Da 50 anni il Museo del Tessuto di Prato rappresenta il luogo che, radicato nel territorio di uno dei maggiori distretti tessili e di abbigliamento d’Europa, ha saputo comunicare innovazioni e trasformazioni della produzione, con un continuo lavoro di archiviazione di nuovi tessuti e materiali. Per celebrare l’anniversario questa isituzione nata nel 1975 all’interno dell’Istituto Tecnico Industriale tessile “Tullio Buzzi”, che dal 2003 ha la sua sede negli ambienti restaurati della ex fabbrica Campolmi, testimonianza di archeologia industriale situata all’interno delle mura trecentesche della città toscana, ha avviato per tutto l’anno una serie di mostre ed eventi.
Dopo "Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti" (dal 20 dicembre 2024 al 21 dicembre 2025), "Veste di Luce" (dal 19 giugno al 21 settembre 2025) sul manto giubilare di Giovanni Paolo II, e una mostra dedicata a Loriano Bertini (dal 3 luglio al 21 settembre 2025) è ora attesa dal 25 ottobre 2025, "Alaïa e Balenciaga. Scultori di forma", che durerà fino al 3 maggio 2026.
Nata dal desiderio di Hubert de Givenchy di mettere in dialogo due storici talenti della haute couture francese, la rassegna– curata da Olivier Saillard e presentata alla Fondation Azzedine Alaïa nel 2020 – arriva così per la prima volta in Italia mettendo a confronto la creatività dei due stilisti grazie a un nucleo di cinquanta abiti provenienti dalla Fondazione Azzedine Alaïa con documenti e video originali dell’Archivio Balenciaga. L’omaggio ai due creativi prosegue inoltre lo studio del Museo del Tessuto sul lavoro dei grandi della moda, a cominciare dagli italiani con Gianfranco Ferrè (2014) e Walter Albini, padre del prêt-à-porter italiano (2024) e gli inglesi Ossie Clark e Celia Birtwell (2022), protagonisti della scena londinese degli anni Sessanta e Settanta del Novecento.
Sono venticinque le creazioni di Azzedine Alaïa (1935-2017) – considerato uno degli ultimi couturier, in grado di padroneggiare ogni fase di realizzazione di un capo, dalla progettazione alla confezione – messe in dialogo con altrettanti capi di Cristobal Balenciaga (1895-1972), in un confronto senza tempo tra due sperimentatori di forme e volumi. Tra gli abiti esposti ci sarà lo spencer di Alaïa della collezione Couture Autunno/Inverno 1986, che trova ispirazione nella giacca Haute Couture 1938 di Balenciaga, o i bolero delle collezioni Autunno/Inverno 1986 e 1989 che richiamano quello della Haute Couture 1940 di Balenciaga.
Quando nel 1968 la Maison Balenciaga chiuse definitivamente, il giovane stilista emergente Alaïa venne chiamato da Mademoiselle Renée - che aveva trascorso diversi decenni al servizio della Maison come vicedirettore generale - a scegliere una selezione di creazioni del Maestro, perché solo le sue mani avrebbero saputo rielaborarle e rinnovarle, senza tradirle. Il giovane Alaïa restò talmente stupito dalle forme, dall'architettura dei tagli e dall'abilità tecnica di ogni capo, che da allora coltivò un profondo rispetto per la storia della moda e considerò l’incontro con il lavoro di Balenciaga il punto di partenza per la riscoperta dei grandi maestri del taglio.