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14 settembre 2025,
di Guendalina Dainelli

L'architettura secondo Mario Cucinella

 “Disegnamo per gli altri, non per noi. Ad essere architetti ci vuole un grande senso di responsabilità, è un atto di coraggio. Un progetto prende anni di design. Bisogna studiare, conoscere i dati, gli stili di vita, includere le giuste tecniche artigianali, sperimentare le tecnologie.” Mario Cucinella, uno degli architetti italiani più celebrati e portavoce globale del design sostenibile, ha portato a Singapore il valore sociale e comunitario della sua vasta produzione architettonica. L'ultima, solo in ordine temporale, è il Nuovo Polo didattico e Uffici che l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara. “Un progetto che ha un grande valore urbanistico, di snodo e completamento delle connessioni spaziali dell’area. Siamo felici che un'università italiana abbia deciso di investire. E’ un campus all’americana che ha un grosso potenziale, con le due ali verdi che copriranno i dipartimenti abbiamo scelto di non costruire sul verde ma aggiungerlo. L'architettura è sempre al servizio delle comunità, lavoratori, studenti, cittadini in generale, ha un profondo valore civico, ha una natura primaria, è una dichiarazione d'intenti.”

In occasione della quarta edizioni di Find - Design Fair Asia 2025 (la principale fiera di interior design del Sud-est asiatico organizzata da FieraMilano e DMG durante la Singapore Design Week) a cui hanno partecipato 17 aziende italiane di arredamento e design con il supporto di Agenzia ICE e Ambasciata d’Italia a Singapore, Cucinella ha ripercorso la lunga carrellata delle opere che lo qualificano come insindacabile Ambasciatore del Design Italiano. Un titolo che porta volentieri dopo aver ideato il Padiglione Italia per Expo Osaka 2025.  “E’ un onore. La città ideale del Rinascimento attribuita a Piero della Francesca ha ispirato gli elementi cruciali. Era chiaro che  tra i 160 padiglioni in mostra, la nostra proposta doveva avere un forte senso identitario, doveva essere una chiara rappresentazione della cultura e della storia italiana. Il portico, le arcate, il teatro, la piazza e il famoso giardino all'italiana sono elementi d'impatto e immediatamente riconoscibili. Siamo contenti che sia stato il padiglione più visitato, anche a conferma del grande amore dei giapponesi per l’Italia.”

Fondatore dello studio Mario Cucinella Architects (MCA), con sede a Bologna e Milano, e ideatore di SOS – School of Sustainability di Milano, Cucinella è riconosciuto per coniugare innovazione ambientale e responsabilità sociale. “Edifici come Palazzo Unipol di Milano e il complesso commerciale One Airport Square in  Ghana hanno tanto in comune nonostante la distanza. Rispondono alle stesse problematiche. Il prezzo del petrolio è lo stesso ovunque, costringendo chi progetta spazi pubblici e privati a partire dall’imperativo del risparmio energetico. I contrafforti architettonici che abbiamo studiato per contrastare le torride temperature africane di Accra e le strutture he rivestono il palazzo milanese, esposto strategicamente a sud-est, consentono un risparmio energetico del 25%. A Milano abbiamo creato un vero e proprio esempio di architettura “sensoriale” con una doppia pelle della facciata che trasforma l'edificio in un organismo in continuo scambio con l’esterno mediante luce ed aria.”

Una delle sfide più grandi?

“Palazzo Senza Tempo Peccioli e il progetto di riqualificazione di una porzione significativa del centro storico cittadino. Ne è nata una piazza, che nella cultura italiana è principale nodo di scambio, di incontro sociale. Poi abbiamo creato un enorme trampolino che letteralmente si immerge nel paesaggio toscano. È un paesaggio che rapisce per la sua bellezza, chi lo osserva vorrebbe afferrarlo. Inoltre il progetto ha dimostrato che la bellezza è contagiosa, si è creato un virtuoso effetto domino di riqualificazione urbana, non solo cittadina ma anche privata.”

Che ricordo ha del suo progetto per la  Scuola Guastalla?

“E’ sorto a seguito del terremoto che nel 2012 ha colpito l’Emilia,  è nato in una situazione di emergenza da un’immagine del cartone animato di Pinocchio di Walt Disney. Quella di Collodi è una favola durissima, molto amara. Ma nella versione del maestro dell'animazione americano c'è un passaggio molto bello e dolce in cui Geppetto scrive a lume di candela nel ventre della balena. Le ossa dell’animale, un’enorme cassa toracica quasi protettiva, sono diventate l’ossatura della scuola. E' così che è nato il Nido d'infanzia La Balena, da cui si osserva un bosco alberato, un pioppeto padano perché i primi disegni dei bambini sono elementari, disegnano la natura che li circonda. In fondo, l’ideatore del modello Reggio Children Loris Malaguzzi diceva che l’ambiente è il terzo educatore, dopo la famiglia e la scuola. Il luogo, la qualità degli spazi in cui avviene il primo incontro tra il mondo e i bambini è cruciale.”

L’opera a cui è più affezionato?

“Forse l’Art Museum Fondazione Luigi Rovati di Milano. Una grande sfida. Un museo archeologico rischia di essere uno dei luoghi più noiosi di sempre. Ci siamo allora ispirati alle stesse tombe ipogee etrusche di Cerveteri e abbiamo provato a immaginare quel diaframma tra le due dimensioni, l'ultimo respiro che separa la vita dalla morte, rievocando il rapporto vivo con l’aldilà proprio della civiltà etrusca. Il museo è composto da una serie di cupole che affiorano dal terreno, rivestite da 30mila lastre di Pietra Forte Fiorentina di quarzo, inframmezzati da spazi di pochi centimetri che creano un ricircolo interno dell’aria e una eco di particolare suggestione. Voleva essere uno spazio antico e contemporaneo al tempo stesso, credo che ci siamo riusciti.”

Le ultime sfide?

“Sperimentare le tecnologie, cavalcare l’onda delle innovazioni. Tenendo presente tutto quanto i nostri predecessori ci hanno trasmesso. Marco Polo aveva potuto gustare un gelato nelle terre desertiche e caldissime dell’Iran grazie ai principi della termodinamica già note alle popolazioni locali. Con il mio team stiamo sperimentando la costruzione attraverso un'innovativa stampa 3D, letteralmente a chilometro zero. Alle porte di Bologna, scaviamo terra cruda sul posto e la riutilizziamo per produrre un'architettura che può essere “ristampata”, cioè replicata a piacimento. Tecla è il prototipo di un'abitazione totalmente ecosostenibile. L’essere umano ha da sempre creato architetture ed edifici straordinari senza alcuna energia. Ne siamo entrati in possesso solo da un paio di secoli. Certamente possiamo recuperare e riutilizzare tanto degli antichi saperi che oggi rischiamo di dimenticare.”

 

 

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