Da Vito Laterza, l’editore di Benedetto Croce, a don Tonino Bello, il vescovo della “Chiesa del grembiule” tanto si batteva al servizio dei bisognosi; da Mario Sansone, lo storico della letteratura italiana studiato da schiere di liceali, a Severino Gazzelloni, il flautista incantatore. E poi il giovanissimo Raffaele Fitto (ora vicepresidente della Commissione Europea), accanto al padre Salvatore - il democristiano presidente della Regione Puglia tragicamente scomparso in un incidente d’auto - e il “re della pasta” Giovanni Rana, fino a Sergio Castellitto e a Riccardo Cucciolla, allo scrittore Raffaele Nigro, al poeta Luciano Luisi…
Scorrono le pagine di un libro singolare con il quale Cosimo Lardiello, “imprenditore della cultura” e inventore di moltissimi premi, ha guardato indietro quasi di cinquant’anni, da quando – era il 1979 – ha fondato il Centro di Cultura Renoir. Dal quale ha acceso un faro sulla Puglia, una regione da alcuni anni sulla cresta dell’onda del Bel Paese ma trascurata mezzo secolo fa. In particolar modo Taranto, la città sede del Centro Renoir, che si è portata appresso lo stigma dell’inquinamento causato dall’Italsider ma che è anche la fiorente città della Magna Grecia, disseminata di resti antichi e dell’aura di ponte verso l’Oriente attraverso la regina viarum, la via Appia.
Ha un titolo curioso il “memoriale” del cavalier Lardiello (insignito tra l’altro dal presidente Giorgio Napolitano della Targa d’Argento per meriti culturali, da quella del Presidente della Regione Puglia Distaso e dal Sigillo d’Argento dell’Università di Lecce): “E…mi avvio alle conclusioni” (lo presenterà il 7 maggio a Roma, in Palazzo Grazioli, sede della Stampa Estera, insieme a Mauro Mazza, già direttore di Raiuno e commissario per l’Italia alla Fiera del Libro di Francoforte, e ai giornalisti Rai Vito Cioce e Silvia Vaccarezza).
Lardiello, che cosa significa questo titolo, che lei tira i remi in barca?
“No, l’ho scelto perché è una frase ricorrente dei tanti relatori presenti ai convegni, alle tavole rotonde, alle manifestazioni da me promosse. E’ una sorta di ferro del mestiere. E rispecchia il mio carattere. Faccio un lavoro di squadra, sono un protagonista sempre dietro le quinte. Poi considero che le persone, qualsiasi impegno affrontino, non si devono considerare immortali. Continuerò a promuovere individui e valori, ma più pacatamente, divertendomi. Guardandomi indietro, come faccio con questo volume”.
Che cosa c’è indietro?
“Un ragazzo che a quindici anni suonava la batteria con le compagnie di giro. Che poi ha conseguito il diploma di ragioniere (e faccio una parentesi, sono l’unico non laureato ad aver ricevuto il Sigillo d’oro da un’università), è entrato nella Marina Militare curando prima la contabilità e poi gli eventi di rappresentanza in memorabili navigazioni sulle navi Garibaldi e Caio Duilio. Dopo ha prevalso la passione per l’arte: con il brevetto di mercante d’arte ho aperto tre gallerie, a Taranto e presso le Terme di Torre Canne e di Santa Cesarea. Infine, nel 1979, la fondazione del Centro Renoir, dal nome del pittore che prediligo”.
Di quali promozioni va più fiero?
“Del Premio alle Forze dell’Ordine, che si tiene da decenni nel mese di maggio e che insignisce quanti si sono distinti per atti eroici durante le ore di servizio ma anche al di fuori di esse. Uomini che rischiano quotidianamente la vita. E del riconoscimento Giovani Promesse, che dal 1987 al 1996 ha distribuito complessivamente cinquecento milioni di lire, soldi non pubblici ma provenienti da imprenditori che li consegnavano direttamente agli insigniti. Che erano laureati delle università pugliesi scelti per due prerogative: il massimo dei voti del diploma di laurea e la più giovane età, un requisito questo che per me è un fiore all’occhiello. Ricordo con commozione quando sul palco, oltre alla premiata, è salito il padre. Disse, con un filo di voce: sono un contadino, ho fatto tutti i lavori che mi sono stati offerti, ma ho portato alla laurea tre figli”.
L’amicizia più struggente?
“Quella con don Tonino Bello, vescovo, nominato dalla Cei alla guida di Pax Christi, combattente per la pace al punto di marciare, già malato, fino a Sarajevo, assediata dai serbi mentre imperversava in Jugoslavia la guerra civile. Nel 2007 ne è stato avviato il processo per la beatificazione e nel 2021 papa Francesco ha autorizzato il decreto sulle virtù eroiche, facendogli ottenere il titolo di Venerabile. Conservo con commozione una sua lunga lettera con il ringraziamento per il Premio Renoir che ho riservato ai pugliesi distintisi nell’ambito culturale e della difesa dei Valori”.
Il turismo è un altro suo asset.
“Ho promosso quello religioso e rurale con i professori Emilio Bacheri e Gavino Maresu, rispettivamente direttore e relatore del Rapporto Biennale ENI-ISTAT. Oltre ad aver realizzato numerosi educational tour nella mia terra”.
Il suo impegno più originale è, a partire dall’anno 2000, il Festival Internazionale della Cucina Italiana con la Cozza Tarantina.
“Un’idea nata per sfrondare i preconcetti sul mitile coltivato nel Mar Piccolo di Taranto. Non ha nulla da invidiare alle cozze provenienti dalla Romagna o dalla Sardegna. Anzi, i citri, ovvero le polle di acqua dolce che si riversano nel Mar Piccolo, rendono il nostro Mitylus Galloprovincialis tenero e delicato. Il Festival ha impegnato chef di tutte le regioni a inventare piatti a base di cozza tarantina, svolgendosi in 250 serate dal nord al sud d’Italia e all’estero. E’ stato un formidabile strumento di promozione del nostro prodotto ittico, che ha ottenuto un grande exploit di vendite. La soddisfazione maggiore è stata sfatare i pregiudizi sulla nostra regione, esplicitando le sue bellezze paesaggistiche, la capacità imprenditoriale, l’impegno nella ricerca e nello studio in collaborazione con gli atenei di Bari, Lecce, Foggia e Basilicata. E anche lanciando le sue prelibatezze enogastronomiche, dal pane di Laterza al vino Primitivo di Manduria, ai formaggi, ai piatti tipici”.
Che hanno animato una serata effervescente a Cinecittà, in occasione della consegna del Globo d’Oro per il cinema internazionale 2001-2002: sullo sfondo del set di “Gangs of New York” di Martin Scorsese una lunga tavolata animata dagli chef pugliesi radunati da Lardiello ha celebrato tutti i settori della creatività italiana.
2 maggio 2025
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