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1 febbraio 2023
di Maria Rita Nocchi

Moda chiama, Roma risponde 

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Roma e la moda. Un binomio che vuole rimanere inscindibile, malgrado gli ostacoli di ogni genere. Parola di Silvia Venturini Fendi, presidente di Altaroma e organizzatrice della 42esima edizione della “Rome Fashion Week” (31 gennaio – 2 febbraio): tre giornate ricchi di sfilate e appuntamenti per far conoscere brand indipendenti e designer emergenti, con l’auspicio di spianare la strada ai nuovi talenti che possano farsi strada a livello internazionale.   

“Oggi inauguriamo 'Showcase' (la “vetrina” di Altaroma, creata per mostrare le collezioni al pubblico e ai compratori) con 60 nuove proposte, di cui 33 presentano la collezione per la prima volta a Roma”, ha esordito la manager, esponente di terza generazione della dinastia Fendi, fondata dai suoi nonni più di 90 anni fa. “Questo per sottolineare quanto il lavoro di scouting sia fondamentale per la riuscita della manifestazione, e quanto Roma sia diventata negli ultimi anni il punto di riferimento e il posto dove si possono lanciare i propri lavori: si riconosce che qui c’è un percorso virtuoso che ti porta a muovere i primi passi e poi a volare”.

A che cosa si ispirano le nuove leve del Made in Italy nel disegnare i loro abiti?

“La sostenibilità è insita in ogni nuovo brand. Sono le aziende storiche che si sono dovute adeguare alla trasformazione. I marchi che nascono oggi hanno già le prerogative della produzione sostenibile, dell’etica, della circolarità. Vorrei sottolineare che in questa edizione di Altaroma sono presenti molte aziende che fanno capo a donne. Lo ritengo un segno importante dei tempi”.

Molte collezioni sono ispirate al gender. Lei che proviene da un brand del lusso tradizionale come giudica questa innovazione?

“Il gender non è una innovazione, è una trasformazione dei costumi e della società. Per anni noi donne ci siamo appropriate di capi di abbigliamento maschile, ed è interessante che questo ora avvenga a doppio senso. Nelle collezioni maschili si nota una grande apertura alla creatività: non ci sono più diktat, nè barriere. Molti brand presentano collezioni unisex, e questo avvicina i due generi, quindi io vedo sempre più frequentemente ragazze che comprano nei reparti di abbigliamento maschile e ragazzi che comprano nei reparti femminili".

Quali tessuti vengono privilegiati nelle creazioni presenti ad Altaroma?

“Oggi le aziende investono molto sulla ricerca di fibre naturali: ci sono forti innovazioni, ma anche rivisitazioni di tessuti accantonati negli anni passati, ad esempio la canapa.  Questo tessuto, italiano per eccellenza, sta tornando di gran moda. In linea generale posso dire che le stoffe italiane sono meravigliose, la nostra filiera è una delle più importanti al mondo, se non la più importante. Vorrei far presente, inoltre, che l’artigiano di oggi non taglia più tutto a mano, ma usa il Cad e il raggio laser. Provi ad entrare in una fabbrica di abbigliamento o di pelletteria, le sembrerà di entrare alla Nasa. Alcuni lavori richiedono necessariamente la manualità, per il resto la tecnologia è molto presente nel lavoro artigianale". 

Moda, arte cultura, che rapporto c’è tra questi settori?

"Sono dei vasi comunicanti, prendono ispirazione uno dall’altro. Alla famiglia Fendi è sempre piaciuto lavorare con le avanguardie e mettere in contatto la realtà creativa che si trova in città. Abbiamo spesso aperto e mostrato collezioni sia all’interno di palazzi storici e di musei, ma anche di gallerie d’arte, facendo un lavoro di 'scouting' di luoghi di Roma a volte dimenticati e mettendo in dialogo i creativi. 

Nel futuro di Altaroma c’è la trasformazione in una Fondazione per avere una struttura più stabile e più aperta ai nuovi investitori e sponsor.

“I processi di trasformazione annunciati a luglio si sono rivelati più lunghi del previsto. Sono fiduciosa che le istituzioni che hanno sostenuto Altaroma fino ad oggi a livello nazionale - come Ice e Maeci - e locale, come Regione, Camera di Commercio e nell’ultimo periodo anche il Comune possano rafforzare in futuro la loro collaborazione e trovino quella fondamentale unità di intenti che è l’ingrediente imprescindibile che è mancato ad Altaroma frenandone la piena evoluzione”. 

 

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