccezionale. Alla città il fratellastro aveva lasciato la collezione di dipinti, la biblioteca privata, i disegni e i gessi delle statue, vale a dire i modelli. Non possiamo dire che la statua torni a casa perché è stata creata per un committente inglese Robert Jenkins, secondo conte di Liverpool e primo ministro inglese. Certo è che è stata cercata per decenni. Ora rappresenta un tributo di grandissimo valore in occasione del bicentenario della morte. Sarà un’occasione forse unica per ammirarla qui in Italia".

L’ultimo capitolo dell’avventurosa vita della Maddelena è iniziato nel 2019. Un capitolo a cui ha contribuito anche il prof. Guderzo invitato da una signora inglese a valutare la statua custodita in caveau nella periferia di Londra. È qui che lo storico d’arte ha confermato le valutazioni di Alice Whitehead consulente artistico Francis Outred per Christie’s. Passata di mano varie volte per eredità o a seguito di fallimenti, prima di un produttore di tappeti poi di una donna d'affari che si batteva contro la pena di morte, la statua ha conosciuto almeno due aste, tra cui quella di Sotheby’s del 2002 in cui è stata venduta per appena 4.400 sterline.

La statua fu creata per Robert Jenkins, secondo conte di Liverpool e primo ministro inglese

Un’inezia rispetto alla cifra con cui è stata presentata all’asta di Christie’s nel luglio scorso, tra i 5 e gli 8 milioni di sterline . "È gia’ un’icona" afferma Guderzo, ricordando la famosa stroncatura del critico Roberto Longhi che nel 1946 definì il Canova un ‘artista cimiteriale’.  La cultura inglese e tedesca invece hanno contribuito, in tempi più recenti, a rivalutare  il neclassicismo in generale".

"Il lascito del Canova è immenso. E questa mostra vuole ricordarne anche la modernità quale  diplomatico, grande protettore delle arti, restauratore ante litteram. Papa Pio VII gli chiese di recuperare le opere trafugate dai francesi in seguito al Trattato di Tolentino del 1797. Grazie a lui sono tornati i quattro cavalli di San Marco, il Laooconte, la Trasfigurazione di Raffaello. A lui era stato chiesto di recarsi a Londra per restaurare I marmi del Partenone oggi al British Museum, cosa a cui si era opposto: 'Non ho il coraggio di usare martello e scalpello su tali opere'. Era presidente della Commissione pontificia incaricata di preservare gli scavi romani. Per il suo eccezionale lavoro fu nominato Marchese di Ischia di Castro. Usò il suo stipendo per comprare opere che oggi sono ai Musei Vaticani e gran parte di quanto ammiriamo è passato tra le sue mani».

Spettacolare e ricca di capolavori, con oltre 140 opere, la mostra mette insieme sculture, dipinti, disegni e documenti, prestiti importanti concessi da istituzioni italiane e internazionali, dagli Uffizi di Firenze al Musée National du Château de Fontainebleau alla Daniel Katz Gallery di Londra, per citarne alcuni. Mancano solo quelli attesi da Kiev e San Pietroburgo, fermati dal conflitto russo-ucraino. "John Russell, il sesto duca di Bedford, visitò lo studio di Canova nel 1814. Era entrato per comprare delle fontane, ma vide le tre Grazie che l’artista aveva scolpito per Giuseppina di Beauharnais, prima moglie di Napoleone, e se ne innamorò. Una copia, ancora più nobile nei materiali, fu realizzata anche per lui e portata nella sua residenza inglese a Woburn Abbey. Canova diceva: “Se uno copia, sempre copista rimane. Bisogna mandarsi in corpo la bellezza, esercitarla producendo novità". Difficile trovare parole che meglio raccontino il culto, l’ossessione per la bellezza alle origini del Genio italiano".

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