L’amore a lume di candela in una misera e gelida soffitta, un manoscritto che alimenta il fuoco del camino, il fascino della vita anticonformista e libera di poeti e scrittori. E’ La Bohème di Giacomo Puccini, firmata da Franco Zeffirelli, che rivive ancora una volta al Teatro alla Scala di Milano e fa il tutto esaurito, il 4 marzo e in ognuna delle 7 repliche.
Non sorprende la scelta di quest’opera per rendere omaggio al grande regista e scenografo, nel centenario della sua nascita (12 febbraio del 1923), non solo perché è una delle più amate dal pubblico, ma perché, come disse lo stesso Zeffirelli in una intervista a Sergio Talmon, l’allestimento è stato “il più fortunato”, certo “la cosa più riuscita di tutta la” sua “carriera operistica”.
Eppure l’età c’è, per la leggendaria Bohème di Zeffirelli. Ma sembra non pesare, i suoi 60 anni li porta benissimo, senza stanchezza. Pensate che nacque tra i velluti porpora e gli stucchi dorati della Scala nel 1963, quando sul podio c’era la bacchetta magica di Herbert von Karajan.
Stavolta alla direzione ci sarà il debutto scaligero della trentatreenne direttrice coreana Eun Sun Kim, che dal 2021 ha assunto la guida della San Francisco Opera ed è stata apprezzata sul podio del Metropolitan e della Lyric Opera di Chicago. La regia è ripresa da Marco Gandini, storico assistente di Zeffirelli che ha vissuto da vicino, come nessun altro, il suo processo creativo.
In scena Mimì è Marina Rebeka nelle prime quattro rappresentazioni; Irina Lungu, che nelle prime è Musetta, assume il ruolo della protagonista nelle quattro successive, quando le subentra il giovane soprano italiano Mariam Battistelli al debutto scaligero.
A interpretare Rodolfo è il tenore Freddie De Tommaso, vincitore di numerosi premi internazionali, già alla Scala un anno fa per Adriana Lecouvreur.
Luca Micheletti, applauditissimo Guido di Monfort nei Vespri siciliani di questi giorni, è Marcello, Alessio Arduini Schaunard, Jongmin Park Colline e Andrea Concetti canta Alcindoro e Benoît.
Il legame tra il regista scenografo e il Piermarini è lungo ventun produzioni di venti titoli, a partire da L’italiana in Algeri con Giulietta Simionato diretta da Carlo Maria Giulini nel 1953 fino alla nuova Aida diretta da Riccardo Chailly in apertura della Stagione 2006 – 2007.
In mezzo capolavori come Il turco in Italia diretto con Maria Callas nel 1955. Tra tanti allestimenti memorabili, due non hanno mai lasciato la scena scaligera: uno è l’Aida del ’63, e l’altro è proprio La bohème, che è tornata regolarmente a rivivere con bacchette come Georges Prêtre, Carlos Kleiber, Gianandrea Gavazzeni, Gustavo Dudamel, fino al 2017 con Evelino Pidò.
Adesso, dopo sei anni rieccola La Bohème dei record: la prima, il 4 marzo, è la duecentesima rappresentazione.
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