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29 settembre 2022
di Silvia Inghirami

Nata per vincere

bicicletta pinarello
 
bicicletta pinarello
 
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Esclusiva, costosa ma soprattutto vincente.

La bicicletta Pinarello è in assoluto la più premiata, con 30 vittorie tra Giro d’Italia, Tour de France, Vuelta. Il palmares più ricco del pianeta. Da Villorba alle piste di tutto il mondo, dove la performance tecnica corre insieme alla bellezza. Fondata nel 1952 da Giovanni Pinarello, l’azienda è ora controllata dal fondo di private equity L.Catterton, ma questo non le ha fatto perdere l’anima.

“Il socio di minoranza resta l’erede di Giovanni e l’azienda – assicura Federico Sbrissa, Chief marketing officer - conserva un forte stampo italiano”. Resta la perizia tecnica e l’attenzione meticolosa al dettaglio ma soprattutto resta la storia: una promessa di velocità che viene mantenuta da anni. La credibilità del brand è imbattibile. “Pinarello è il marchio più rappresentativo e prestigioso del ciclismo su strada. Produce pezzi unici dal punto di vista di prestazioni e di prezzo, con una gamma di prodotti molto contenuta e molto focalizzata”.

Nata per il “fallimento” sportivo di un ex ciclista, che arrivato ultimo al Giro d’Italia decise di aprire un negozio, dagli anni ‘60 ha sponsorizzato grandi squadre fino a raggiungere le vette massime con Miguel Indurain, il mito delle due ruote che in sella a una Pinarello ha vinto il vincibile. Gloriosi anche gli anni successivi con i team Deutsche Telekom, Sky, Ineos

“Produciamo le biciclette più performanti del ciclismo su strada: la nostra gamma è focalizzata. Ciò che montano i campioni è la stessa bicicletta che vendiamo a ‘comuni mortali’, amatori o professionisti. Dal lavoro con le squadre sono nati prodotti che hanno cambiato il mondo del ciclismo – prosegue Sbrissa – e il punto massimo è stato raggiunto da Dogma, ora alla decima edizione, che vanta un design unico”.

Linee e tecnica apprezzate all’estero: “Vendiamo in tutto il mondo, oltre l’80% del fatturato lo facciamo fuori dall’Italia. I principali mercati sono Usa, Gran Bretagna, Giappone, Spagna.
Fa la differenza essere italiani? “All’estero sicuramente sì: la storia del ciclismo è italiana e un tempo le aziende storiche erano numerose. Ci sono ancora dei marchi prestigiosi ma non hanno avuto i nostri risultati. Tanti stranieri subiscono il fascino del nostro Paese e tanti ricordano le imprese di ciclisti italiani. Siamo molto apprezzati anche in Canada, in Thailandia, in Malesia”.  Chi sono i vostri clienti? “Gli appassionati di bici da corsa, naturalmente abbienti. Abbiamo il 30% del mercato dell’altissima gamma”.

Il prezzo di una bicicletta Pinarello parte dai 7.000 euro al pubblico e le più vendute sono della gamma da 15.000 euro. Ma la Bolide F, la bici a cronometro ultraspecializzata fatta per un campione come Filippo Ganna, può arrivare fino a 40 mila euro. 

Ma queste opere d’arte hanno un mercato? Il ciclismo ha un seguito tra i giovani? 
“Il Tour de France – osserva Sbrissa - è uno dei tre eventi sportivi più seguiti al mondo, arrivando a 3 miliardi e mezzo di spettatori televisivi. Grazie alle pay tv e al digitale, il pubblico riesce ad assistere anche a gare lontane che si tengono in orari diversi. Prima lo guardavano pensionati e bambini ora si sono avvicinati molti giovani”. E le nuove generazioni usano sempre di più le due ruote….”Sì, il ciclismo in generale ha un grosso seguito, come dimostrano anche le piste ciclabili che vengono realizzate sempre di più, fuori e dentro le città. Con la pandemia si è registrato un vero e proprio boom, con una domanda che è stata fino a  tre volte l’offerta, in particolare per le ebike, diventate introvabili in Belgio, Germania, Olanda. Ma è un fenomeno legato alla mobilità e al cicloturismo, irrilevante per il nostro segmento. Possiamo però sperare che il percorso di attenzione alla bicicletta arrivi fino al ciclismo sportivo”.

Ma l’esplosione della domanda e la situazione economica internazionale non ha comportato anche per voi una carenza di materiali? 
“Sì le consegne sono in grande ritardo anche nel nostro comparto: la supply chain è esplosa. Per un cambio shimano la consegna è arrivata a due, anche due anni e mezzo, quando un tempo era a 60 giorni. Soffriamo dell’aumento dei prezzi del carburante e delle difficoltà nei trasporti”.

Cosa è più importante in questo momento, sviluppare nuovi materiali o migliorare il design?
“Pinarello è l’azienda che più ha investito sul design e vanta molti appassionati di estetica. Gli amatori comprano le nostre biciclette anche perché sono belle. Molti chiedono una personalizzazione, attraverso un particolare colore. Poi certo cerchiamo l’innovazione, come ad esempio su alcuni componenti stampati in 3D e nei materiali più selezionati”. E la punta di diamante è la Dogma? “Quasi la metà del nostro fatturato dipende da questa bicicletta sviluppata col team Sky/Ineos e diventata la più vincente della storia del ciclismo, ma anche la più originale esteticamente e la più preziosa”. 

E per realizzare questi modelli esclusivi avete difficoltà a trovare il personale tecnico adeguato, come lamentano molte imprese manifatturiere italiane? 
“Riscontriamo delle difficoltà ma il nostro marchio è conosciuto e il lavoro qui è ambito. Abbiamo bisogno di manodopera iperspecializzata è non è facile trovare giovani preparati. Però approdano ex ciclisti dilettanti appassionati”. Per questo una misura di welfare aziendale è l’utilizzo gratuito per un anno di una bicicletta (per i contratti a tempo indeterminato assunti da almeno 6 mesi) . Anche sei-sette lavoratrici hanno aderito all’offerta e si sono di conseguenza avvicinate per la prima volta al mondo del ciclismo. Un modo per far amare ciò che si produce, e trasmetterlo al pubblico che da casa si appassiona alla gara. “Non basta la tv: siamo molto presenti sui social. Ma vogliamo anche che le genti ci incontri e veda le nostre biciclette dal vivo. L’anno prossimo investiremo molto sul retail, con una rete di negozi specializzati. E poi eventi e manifestazioni in Italia e all’estero”

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