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7 luglio 2025,
di Lidia Lombardi

Dal buco della serratura un leone di bronzo veglia sul Cupolone. L'omaggio a papa Prevost

Se fino a qualche giorno fa la fila poteva durare, nella migliore delle ipotesi, anche trenta minuti, adesso i tempi di attesa sono lievitati. Tutti zitti e buoni nello scenario incomparabile di piazza dei Cavalieri di Malta, l’ultimo slargo sull’Aventino dopo la sequela di meraviglie, dal Giardino degli Aranci alle basiliche di Santa Sabina e dei Santi Bonifacio e Alessio. Il “rito” finale – ambito specie dai turisti – è sostare per un minuto o due di fronte a un severo portone e sbirciare dal buco della serratura: il quale incornicia perfettamente la cupola di San Pietro.

Una “grande bellezza” alla quale i romani sono abituati da quando il Piranesi, autore dell’architettura della piazza e non solo, nel 1765 ha inventato, non si sa quanto a proposito, l’allineamento del celeberrimo buco circondato dalla placca bronzea con la cupola di Michelangelo. Ma adesso c’è una novità di triplice valenza, storica, artistica e religiosa. Perché nel giardino della Villa Magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta protetto appunto da quel portone è stato portato un maestoso leone in bronzo, sistemato proprio in asse con lo scorcio del Cupolone: insomma ora chi guarda dall’iconico buco della serratura vedrà il nero re della foresta realizzato dall’artista bolognese esattamente davanti alla maestosa creazione michelangiolesca.

E’ stato Fra’ John T. Dunlap, Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta, a volere il progetto espositivo, realizzato a cura dell’Ambasciata del Sovrano Ordine presso la Santa Sede. Ed è scaturito dalla collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, grazie alla disponibilità della sua Direttrice, Renata Cristina Mazzantini, che ha consentito il prestito di uno dei celebri leoni di Rivalta, già visti “accovacciati” sulla scalinata del museo di Valle Giulia, mentre altri esemplari sono esposti sotto il porticato del Cortile d’Onore del Quirinale. Opere che hanno dato notorietà Rivalta, nato nel 1974, autore di monumentali rappresentazioni animali in bronzo, alluminio, fibra di vetro: oltre ai leoni, gorilla, lupi, bufali, sospesi tra realismo e presenza simbolica, come appunto in questo riferimento elegante ed espressivo a papa Leone XIV.

Il Leone dell’Aventino è in posizione eretta, la coda verso l’alto, la testa in linea con il corpo. Una fiera dall’aspetto pensoso e maestoso, quasi a guardia dal tempio del cattolicesimo che svetta dietro di lui. Una presenza vigile, solenne e discreta che vuol essere un omaggio silenzioso e reverente a Sua Santità, Papa Prevost, “qui sibi nomen imposuit Leonem Decimum Quartum”.

“Il leone parla senza ruggire”, ha osservato Fra’ John T. Dunlap. “E nella sua nobile immobilità ci ricorda la forza silenziosa che protegge, serve e contempla: una forza che è al cuore della nostra missione”.

La processione al “buco della serratura”, nella enigmatica piazza dei Cavalieri di Malta caratterizzata dai piccoli obelischi, può anche suscitare l’interesse a una visita all’interno della Villa dei Priori, dove esiste l’unica opera architettonica di Piranesi, celeberrimo soprattutto come incisore. Parliamo della chiesa di Santa Maria del Priorato alla quale si può accedere solo prenotando una visita guidata presso il sito visitorscentre@orderofmalta.int.

Il piccolo candido tempio  – una sorta di sacello che ospita le tombe dei Gran Priori e dei Gran Maestri dell’Ordine insieme con l’urna contenente le ceneri appunto del Piranesi, divenuto membro del glorioso “club” benefico con il titolo di Cavaliere dello Speron d’oro, lo stesso ottenuto da Mozart e che gli fruttò l’appellativo di Mozart delle Rovine – fu terminata nel 1766 e vanta una profusione di decori e simboli che Piranesi modellò nello stucco.

Affascina  l’intellettuale contrasto tra il bianco che trionfa ovunque e l’ocra che incornicia nicchie ed angoli. Insieme ad un terzo “colore”, l’ombra, che l’architetto fece derivare – sorta di invito alla meditazione – dai rilievi in stucco disseminati come trina. Sicché tutta la costruzione è una sorta di esperimento: conferire tridimensionalità alla sua arte di incisore. In un miscuglio di sacro e profano, di cristianesimo e paganesimo (dai dodici Apostoli alle Sfingi egizie, per esempio), di ordine ed eccentricità, di simmetria a varietà.

 

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