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28 maggio 2024
di Annalisa Cretella

L'addio di Dominique Meyer a La Scala

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Il cambio della guardia nel tempio della lirica si avvicina. L’uomo che ha guidato il Teatro alla Scala di Milano nel periodo più difficile, negli anni ‘sospesi’ del Covid, lascerà il timone al suo successore. Dominique Meyer, sovrintendente del Piermarini dal 2020, passerà il testimone all’attuale sovrintendente della Fenice di Venezia, Fortunato Ortombina, che dal primo giungo assume l’incarico di sovrintendente designato del teatro milanese, un ruolo di affiancamento utile per la programmazione.

Meyer, è noto sarebbe voluto restare a guidare ‘la Ferrari’ che aveva messo a posto, per dirla con le sue parole, ma cda e governo hanno deciso diversamente. Dunque, lascia il Teatro alla Scala ma “senza amarezza”, con il sorriso, ringraziamenti ed elogi per quella "squadra" che lo ha accolto diventando la sua "famiglia".

 

Qui è successa una cosa bellissima, sono stato accolto e la mia squadra è diventata una famiglia

 

Meyer manterrà le redini fino alla scadenza del suo contratto nel febbraio 2025, o al massimo 5 mesi dopo quella data se accetterà la proroga di 5 mesi che gli è stata proposta. Non nasconde la delusione ("A un certo punto un ministro ha deciso di mandarmi in pensione dalla Scala") ma tira una linea e fa un bilancio di quanto di positivo è stato realizzato in questi anni, in cui ha ricoperto il ruolo di sovrintendente e direttore artistico.

 

 

L'occasione è stata la conferenza stampa per la presentazione della prossima stagione 24/25. "Sto molto bene - esordisce -, sono un uomo felice, sereno e gioioso. E vi dico perché. Qui ho dovuto mettere spesso i vestiti del sovrintendente e meno del direttore artistico. Era necessario. Ci sono state conseguenze del covid fino a poco fa" con spettacoli da spostare all'ultimo momento.

"Sono felice perché ho diretto i più grandi teatri", da Parigi a Losanna, da Vienna a Milano. "Chi ha fatto questo percorso non ha diritto di lamentarsi di qualsiasi cosa. Ho lavorato con tutti i più grandi maestri del mondo senza discontinuità. Grazie Riccardo (Chailly, ndr.)". Ecco perché non gli è pesato "lavorare 90 ore alla settimana a teatro". “Qui è successa una cosa bellissima, sono stato accolto e la mia squadra è diventata una famiglia”.

Parole di riconoscenza per tutti, pronunciate nel ridotto dei palchi gremito di rappresentanze di lavoratori del Teatro, giornalisti e la senatrice a vita Liliana Segre in prima fila. "Vi ho chiesto molto, abbiamo rinnovato la Scala da capo a piedi. Abbiamo fatto un bel lavoro. Per me è un regalo, voi che siete stati qui a chiedere il rinnovo del mio contratto, come ha fatto gran parte del personale. Così, fratelli e sorelle, ogni volta che avrete bisogno di me, ci sarò. Sono molto grato".  

 

 

"Anche quelli che in teoria sono nemici, i sindacati, li ringrazio perché abbiamo fatto un buon lavoro, avuto un buon dialogo e firmato un accordo in modo molto sereno". Quanto al noto direttore del Ballo del teatro, Manuel Legris, "sono felice di averlo avuto accanto, è come mio fratello e nipote. Lo conosco da piccolo quando era con Nureyev: lui è il suo erede". Parole di apprezzamento per tutti, dall'etoile Nicoletta Manni, che con la sua bravura "fa crollare il teatro. Meno male che siamo assicurati", a tutti i ballerini. La lista delle riforme realizzate è lunga. Meyer le accenna.

"Sanno che non sono persona particolarmente orgogliosa ma sono consapevole di lasciare dietro di me una Scala modernizzata, un teatro in ordine e preparato per le sfide del futuro". Tutto questo è fatto anche con il "supporto e l'aiuto di tutti voi: alla Scala i privati danno più soldi del pubblico. L’anno scorso 44 milioni, è una cifra enorme". I numeri "dicono sempre la verità" e sono indiscutibili. Il teatro alla Scala ha chiuso il 2023 con un utile di 8,7 milioni e un accantonamento di 5 milioni per preparare il futuro trasloco dei magazzini. "La vita va avanti - conclude -. Andrò con piacere ad aiutare un’altra istituzione. Io faccio il mio lavoro, poi a un certo punto, partirò gentilmente e con cortesia come ho sempre fatto".

 

L'anno che verrà

'La Forza del destino' di Giuseppe Verdi, una delle sue opere più complesse, inaugurerà la stagione 2024/25 del Teatro alla Scala di Milano, come da tradizione il 7 dicembre. Come ha spiegato il maestro Riccardo Chailly durante la conferenza stampa di presentazione della stagione, l’opera “mancava da 59 anni dal 7 dicembre; è un capolavoro che tutti amiamo”. “Eseguiremo l’edizione critica nella versione del 1869", ha aggiunto, "con un cast formidabile”. Si tratta di una nuova produzione, che avrà la regia di Leo Muscato.

È un’opera drammaturgicamente complessa nata nel 1862 a San Pietroburgo. Dal cartellone manca dalla stagione del centenario verdiano del 2001, quando fu portata alla Scala dai complessi del teatro di San Pietroburgo, ma l’orchestra e il coro scaligeri non la eseguono dal 1999. 'La Forza del destino' è tra le partiture più difficili del canto verdiano, come ha spiegato il sovrintendente Dominique Meyer.

E anche stavolta", ha ricordato "la Prima sarà trasmessa in diretta su Rai1”. Sarà verdiano anche il secondo appuntamento della Stagione: Falstaff diretto da Daniele Gatti in una ripresa del leggendario allestimento “padano” di Giorgio Strehler, mentre Norma di Bellini torna, attesissima, sotto la bacchetta di Fabio Luisi. Le riprese includono anche Tosca di Puccini nell’allestimento di Davide Livermore con il ritorno sul podio di Michele Gamba, La Cenerentola di Rossini della versione di Ponnelle diretta da Gianluca Capuano per il Progetto Accademia, e Rigoletto con Marco Armiliato e la regia di Mario Martone.

Frutto di una coproduzione internazionale è l’allestimento della donizettiana Fille du régiment di Laurent Pelly, diretta da Evelino Pidò. Grande attesa infine per Il nome della rosa, prima assoluta di Francesco Filidei diretta da Ingo Metzmacher in uno spettacolo di Damiano Michieletto.

Coraggiosa è anche la grande impresa del Ring des Nibelungen, che torna al Piermarini con due titoli in Stagione diretti da Christian Thielemann, e pieno di fiducia è lo slancio verso la musica d’oggi che porta il Teatro a presentare in prima assoluta due commissioni a due rappresentanti del panorama italiano del nostro tempo: Francesco Filidei e Silvia Colasanti. A questa apertura al nuovo fa da contraltare la ricerca sull’opera tra Sei e Settecento, che quest’anno propone per la prima volta un titolo di Florian Leopold Gassmann, il maestro di Salieri.  In tutto i titoli d’opera sono quattordici, in linea con l’anno scorso, otto dei quali sono nuove produzioni cui si aggiunge una produzione del Covent Garden nuova per Milano, e otto quelli di balletto.

La Stagione Sinfonica propone sette programmi per un totale di 21 serate, cui si aggiungono le dieci della Stagione della Filarmonica, tre Concerti Straordinari, sei Orchestre Ospiti, quattro recital pianistici, sette Recital di canto e i Concerti da camera della domenica mattina nel Ridotto, senza dimenticare le due opere per bambini e ragazzi e il palinsesto di concerti-spettacolo per famiglie e bambini. 

 

 

 

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