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10 ottobre 2022
di Maria Rita Nocchi

Tutti pazzi per Van Gogh

Autoritratto
Autoritratto
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Il racconto della realtà degli umili e del duro lavoro nei campi - dal seminatore, ai raccoglitori di patate, alle donne affaticate a trasportare sacchi di carbone -, la scoperta di Parigi e l’incontro con le Avanguardie; l’incanto del paesaggio provenzale e il fascino della luce del Mezzogiorno; Saint Remy e l’inizio della malattia mentale che lo porterà al suicidio nel 1890, a soli 37 anni. C’è tutta la parabola artistica e umana del celebre pittore olandese nella mostra-evento “Van Gogh. Capolavori del Kroller-Muller Museum”, inaugurata l’8 ottobre a Roma, nel suggestivo Palazzo Bonaparte, Una mostra, organizzata  da Arthemisia, con il patrocinio di della Regione Lazio, del Comune di Roma e dell’ambasciata del Regno dei Paesi Bassi,  che ha richiesto ben cinque anni di lavoro e che ha già un numero elevatissimo di prenotazioni, come conferma la curatrice Maria Teresa Benedetti.

In esposizione 50 capolavori di Van Gogh (1853-1890), a partire dal celeberrimo autoritratto del 1887 - sfondo azzurro con tocchi verdi, (visibile per la prima volta dopo il restauro), tutti provenienti dal Museo Kroller-Muller di Otterlo, nei Paesi Bassi, che vanta una importante collezione di opere dell’artista. La seconda collezione più grande al mondo, dopo quella ospitata dal Van Gogh Museum di Amsterdam. Oltre ai dipinti, ci sono disegni disegni e anche numerosi lavori su carta "che raramente si ha l'occasione di vedere al di fuori del nostro museo", spiega Lisette Pelsers, direttrice del Kroller-Muller Museum. "I capolavori di Van Gogh sono affiancati da altri sei pezzi forti della nostra collezione, risalenti a epoche diverse: opere di Lucas Cranach il Vecchio, Henri Fantin-Latour, Floris Verster, Pierre Auguste Renoir, Paul Gauguin, Pablo Picasso". 

La stagione creativa di van Gogh, particolarmente breve, si concentra negli ultimi nove anni della sua vita, dal 1881 al 1890. Eppure, nonostante una vita impregnata di tragedia, riesce a creare una stile unico che lo porta ai vertici della pittura mondiale. Il percorso espositivo a palazzo Bonaparte ha un filo conduttore cronologico, che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: la prima sezione della mostra è dedicata alla figura di Helen Kroller Muller, una delle donne all’epoca più ricche d’Olanda, che tra il 1907 e il 1938 mese insieme una raccolta senza uguali in Europa, che comprendeva dipinti di Picasso, Gris, Mondrian, Signac, Seurat, Redon, Cranach, Gauguin, Renoir, Latour e naturalmente Van Gogh.

Nella seconda sezione ci sono le opere del periodo olandese, caratterizzato dalle tonalità scure per raccontare la fatica dei contadini ( "Voglio fare dei disegni che esprimano non una malinconia superficiale, ma un dolore vero", scriveva l'artista al fratello Teho, che gli resterà vicino tutta la vita). La terza sezione riguarda il soggiorno parigino, al quale viene data particolare enfasi: nella capitale francese Van Gogh entra in contatto con gli Impressionisti, dominati dalle giovani figure di Seurat, Signac e Gauguin. Qui l'artista si dedica a un'accurata ricerca del colore, e avvia il rapporto con Gauguin che segna profondamente la sua vita. Maria Teresa Benedetti ricorda la disperazione di Van Gogh e il gesto insano di tagliarsi l'orecchio quando Gauguin decide di interrompere il breve sodalizio artistico di Arles, in Provenza.

 Nella quarta sezione, dedicata proprio al soggiorno ad Arles (febbraio 1888-maggio 1889), la pittura cambia, ogni spazialità disegnata è eliminata, lo spazio è creato dal colore. Ma l’uso terapeutico dei colori non guarisce Van Gogh. Nel periodo di Saint Remy  viene colpito dal primo attacco di follia. Un dolore ben rappresentato  nell’opera che chiude il percorso della mostra romana, “Vecchio disperato (Alle porte dell’eternita) " , dove un vecchio, curvo su sé stesso, tiene la testa tra le mani, in un gesto di solitudine e disperazione.   

Una sezione a parte della mostra è intitolata  ‘Van Gogh-mania’ . Documenta l’esplosione del mito, a partire dagli anni 80 del Novecento, quando le opere dell’artista raggiungono quotazioni strabilianti sul mercato dell'arte. E pensare che, in tutta la sua, vita, Van Gogh, vende solo un quadro.

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