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22 giugno 2022
di Mario Sechi

C'è un mare di poesia. Fatevi avanti, giovanotti

Lorenzo Jovanotti and Nicola Crocetti - Pictures di Leandro Emede.
Lorenzo Jovanotti and Nicola Crocetti - Pictures di Leandro Emede.
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La caccia ai miti d'oggi è aperta, dopo Roland Barthes c'è solo Barthes, qui facciamo un modesto elenco di oggetti intercettati dal radar, il rimbalzo terra-aria della stagione dell'amore (Franco Battiato, 1983), scherzo del tasso alcolico, sempre alto, "per dimenticare". Chi c'è in lista quest'estate? Si parte dalle parole, come sempre. Se "in principio era il Verbo", non si può far altro che andare in scia delle frasi, surfare sulla schiuma delle vocali e delle consonanti, nuotare a larghe bracciate sull’intreccio delle parole, seguire a ruota i versi, agganciarsi al vapore delle rime, chiedere un passaggio in carrozza ai suoni. Siamo tra romanzo e poesia, racconto e canto.

Miti d'oggi, dove? Chi schizza via dal taccuino come un'anguilla dal Mar dei Sargassi? ‘Jova’. Chi? Lorenzo Cherubini, il signor Jovanotti, oggi declinato in ‘Jova’ un nome che s'arrotonda, da servire fresco, con l'anguria e l'Ichnusa non filtrata, rigorosamente in 'Jova Beach', una cosa che fa tanto Florida, la nostra Ocean Drive di pazzi amori e ‘joie de vivre’. In sintesi, è una bella giornata, la notte si vedono le stelle, sono in Sardegna.

Mario Sechi intervista Nicola Crocetti

E che c'entra lui, 'Jova', con le rime e il buen retiro di un attimo? (è sempre "tutto un attimo", Anna Oxa, 1986). Che domanda, parliamo di una sagoma che ha cominciato a pestare i piedi sull'uva del rap quando aveva i calzoni corti (che porta ancora, il cielo sia lodato), dunque Lorenzo ha la tac a posto per partecipare alla Fiera dell'Est del Bel Canto, quella dove "per due soldi un topolino mio padre comprò" (versi di un musicante del nostro Evo, Angelo Branduardi, 1976). E poi sull'ammucchiata dei libri da leggere (mi sfugge dalla penna un vignaiolo "delibare") c'è un titolo che è il pre-testo per scriverne: "Poesie da spiaggia".

La copiosa presenza d'inchiostro è la prova di un delitto consumato sulla riva, la firma è di Nicola Crocetti e Jovanotti. Non ci vuole Sherlock Holmes, hanno lasciato tracce dappertutto. Crocetti è un mio incrocio biografico, bei tempi lontani, redazione del Giornale, in via Negri a Milano; il secondo è presente fin da quando feci il salto dai fratelli Grimm a 'Penso positivo'. Insomma, attenti a quei due (Roger Moore e Tony Curtis, 1971) e in fondo posso dire di conoscerli meglio di gran parte dei miei parenti. Crocetti e Jovanotti hanno messo in piedi una 'discoteca' del componimento poetico, quel che si può classificare, senza paura di esondare, come 'meraviglia'. Una raccolta di poesia, un'intima antologia (che vuol dire "raccogliere i fiori", sublime), una cosa che non si fa più, dunque eversiva, 'Poesie da spiaggia'. Se fosse musica (è anche questo, ma urta la legione dei puristi da tastiera) sarebbe una cosa che ciondola tra Bach e i Pink Floyd, Vivaldi e Lady Gaga.

Sagoma che ha cominciato a pestare i piedi sull'uva del rap quando aveva i calzoni corti (che porta ancora, il cielo sia lodato), Lorenzo ha la tac a posto per partecipare alla Fiera dell'Est del Bel Canto

'Poesie da spiaggia' è un libro nato per vulcanico (stavo per scrivere 'ctonio' e ci starebbe bene, perché il tema è il sotterraneo desiderio legato alla terra) istinto di Jovanotti ("sono stato io a chiamare Crocetti") e tra lava, cenere e lapilli i due si sono spiaggiati a scegliere le poesie che amano. Così il libro nasce tra differenza e amalgama, addizione e sottrazione, una metrica che dà la cifra dell'anima della coppia. Ho cominciato a leggere 'Poesie da spiaggia' mentre Ivano Fossati cantava 'Naviganti' ("Ma ora è il momento / Di mettersi a dormire / Lasciando scivolare il libro che / Ci ha aiutati a capire") e sono arrivato fino in fondo con la fame di scrivere che mi circolava in vena.

'Poesie da spiaggia' sia chiaro che non 'scorre', perché ti arpiona come una tigre (William Blake: "Tigre! Tigre! Che ardi e splendi / nelle selve della notte, / che immortale ti foggiò / la tremenda simmetria?"), ti trascina, lascia escoriazioni, ferite da lavare con l’unguento dell'esperienza letteraria, è una foresta rigogliosa di petali taglienti e foglie d'erba acuminate (Walt Whitman: "Per me ogni ora di luce e tenebra è un miracolo"), amori di andata e ritorno (Robert Lowell: "Perché si ama una donna / più delle donne?"), è silenzio, scialuppa, salvataggio (Mannik: "Conosco delle navi che vanno due a due / ad affrontare la mareggiata quando incombe la tempesta"). Un'avventura, un naufragio, il casino della vita, il viaggio e non la meta.

Crocetti racconta il sopra e il sotto di questa storia editoriale, la sua, quella di Jovanotti, in fondo anche la nostra. Insieme sono qualcosa di improbabile che si realizza con naturalezza, fluviale il Jova, secco il Crocetti, il risultato è un'allegria che traspare, traspira, si respira.

'Poesie da spiaggia' è il cocktail ad alta gradazione per procurarsi una sbronza di letteratura

'Poesie da spiaggia' profuma di stella marina, il titolo è uscito dalla stamperia jovanottiana, "il titolo è suo", conferma Crocetti, che ha opposto il sorriso di un ragazzo che ha più di 80 primavere, e così sia. Appena è circolata la notizia, si sono accigliati i critici, i parrucconi della penna ammaestrata hanno eccepito, contro-dedotto e borbottato: eh no, Jovanotti che pubblica poesie accanto a Rainer Maria Rilke no, non sia mai che il verso in purezza venga corrotto da questo menestrello che riempie gli stadi, giammai.

Ma no, non pubblica le sue poesie (le canta, idioti) e l'eresia, l'operazione commerciale, cribbio, è una cabrata da Maverick (Top Gun 1 e 2) che ci voleva nell'editoria dove abbondano i buoni sentimenti senza pathos, le scritture senza inchiostro, i libri senza scrittori. 'Poesie da spiaggia' è il cocktail ad alta gradazione per procurarsi una sbronza di letteratura, il nostro chansonnier preferito ha fatto la cosa semplice in compagnia di un uomo silenzioso, un'eccezione nata a Patrasso: scegliere e impaginare le poesie scritte da poeti amati. Ecco a voi, Crocetti & Jovanotti, l'eresia sul cavalluccio marino, 'Poesie da spiaggia'.

Jova che fa ballare milioni di persone e Crocetti traduttore non automatico dal greco dei poeti oceanici dell'Egeo, uno abituato a dare del tu alle creature delle Cicladi. Hanno selezionato, scelto (in sardo c'è una parola cosmica, 'stellai', separare, che mi ricorda il “ noverar le stelle una ad una” di Giacomo Leopardi) il loro meglio di questa stagione della vita, cosa personalissima che dovremmo fare tutti, pensando a noi, agli altri, a chi parte e chi resta, a ciò che è davvero per sempre, i figli. Lo cogli come un lampo se leggi 'A mia figlia' di Josif Broskij: "In sostanza, ricordati che sarò nei paraggi. O, più che altro, che un oggetto inanimato potrebbe essere tuo padre, soprattutto se gli oggetti sono più vecchi di te, o più larghi".

Crocetti e Jovanotti hanno arato la terra e piantato il seme, il libro è il frutto succoso di un’intelligenza mossa dal puro interesse di divertirsi a far planare e atterrare la poesia dove in fondo nasce, il mare. "Questo libro me lo immagino in una borsa da spiaggia", dice Jovanotti. È dai tempi di Itaca (il titolo della prima poesia che apre la raccolta, un capolavoro di Costantino Kavafis: "Se ti metti in viaggio per Itaca, / augurati che sia lunga la via, / piena di conoscenze e d'avventure") che la faccenda poetica naviga sugli specchi d'acqua (dolce, salata, salmastra), campi da gioco larghi e stretti dell'immaginario, un passaggio nel Mare Nostrum, andando di bolina verso il monstrum che ci attende oltre le Colonne d'Ercole, il "sentimento oceanico" che muove i grandi poeti. "Un libro dove c'è molta vita e poca morte, con la temperatura alta", chiosa Jovanotti.

Il libro è il frutto succoso di un’intelligenza mossa dal puro interesse di divertirsi a far planare e atterrare la poesia dove in fondo nasce, il mare.

'Poesie da spiaggia' è di inattuale puntualità, è un'operazione démodé, ergo rivoluzionaria, tra premi Strega che non stregano e serate pop-estivo-letterarie dove presenziano tutti, nessuno escluso, tranne i lettori veri. Jova che dice "sono molto legato alla rima, in questo periodo al sonetto" diventa sovversivo in un mondo che clicca e non legge. Non finisce qua, ci saranno altre occasioni, altre antologie, un altro tempo per quello che Jovanotti chiama "bel gioco".

Che lo ripeta, che ci metta le sue parole, non più solo quelle degli altri, che impagini i suoi versi nel cassetto, che osi, perché "ogni volta che osiamo, gli angeli ci circondano" (sì, c'è anche l'immensità di Ezra Pound, una grande strambata controvento di Jovanotti - "l'ha proposto lui, Pound, e ne sono stato sorpreso e felice", dice Crocetti). Per giocare, perché nel divertissement l'essenziale diventi visibile agli occhi, come fece Arbasino vent'anni fa, fotografando con il rap il nostro inizio di Terzo Millennio: "Ma con chi / e contro chi / lotterebbe oggidì / l'ottantenne Pasolini? / ... Qualche (magari) Aristocrazia Cristiana?..."). Magari. È ora di farsi avanti, giovanotti.

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