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17 luglio 2025,
di Lidia Lombardi

"Pensando" 

Avverte nella prima pagina il nuovo libro di Ruggero Marino (“Pensando”, Bertoni Editore) che si tratta di “aforismi, pensieri, riflessioni, haiku e poesie bonsai da commentare in vacanza o meno con gli amici come se fosse un gioco di società”. Invece questo è un libro non è un gioco, sono pagine da meditare fuori dal chiacchiericcio delle spiagge agostane, fuori dai tavolini del bar dello struscio. E’ piuttosto un livre de chevet, un libro da comodino, per riflettere la sera, prima di concludere la giornata, facendone un bilancio.

Perché Marino – giornalista di lungo corso, storico di vaglia nell’inseguire i retroscena della scoperta dell’America  con la rivoluzionaria e rigorosa ipotesi dell’implicazione del genovese papa Innocenzo VIII nell’impresa di Cristoforo Colombo che gli ha meritato due pagine sul Times – qui sventaglia a trecentosessanta gradi la sua capacità di osservare e quella di interiorizzare. Senza però farla troppo lunga, usando piuttosto la scrittura fulminea dell’aforisma, nobile e antico modo di pesare il mondo che può sembrare in declino, sfilacciato dalla odierna superficialità, ma che è di insuperata pregnanza. Come ricorda la controcopertina con la citazione di Robert Musil: “L’aforisma è il più piccolo intero possibile”. E come ci ha insegnato Ennio Flaiano con i suoi graffianti motti.

E graffianti sono gli aforismi di Ruggero Marino. Che però tocca anche altre corde, la malinconia, la disillusione, i sentimenti amorosi, la ricerca di senso, le domande su Dio. Che sono poi le più laceranti, per l’inseguimento estenuante della fede, per l’afflizione generata dalle universali tragedie. “E’ difficile credere in Dio. Ma è meglio sforzarsi”. “Non sono ateo, ma con Dio vivo da separati in casa”. “Il caso non mi convince. Non avrebbe potuto provocare tutto questo casino”. E in tale bailamme, l’Islam è all’acme. “L’Islam moderato è un’illusione ottica come i miraggi nei deserti”.

Non la dà a bere la politica, né, ovvio, il politicamente corretto. “Abbiamo una classe politica che non governa. E ruba a “sua insaputa”. “Il garofano, la margherita, l’ulivo, la quercia, la rosa bianca…Il guaio è che le piante non possono sporgere querela”. “Il fascismo non è un’ideologia, è una mentalità”. “La sinistra italiana sa solo andare in piazza. Forse perché la storia la spiazza sempre”. “Pace, pace, pace. Come non essere d’accordo? Ma sono sempre più disgustato dai troppi marchettari della pace”.

L’indignazione talvolta gli fa usare parole forti, scabrose. Ma l’altra faccia è il sogno, la delicatezza degli affetti, l’infatuazione per la natura, il volto di un bambino, il vagheggiamento di un amore - dell’amore - il ripiegarsi su se stesso, nell’età che avanza. Sono i temi predominanti degli haiku o di quelle che Marino – che tra l’altro ha anche firmato raccolte di versi - chiama bonsai, poesie brevissime. “Diventare nonno/ è un certificato di vecchiaia/ ma i sorrisi delle creature/ sono albe boreali”. “La natura trama./ La terra trema/ la mente frana”. “Un cielo di stelle: sembra di entrare in una cattedrale”.

Resta silenzioso, il poeta, di fronte alla magia del paesaggio: “Scaglie d’argento/ pattinano sul lago/ sotto  i raggi del vento”. Gioca icastico con le parole: “ “OK?/ NO!/KO. (dramma d’amore da Guinness dei primati per brevità)”. Infilza, anche con humour nero, le scocciature e le fregature quotidiane: “In ogni condominio/ c’è sempre un omino/ onnisciente e cretino”; “Provi il mio è genuino/ diceva il contadino/ lo trovarono suicidato/ in una botte di vino”.

L’invettiva si fa onesta passione civica, l’accenno autobiografico è rabbia e trasognamento che tutti accomuna. C’è da pensare.

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