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13 settembre 2023
di Giorgia Petani

Il Bernini segreto: in mostra i quadri che dipingeva “per svago”

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‘Bernini Privato, La forza e l'inquietudine’. È questo il titolo scelto per la mostra dossier alla Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani, di Brescia, dedicata al celebre  artista Gian Lorenzo Bernini (1598-1860). La mostra inaugurata l’8 settembre sarà aperta al pubblico fino al 29 ottobre e rappresenta l’occasione per poter ammirare opere inedite dell’artista grazie a un accurato allestimento che celebra il Bernini attraverso una selezione di preziosi dipinti provenienti dalla collezione privata di Fabiano Forti Bernini, erede dell'artista. Il progetto espositivo è coordinato da Massimiliano Capella, Direttore della Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani con Steven F. Ostrow e Francesco Petrucci, tra i massimi esperti dell'artista barocco.

Bernini, fin da bambino, frequentò lo studio del padre scultore e venne notato per le sue abilità artistiche da importanti personaggi, tra cui il cardinale Scipione Borghese e il futuro Papa Urbano VIII.

Bernini è celebre nel mondo per la sua vasta produzione scultorea, ma fu anche un abile pittore, - ancora poco conosciuto da questo punto di vista -, ha spiegato a Mag l’erede Fabiano Forti Bernini, che in occasione della mostra  ci ha raccontato qualcosa in più di questa geniale figura della storia dell’ arte barocca e della sua pittura.

Come nasce l’idea di realizzare questa mostra?

“L’idea è nata dal direttore della Casa  Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani, Massimiliano Capella. Dopo esserci conosciuti e aver visto la mia collezione, mi ha proposto di lavorare a questo magnifico progetto. Il direttore ci ha messo molto poco a convincermi dell’iniziativa di presentare in un’unica mostra la collezione Bernini, che custodiamo in famiglia con amore e dedizione da secoli. Inizialmente mi chiese solamente un quadro, poiché la sala era piccola. Nonostante i limiti di spazio, siamo riusciti ad arrivare alla scelta di 5 opere."

Le opere che verranno esposte fanno parte della sua collezione privata. Che cosa si prova a vivere con dei Bernini in casa?

“Per me è un grande privilegio e capisco che per molti possa essere un fatto straordinario. Sono io che porto avanti il suo nome della nostra famiglia e perciò per me è un grande onore poter esporre le sue opere al pubblico. Un racconto divertente, ad esempio, che mi accompagna da sempre, è quello del gioco che faceva mio nonno con i fratelli: si lanciavano la colombina dello stemma Pamphilj, che era sopra il modello della fontana dei quattro fiumi che ancora conserviamo, purtroppo senza la colomba che, come prevedibile, ha subito una brutta fine. Sfogliare libri antichi, come l'ultimo inventario di Prospero Bernini, la cui figlia Caterina sposò il mio quadrisavolo e cercare tra le pagine i beni ancora in nostro possesso, è da sempre una mia passione. Comprendere perché alcuni fossero trascritti in maniera generica e soprattutto decifrare la scrittura antica, di non facile lettura, non è sempre stato semplice. Tuttavia, tutto ciò ha contribuito ad arricchirmi e creare un bagaglio di conoscenza utile nel mio percorso di collezionista, alimentato poi dai racconti dei direttori di musei e storici dell'arte che sono sempre venuti a visitare la mia collezione”.

Ritiene che l’arte sia accessibile?

“Credo che l’arte sia accessibile a quasi tutte le persone. L’arte unisce i popoli e le culture. Ogni paese ha il dovere di tramandare l’arte. Io sono un collezionista appassionato da decenni e ho sempre cercato di approfondire e studiare la materia. L’arte si impara leggendo libri, visitando musei e deve essere assorbita e interiorizzata. Oggi possiamo informarci attraverso vari modi, come ad esempio il web. Ogni cittadino può avere accesso a informazioni sull'arte, soprattutto se appassionato. Inoltre, per chi volesse diventare un collezionista, ci sono molti autori contemporanei le cui opere possono essere acquistate a poche centinaia di euro. Ognuno di noi può coltivare la propria passione in base alle disponibilità economiche.

Qual è la peculiarità delle opere esposte?

“Innanzitutto, va sottolineata la loro rarità. Bernini ha realizzato solo pochi dipinti durante la sua carriera, ma nonostante ciò ambiva a farsi chiamare pittore. Sono rare perché la pittura era per lui un'attività secondaria, dedicata principalmente al proprio svago e per sperimentare. Ogni quadro è unico a sé stante. Ad esempio, il dipinto di San Sebastiano è paragonabile al suo celebre Davide nella scultura. Le sue opere pittoriche trasmettono la forma, il movimento e la velocità delle pennellate. Durante la mostra, il pubblico potrà ammirare dipinti diversi, ma ognuno di essi sarà unico nel suo genere”.

Può raccontarci qualche episodio legato alla figura di Bernini?

“Ne conosco moltissimi di episodi della sua vita, ma ce n'è uno in particolare che mi fa sorridere. Bernini era una persona molto vivace. Ad esempio, una volta trovò suo fratello Luigi a letto con la sua fidanzata e, senza pensarci un momento, lo inseguì per tutta Roma”.

Crede che le esposizioni con un ridotto numero di opere possano essere un modo efficace per comprendere meglio la pittura?

“Sì, questo è anche uno dei motivi per cui ho accettato questa proposta. Quando si passano in rassegna molte opere, è difficile apprezzarle o coglierne una in particolare, mentre quando ci si concentra su poche, si riesce a comprendere meglio il personaggio, il contesto e la qualità. È decisamente un percorso più coinvolgente. Inoltre, la mostra in questione è allestita all'interno di un museo con opere magnifiche. Il visitatore avrà l'opportunità di immergersi nel percorso e arrivare infine alla sala in cui sono esposti i dipinti di Bernini”.

Qual è il messaggio culturale che desideravate trasmettere ai visitatori?

“Volevamo portare in Lombardia un grande nome barocco romano, ma soprattutto volevamo far conoscere meglio Bernini e la sua poliedrica figura attraverso un aspetto meno noto della sua arte, ovvero la pittura”.

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