Servizio. Dritto. Rovescio. Volè. Smash. Ace. Il made in italy è come il tennis, alla fine c'è qualcuno che vince sempre e alza la coppa.
Si gioca ovunque: Foro Italico, Roland Garros, Wimbledon, Flushing Meadows, Melbourne Park. Erba, cemento, terra battuta. Ogni superficie è una sfida tecnica e psicologica. Il dominio è vastissimo, ma la brillantezza del momento economico (e creativo) si vede qui: Abbigliamento. Alimentari. Arredo. Automotive. "Gioco, partita, incontro." Avrebbe decretato nel suo commento il mai dimenticato GIanni Clerici, racchetta d'oro e penna affilata. A che punto siamo del Grande Slam del made in italy?
Partiamo da un dato: l’italianità è un carattere vincente, ricercato e ammirato da tutti. Il Censis ha monitorato per Mag1861 i numeri della manifattura del nostro paese. E parlano chiaro. Complessivamente, l’export di questi settori cardine del Made in Italy vale oltre 288 miliardi di euro, quasi il 60% del totale di tutto l’export italiano.
Solo l’emergenza pandemica con un impatto improvviso e dalla portata globale ha fatto rallentare questi flussi in costante crescita. La diminuzione registrata nel 2020, figlia del crollo dei consumi mondiali e di un iniziale rallentamento dei flussi di merci internazionali, è stata completamente riassorbita già l’anno successivo, tornando a crescere, raggiungendo valori superiori rispetto all’anno pre-pandemico.
Anche guardando al volume delle merci esportate nei settori del Made in Italy si registra una netta ripresa nel 2021 dei volumi che, oramai, hanno superato le 50 milioni di tonnellate.
Due sono i fenomeni degni di nota e in assoluta contro tendenza che sono avvenuti in questi anni così particolari. Il primo è l’aumento del volume dei prodotti alimentari esportati proprio nell’anno della pandemia che ha sfiorato le 21 milioni di tonnellate. L’anno successivo sono state superate le 21,3 milioni di tonnellate. La crescente richiesta dei prodotti eno-gastronomici italiani anche durante la pandemia ha trainato il Made in Italy, compensando almeno in parte la diminuzione registrata nel settore dell’automazione e della meccanica.
Il secondo fenomeno, strettamente collegato all’andamento delle produzioni alimentari, è l’incremento della quota dei settori del Made in Italy rispetto al totale delle esportazioni del manifatturiero italiano, che supera il 38,4% nel 2020, per poi assestarsi attorno al 38% del 2021.
Anche il saldo commerciale del Made in Italy è nettamente positivo per quanto riguarda il valore (grafico qui sopra), ma rimane positivo anche relativamente ai volumi (grafico qui sotto). In netta contro tendenza invece il resto dei settori manifatturieri che realizzano un rapporto export-import negativo.
Nel complesso i prodotti identitari del Made in Italy hanno retto l’impatto della pandemia e hanno mantenuto (e in qualche caso aumentato) il loro contributo all’export totale del nostro Paese.
Le eccellenze del Made in Italy riescono a conquistare quote di mercato significative in Europa, ma anche nel resto del mondo (tab. 1). La punta di eccellenza è rappresentata dai materiali da costruzione in terracotta italiani che coprono oltre il 24% di tutto l’export mondiale del prodotto. Una ceramica su quattro tra quelle esportate nel mondo viene creata nei nostri distretti iper specializzati di Sassuolo e Scandiano, Imola e Faenza, Impruneta, Vietri sul mare, solo per citare i principali. La quota sale a quasi una su due tra quelle esportate nella sola Area Euro.
Oltre a quello dell’arredo casa, anche i prodotti in pelle (che comprendono le scarpe e gli accessori dell’alta moda) e le bevande rappresentano circa il 10% di tutto l’export mondiale nei rispettivi settori.
In generale quasi tutti i prodotti del Made in Italy continuano, anche nell’anno della pandemia, a mantenere una quota superiore al 10% del totale delle esportazioni dell’Area Euro con le bevande, tutti i prodotti dell’abbigliamento e dell’arredo casa che superano anche il 20%.
Proprio dalla pandemia però si stanno consolidando ulteriori spazi ed opportunità per le aziende che intendono raggiungere nuovi mercati. I dati sulla dinamica regionale delle esportazioni dell’ultimo triennio permettono di individuare i settori che in questi territori hanno fatto registrare un aumento significativo nell’export.
Quasi tutti i prodotti del Made in Italy mantengono una quota superiore al 10% del totale delle esportazioni dell’Area Euro.
Rispetto al 2019 sono i prodotti farmaceutici e chimici a registrare un aumento consistente nelle esportazioni in molte regioni italiane. Le imprese molisane così come quelle calabresi hanno visto aumentare le esportazioni rispettivamente di oltre 8 e 6 volte.
In molte delle regioni italiane sono sensibilmente aumentate anche le esportazioni dei prodotti in metallo, di mezzi di trasporto e dei prodotti chimici, in particolare in Liguria, Lazio, Sardegna e Friuli Venezia-Giulia.
Insieme agli storici prodotti del Made in Italy, anche questi settori di specializzazione stanno diventando sempre più importanti. Sono tutti prodotti comunque accomunati da caratteristiche presenti nella parte migliore e più vitale di tutto il nostro sistema produttivo: il saper fare, l’innovatività e l’ingegno.
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