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26 giugno 2023
di Rita Lofano

Sottotono, intensità, contrasto, valore cromatico

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Elly Schlein svela in un’intervista a Vogue che sceglie i suoi abiti con un’esperta di armocromia. Per molti suona come una cosa nuova, un inedito della pop-politica. Armocromia, questa sconosciuta, non per Rossella Migliaccio che dell’arte di scegliere i colori adatti alla persona e alla personalità ha fatto una professione e scritto un libro, un bestseller. Migliaccio è tra le più famose esperte di immagine, tanto che oggi insegna ed è fondatrice e amministratore delegato dell’Alien Image Institute.

“Nata ai piedi del Vesuvio e cresciuta all’ombra della Madonnina” (recita la sua bio) e quindi l’eleganza della sartoria napoletana nel Dna rinforzata con i principi dell’economia studiati all’Università Bocconi.

Le origini, il principio del colore: «Sì, sono napoletana d’origine e poi mi sono trasferita a Milano per fare l'università e sono rimasta qui. Ho iniziato a lavorare e ho scoperto il mondo della consulenza d’immagine che è molto fiorente e di lunga tradizione, soprattutto nei Paesi anglosassoni».

Siamo all’inizio di tutto, cosa aveva in mente da giovane la futura massima esperta di armocromia? Rossella viaggia nei ricordi: «Ho fatto un percorso un po' particolare perché sono laureata in marketing alla Bocconi, ho iniziato subito a lavorare nell'editoria della moda e nella pubblicità. Quindi il fatto di lavorare da subito con clienti moda e beauty è stato per me un background prezioso, fondamentale per quello che sarebbe successo poi. Dopo questa esperienza nella pubblicità, mi sono trasferita a Londra e là ho scoperto il mondo della consulenza d'immagine». Una folgorazione.

«Ho deciso di lasciare tutto e di dedicarmi a questa professione, ho preso un diploma internazionale per diventare consulente di immagine. All'epoca, parliamo ormai di quasi 15 anni fa, mi dicevano “Ma no, ma è una follia! Non lasciare il tuo lavoro, tu sei laureata in Bocconi. Perché dovresti fare questa cosa, in Italia non funzionerà mai”.

Invece io ci ho creduto molto perché penso che sia una cosa naturale per uomini e donne di tutte le età voler scoprire i colori e le forme che ci valorizzano di più». Una persona, un set di colori. Rossella è come la O'Hara di ‘Via col vento’, carattere forte, il nome inglese nel romanzo della Mitchell è Scarlett, scarlatto rosso acceso brillante, è un suo colore o sto esagerando? «Nomen omen, quindi evidentemente scritto nel mio destino e quindi dopo aver concluso gli studi per conseguire il diploma di consulente d’immagine ho iniziato a lavorare con i clienti privati e poi ad insegnarlo circa 15 anni fa, il mio è stato il primo istituto in Italia dedicato alla consulenza d’immagine». Ma i consulenti c’erano già anche in Italia... «Ovviamente esistevano anche prima gli stylist, però la consulente d'immagine come la intendiamo oggi no, come il fenomeno dell'armocromia». Come arriva la fortuna? «Come spesso succede è arrivata con i social, parlarne, in particolare su Instagram, ha fatto in modo che scoppiasse questo fenomeno, la cosa bella è averla resa anche pop».

Dicono sia uno sfizio radical-chic. «Comunque è una cosa un po’ elitaria, certo, in America nasce negli anni ’30 proprio al cinema, nella vecchia Hollywood le costumiste studiavano delle palette di colori per i divi e quindi era estremamente elitaria e anche in Italia è sempre stato visto come qualcosa per pochi, invece il fatto di divulgare queste materie, in modo semplice, con degli esempi semplici, ha coinvolto un vasto pubblico. Social e libri, il nuovo a spasso con il classico, il libro è uscito nel 2019 e si è aperto un mondo, è diventato un caso editoriale». Libro molto interessante, divertente, urge una sintesi: come definirebbe l’armocromia? «È il primo step di una consulenza d’immagine, ci aiuta a scoprire la palette di colori che più ci valorizza e che possiamo utilizzare nel make-up, nell’abbigliamento, nella colorazione dei capelli in tutti i colori che ci circondano».

Una seduta di armocromia viene fatta solitamente dal vivo senza trucco, alla luce naturale proprio per analizzare i colori della persona, si passano sotto al viso una serie di drappi colorati in un certo ordine, con un certo metodo. Questo ci aiuta a capire quali sono le caratteristiche in termini di sottotono, intensità del colore, contrasto, valore cromatico, perché l'armocromia funziona per ripetizione.

Come si capisce quali sono i colori “amici” e quelli “nemici”? C’è una tecnica? «Una seduta di armocromia viene fatta solitamente dal vivo senza trucco, alla luce naturale proprio per analizzare i colori della persona, si passano sotto al viso una serie di drappi colorati in un certo ordine, con un certo metodo. Questo ci aiuta a capire quali sono le caratteristiche in termini di sottotono, intensità del colore, contrasto, valore cromatico, perché l'armocromia funziona per ripetizione. Mi stanno bene i colori che hanno le mie stesse caratteristiche cromatiche. Esempio: se ho colori caldi, mi donano i colori caldi, se ho dei colori molto contrastati nel mio mix cromatico pelle-occhi-capelli sarò valorizzata dagli altri contrasti». Non è dunque una scelta tipo “mi piace questo e lo indosso”. «No, ma è anche vero che tante volte proprio sulla base dell’esperienza, abbiamo già noi eletto dei colori preferiti che utilizziamo con piacere o che magari a volte la nostra mamma utilizzava su di noi quando eravamo piccoli. Nel libro c'è una parte in cui si dice che qualunque sia la vostra palette la mamma lo sa. Perché tante volte durante un'analisi di armocromia le persone dicono “questo colore me lo metteva la mia mamma”». Risultato? «Con il tempo ho elaborato una mia personale teoria, quella che le mamme sanno quali sono i nostri colori amici».

E chi l’avrebbe detto che dalla mamma si passava alla politica, a Elly Schlein, e qualcuno ha malignato che in fondo non c’è bisogno di una consulente di armocromia perché tutti sappiamo quali sono i colori che ci stanno bene, perché ce lo insegnano le nonne, le mamme, la zia Pina. Perché secondo lei tanto clamore? In fondo i personaggi politici sono tra coloro che naturalmente si affidano a consulenti di immagine.

«La politica mi ha fatto un po' sorridere perché sinceramente, appunto, da sempre i personaggi pubblici, politici innanzitutto, ma non solo, si avvalgono di qualcuno che li aiuta a studiare la propria immagine, è una scelta di comunicazione, tra l’altro in Italia non è nuovo questo argomento… già 30 anni fa con il famoso duello televisivo tra Berlusconi e Occhetto se ne parlò tantissimo».

Che salto nel tempo. «Non so se si ricorda del colore delle giacche dei due contendenti, Berlusconi in blu, Occhetto in marrone... Berlusconi per primo in Italia ha dato molta importanza all'immagine, è sempre stato molto americano da questo punto di vista». Ma Elly è di sinistra... «Credo che sia più quella la notizia, la critica, anche un po' maligna». Ricordo un famoso dibattito in tv, Nixon contro Kennedy, si dice che Kennedy vinse le elezioni anche perché in quel dibattito Nixon appariva stanco, sudato. Insomma un’immagine appannata. C’è anche un pregiudizio per il fatto che Schlein sia una donna? «Bassa ironia, senz’altro, ma è stata fatta anche sulla materia stessa, sull’armocromia, mi è dispiaciuto un po’ vederla descritta come una cosa da femmine, una cosa frivola della serie “ma con tutti i problemi che abbiamo”. In realtà studiare la propria immagine ai fini della comunicazione politica è una cosa normalissima, si è sempre fatto, non ci vedo nulla di male. È un lavoro serissimo, è business e fa parte della vita dei personaggi pubblici. Mi è dispiaciuto vedere tanta ironia e sarcasmo».

Ma c’è sempre un lato positivo. Il “caso Schlein” ha riportato alla ribalta il suo libro che ha anticipato i tempi, un manuale del colori personali. «È una guida completa, per chi vuole saperne di più, chi vuole scoprire i propri colori, pieno di curiosità. È diventato un long seller, mi hanno stupito i giornalisti, che dovrebbero conoscere l’attualità, i fenomeni di costume. Un fenomeno tutt’altro che frivolo. Non solo in questi anni è esplosa l’armocromia, ma ha creato un vero e proprio settore, perché tante persone fanno questo lavoro a tempo pieno». Numeri? «Il mio istituto forma più di 1500 consulenti all’anno che lavorano e in modo fiorente».

Come si sceglie un consulente d’immagine e armocromia? «Innanzitutto bisogna capire se e dove ha studiato, quanti anni ha di esperienza e poi come in tutti i mestieri non è solo una questione di corsi e studi fatti, perché è un lavoro che richiede aggiornamento, cultura della moda, del design». I colori che ci stanno bene cambiano nel tempo? «La nostra palette non cambia nel corso della nostra vita, quindi se apparteniamo ad un macro gruppo cromatico, rimane quello, però è anche vero che soprattutto con il passare degli anni tendiamo un po’ a raffreddarci, quindi i colori diventano un po’ più freddi, si abbassa l’intensità cromatica, ci sono dei piccoli aggiustamenti, ma dopo la prima seduta di armocromia il risultato rimane quello, non bisogna rifarla ogni anno». Bene, basta un ritocco. Facciamo di nuovo un passo indietro, abbiamo accennato al cinema negli anni Trenta, ma anche nei film d’animazione, della Disney in particolare, i colori hanno sempre giocato un ruolo importante.

Ci sono dei colori buoni e dei colori cattivi? «Sì, assolutamente, soprattutto la Disney, per ovvi motivi, ha sempre fatto un grande lavoro sui colori. I primi cartoni animati della Disney prevedevano che i protagonisti indossassero i principali colori primari, il rosso, il giallo e il blu. Pensiamo a Pinocchio, a Biancaneve, indossano i colori primari. Ecco perché i cattivi, gli antagonisti, solitamente indossano sempre i colori secondari. E infatti i cattivi Disney sono tutti viola, il colore secondario diventa antagonista cromatico rispetto al colore primario, e il viola per sua natura e storia è un colore legato al mistero, all’ambiguità».

La regola vale anche per l’arredamento, il design? O è più strettamente legato agli abiti? «L’armocromia nasce come studio per valorizzare i colori personali, la pelle, gli occhi e i capelli, quindi diciamo che va applicato soprattutto all’abbigliamento e al beauty. Detto questo, solitamente chi ha una palette di riferimento, poi si affeziona e tende a utilizzarla anche in casa, l’armocromia ti dà una serie di indicazioni per gli abbinamenti che possono essere riportati anche sugli interni».

Lei riesce a capire se dietro le scelte cromatiche di una persona c’è un consulente? «Diciamo che si nota quando c'è una mano dietro, c'è un fil rouge che non è una coincidenza. Quindi si vede, per esempio in tanti divi del cinema, ma anche tra i Reali o tra i personaggi politici». Può fare qualche esempio? «Sì è parlato delle t-shirt color verde militare di Zelensky, anche in quel caso c’era stato un articolo su Vogue che lo ritraeva insieme alla moglie, non dimentichiamo che anche lui è un uomo che arriva dalla comunicazione. Dettagli che non sono casuali». Altri?

«Emmanuel Macron è famoso per le sue collezioni di cravatte, tra cui le collezioni di Marinella, che sono appunto di sartoria napoletana, anche lì c’è uno studio nell’utilizzo degli accessori, dei dettagli». E poi c’è l’universo dei divi, il cinema. «Sono tantissime le celebrities che si avvalgono di consulenti molto bravi dal punto di vista cromatico. Jennifer Lopez, Jessica Chastain hanno sempre dei look impeccabili, la stessa Kate Middleton».

La mia chiacchierata con Rossella Migliaccio finisce qui, mi resta solo una cosa da fare: andare alla scoperta dei miei colori amici, l’avventura armocromatica è appena iniziata.

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